sabato 22 luglio 2017
Adolf Hitler, La mia battaglia. Edizione critica, a cura di Vincenzo Pinto, Torino, Free Ebrei, 2017, XXXIII+640 pp., 9.99 euro (ebook), 29.99 euro (cartaceo)
Un’edizione critica del Mein Kampf: il male nella sua dimensione umana e politica
Uno dei testi politici più venduti e più controversi di tutti i tempi in edizione critica. Adolf Hitler viene finalmente restituito alla sua veste di grande politico populista. Un’edizione critica per distruggere un “mito” e per guardare in faccia l’incarnazione del “male” del Novecento. Scoprire che il “male” non è metafisico o “folle”, ma terribilmente umano, forse troppo umano. Con un’introduzione di Richard Overy, uno dei maggiori studiosi del nazismo a livello mondiale.
Un’edizione critica per mettere a tacere le polemiche scoppiate l’anno scorso con l’allegato del “Giornale” di Paolo Berlusconi, che riproponeva l’edizione fascista del 1934 tradotta dall’ebreo Angelo Treves (ma solo del secondo volume). Un testo come il Mein Kampf va letto e capito nel suo contesto, mettendo a disposizione del lettore tutti gli strumenti necessari.
L’edizione critica
L’edizione critica di Free Ebrei è disponibile su tutte le principali piattaforme web da fine aprile 2017 in formato digitale e cartaceo. Si riallaccia al lavoro dell’Istituto di storia contemporanea di Monaco, bestseller l’anno scorso in Germania (alcune note sono state opportunamente citate). Amplia notevolmente l’edizione non autorizzata di Kaos nel 2002. L’edizione critica di Free Ebrei introduce alcune integrazioni/innovazioni pensate per un pubblico specialistico, generalistico ed “educativo”:
1) cronologia della vita di Hitler sino al 1926;
2) glossario dei termini notevoli;
3) sinossi introduttiva per ognuno dei 27 capitoli (genesi, riassunto, analisi, parole-chiave, bibliografia);
4) alcune immagini dell’epoca;
5) approfondimento didattico al termine di ogni capitolo;
6) indice dei nomi.
Le novità storiografiche e metodologiche
L’edizione critica di Free Ebrei si colloca al termine di un lungo percorso di analisi dell’antisemitismo tedesco e, più in generale, degli albori del populismo nell’Europa novecentesca da parte del curatore. I risultati sono i seguenti:
1) il paradigma indiziario tipico del positivismo scientifico viene esteso alla politica e conosce il suo massimo successo nell’Europa interbellica, quando le masse fanno il loro ingresso nell’arena politica;
2) l’antisemitismo hitleriano appare in tutta la sua dimensione strumentale. L’ebreo non è il nemico metafisico, ma è il nemico politico;
3) il populismo nazista comprende l’esigenza di intraprendere anche le vie legalitarie, abbandona l’idea del colpo di Stato e consolida il suo radicamento nella società tedesca;
4) il populismo nazista si nutre di una “visione del mondo”: senza un’età dell’oro non si dà una rivoluzione conservatrice;
5) l’alleanza coi “poteri forti” (cioè con la tradizione) è la chiave di volta per il successo del populismo nazista.
… e non solo
Un volume di saggi critici di studiosi italiani e stranieri (fra cui alcuni dei partecipanti all’edizione critica tedesca) uscirà fra pochissimi mesi. Il pubblico potrà così approfondire la storia e la genesi del Mein Kampf, la sua diffusione, i suoi contenuti, i suoi usi, ieri, oggi e domani. Compreso il dibattito sull’eventuale uso a scuola.
La traduzione
La ritraduzione integrale del Mein Kampf è stata effettuata da Vincenzo Pinto e dalla germanista e docente sarda Alessandra Cambatzu (tragicamente mancata l’autunno scorso a Berlino).
Il libro inaugura la collana editoriale “Documenti” dell’associazione culturale “Free Ebrei”, già attiva da anni in rete con documenti, interviste ed edizioni critiche (fra cui quella delle liriche della grande poetessa yiddish Kadye Molodowsky). L’obiettivo di “Free Ebrei” è quello di sensibilizzare laicamente il pubblico di fronte ai diversi temi dell’identità ebraica.
Il curatore
Vincenzo Pinto è uno dei maggiori storici italiani del sionismo e dell’antisemitismo. Ha studiato a Torino, dove si è addottorato con una tesi sulla destra sionista. Ha poi proseguito i suoi studi a San Marino, dove si è addottorato con una tesi sul precursore del nazismo Julius Langbehn. Ha poi lavorato sulla letteratura d’appendice antisemita cattolica e sul socialismo nazionale di Benito Mussolini. Si è poi addottorato una terza volta a Lione con una tesi sull’immaginario ebraico nel romanzo italiano del Novecento. Dirige la rivista “Free Ebrei” (www.freeebrei.com).
Fra i suoi lavori: T. Herzl, Racconti filosofici (M&B 2004); V. Jabotinsky, Imparare a sparare (UTET 2007); Z. Kolitz, La tigre sotto la pelle (Bollati Boringhieri 2008); Apoteosi della germanicità (Icaro 2009); La terra ritrovata (Giuntina 2012); J. Langbehn, Rembrandt come educatore (Free Ebrei 2013); In nome della patria (Le Lettere 2015)
di Redazione