giovedì 17 dicembre 2015
Dal 1978 a Milano in via Cesare Correnti 11 vi è la sede del Teatro Arsenale. L’edificio che lo ospita risale al 1272 e fu in origine un luogo di culto riservato ai Santi Simone e Giuda. Sconsacrato nel periodo napoleonico, ebbe nel corso degli anni funzioni ludiche e culturali. Comunque ci fu un episodio che diffuse in esso un alone tragico: il processo svoltosi nel 1300 contro la suora Maifreda da Pirovano, giudicata eretica e condannata postuma al rogo.
A distanza di poco più di 700 anni si rappresenta nello stesso posto uno spettacolo, non caratterizzato dalla medesima sinistra crudeltà della vicenda che vide coinvolta la religiosa milanese, ma certamente, almeno in qualche misura, espressione a suo modo della moderna tragicità. Si tratta di “Diffidate delle parole” che riunisce tre commedie brevi, oltre ad alcuni brani poetici di Jean Tardieu: “Lo sportello”, “Finite le vostre frasi!”, “Di che si tratta” (trad. Federica Locatelli). Martin Esslin, lo studioso inglese che coniò la denominazione “Teatro dell’assurdo”, assegnò al drammaturgo francese un ruolo significativo all’interno del movimento nel quale, tuttavia, Tardieu non volle essere collocato. Ad ogni modo, pur essendo poco conosciuto, soprattutto in Italia, è da considerarsi legittimamente (e non ci pare azzardato) un drammaturgo innovatore al pari, ad esempio, del suo celebrato collega Ionesco. Ma entriamo nel merito della messinscena.
Gli spettatori, dopo una brevissima presentazione nel foyer ad opera dell’attrice Isabella Bert Sambo (in divisa rossa tipo hostess), vengono introdotti nello spazio scenico (occupato da essenziali elementi scenici: tre manichini, fra cui uno con il volto di Tardieu e diversi sedili a forma di cubo) e successivamente vengono fatti accomodare al loro posto. S’inizia con “Lo sportello”, una pièce da ritenersi un piccolo capolavoro del sorriso e della tragedia che ci mostra un cliente alle prese con un impiegato, puntigliosamente ligio alle regole, il quale, anziché fornirgli le informazioni che cerca, lo condurrà alla morte. Si prosegue con lo sketch “Finite le vostre frasi!”, l’incontro sentimentale del Signore A e Signora B. È intessuto di dialoghi composti da frasi incompiute un po’ ridondanti ed inclini alla musicalità anziché no. Chiude il trittico “Di cosa si tratta?”. Si svolge in un tribunale e mostra la relatività di ciò che l’Uomo percepisce della realtà.
L’allestimento visto all’Arsenale (in scena fino al 17 e poi in tournée), ci è piaciuto, tranne quando durante “Lo sportello” i protagonisti entrano in una dimensione lunare, rarefatta. Alla brava regista Marina Spreafico suggeriamo un adeguato cambio di luci. Originali i costumi di Lella Diaz. Convincenti gli attori: Mario Ficarazzo, Giovanni Di Piano e la già citata IsabellaBert Sambo e... Claudia Lawrence. A quest’ultima va rivolto un elogio particolare. Attrice di qualità straordinarie, di rara eleganza. Grande energia, efficace nel movimento e nella parola; la sua mimica facciale interpreta mirabilmente il senso tragicomico dell’opera di Tardieu. La signora Lawrence ci perdonerà se ricordiamo ai lettori la sua età: 90 anni! Scusate se è poco!
di Luigi Pistillo