Provando, parlando...

sabato 5 dicembre 2015


Che fa una.. "Doppia Coppia"? Vince sempre, quando c'è qualcuno che "bleffa" nel rilancio! E se son.. cartacce, invece, come quanto metti assieme due "Lui" e due "Lei", che più diversi non si può e che incrociandosi fanno in tutto zero punti? O beh, allora stiamo certamente parlando dell'esilarante, nuovo spettacolo retto e sorretto dalla travolgente simpatia di Sergio Rubini che, all'Ambra Jovinelli di Roma, presenta il suo: "Provando.. Dobbiamo parlare" in cartellone fino al 20 dicembre. Accanto a Rubini uno stratosferico Fabrizio Bentivolgio nella parte del romano "Professore" grossier, un primario medico cardiochirurgo, stella mondiale del bisturi e tutt'uno (come un fossile imprigionato nella pietra primitiva) con il "suo" ospedale e con i suoi pazienti, da lui miracolati. Le due attrici Maria Pia Calzone e Isabella Ragonese sono, poi, impeccabili, per naturalezza, tempi scenici e timbri vocali (passando con disinvoltura dalla calma piatta, ai toni accesi, fino all'ira incontenibile) da rendere l'atto unico davvero godibile e anche troppo "breve", tali sono le cadenze veloci e scorrevoli che imprimono alle scene tutti gli attori protagonisti con la loro recitazione.

La cornice sociologica è già tutto un programma, fin dalle sequenze iniziali. La prima coppia -senza figli- è formata da due (così si capirà nel seguito) "radical-chic", ovviamente di sinistra, e nemmeno poi così squattrinati: lui è un famoso scrittore di best-seller, ancora formalmente sposato; lei la sua assistente convivente. I due abitano un appartamento che si vorrebbe lussuoso in pieno centro storico, ma che, poi, si rivela un colabrodo fastidioso di piccoli e grandi disagi: dal bagno con problemi di acqua calda, al balcone con le porte-finestre male in arnese che lasciano entrare la pioggia, al gatto del famoso portiere, che terrorizza la superfobica padrona di casa. Tutto sembra filare liscio come nelle vignette dei fidanzatini di Raymond Peynet. Ma.. ma.. C'è sempre qualcuno nel teatro della vita che squarcia quella famosa "quarta parete", portando da fuori i rumori della strada e gli intrusi.

Chi sono, stavolta, i rompiarmonia, coloro cioè che fungono da violentatori (e ne sono violentati, ovviamente, in base al principio di azione-reazione!)? Ma diamine: la loro prediletta coppia di amici, con i quali fanno proprio tutto assieme. "Obtorto collo", naturalmente. I due, Costanza e il Professore, entrano a rate, uno alla volta, in scena. Prima lei, che va a sconvolgere una seratina intellettuale che i due avevano organizzato con l'editore dello scrittore e un suo amico, e che prevedeva una puntata alla mostra e, poi, un ristorantino à-la-page. Sospinte da un torrente di battute divertenti, si accumulano caoticamente -come rami imprigionati dalle arcate di un ponte in un fiume in piena- fraintendimenti e rottura delle ipocrisie. Soprattutto da parte della coppia ricco-borghese del "Prof" e di Costanza, che vedono andare in frantumi la loro facciata perbenista, devastata dai tradimenti reciproci. E dismesse le apparenze, affiorano -come i resti di una nave affondata- tutte le meschinità di un menage che si regge con gli spilli: lui è stato sposato con un figlio già grande, così come lei con una figlia convivente universitaria. E le tracce del.. peccato non stanno nelle soluzioni di Feydeau, nascoste tra i vestiti o negli armadi, ma nei moderni messaggi in bottiglia: le chat di WathsApp.

Però dice il nostro folletto Rubini, ci stanno le.. "corna", quelle classiche, assai carnali e goderecce, veri ammortizzatori delle (reciproche) frustrazioni coniugali; ma ci sono anche quelle molto più sottili, invisibili e ben più.. "acute" perché, ad esempio, giocate sul piano inapparente della gelosia intellettuale, dove i detective alla Tom Ponzi avrebbero un dossier vuoto da presentare al loro committente. Infatti, come dimostra l'atteggiamento del Professore e di Costanza, dopo essersi verbalmente assassinati reciprocamente, le corna "concrete", in fondo, si dimostrano "sanabili", in quanto la cura agisce sia sul piano dell'opportunismo che su quello di un'affettività comunque difficilmente sostituibile, viste le complicate ed elaboratissime complicità di coppia che si sono stratificate nel tempo.

Altre gelosie, invece, giocate a livello molto più simbolico, diventano strumenti di impietosa divaricazione e separazione nella coppia che, in teoria, dovrebbe essere la meglio attrezzata intellettualmente per venire a capo di una netta, ma sotterranea crisi coniugale. Insomma, ci dice Rubini, sarebbe ora che prendessimo esempio dai pesci: non parlano (tranne che se noi diamo loro una voce per farli sembrare umani e divertenti) ma si amano e si desiderano tutta la vita, intendendosi con il solo istinto! Spettacolo delizioso e imperdibile!


di Maurizio Bonanni