La Bisbetica “Brillante”

giovedì 3 dicembre 2015


Bisbetica shakespeariana? Nel linguaggio di Nancy Brilli non è… “scorbutica” ma brillante. Almeno, è quello che si è visto in occasione della prima stampa dello spettacolo “Bisbetica”, che ha come protagonista la Brilli e che va in scena - fino al 20 dicembre - al Teatro Quirino di Roma, per la regia di Cristina Pezzoli. La prima cosa da chiedersi è la seguente: ma lui, Shakespeare, la sua Bisbetica tradotta al giorno d’oggi come la rifarebbe? Partiamo dal suo teatro di allora per fare una decente ipotesi di inferenza. Per esempio: quanti insulti si sarebbe beccato l’attore travestito da Caterina - la Bisbetica, appunto - da un pubblico che, di certo, non era educato e benvestito come quello di oggi? E come gli avrebbero risposto a botta calda gli stessi attori, uscendo di getto da copione? Avrebbe gridato, quel pubblico turbolento, che so, “ah Bona!” (in linguaggio vernacolare romanesco tradotto dall’inglese triviale) alla Bianca(o) di turno, o si sarebbe prodotto in una serie di suoni osceni alla prima, doverosa steccata della relativa voce maschile in falsetto?

Noi non lo sapremo mai, certo. Come mai riusciremo a sapere se i sonetti del Grande Bardo fossero cantati da qualche voce bianca o baritonale, oppure se qualche compagnia, male in arnese e con pochi mezzi, avrebbe sostituito i costumi tradizionali con poveri abiti da contadino. Brilli, però, ci prova e dà voce a quel suo fantomatico Shakespeare nel corso di una rivisitazione teatrale piuttosto ardua e spericolata. Dunque: non solo la regia si avvale dell’abbattimento iniziale della “quarta parete”, disponendo che l’ingresso della Brilli avvenga con passo marziale e solcando la platea, ma costruisce addirittura un Giano bifronte lasciando che la mente e il corpo del famoso “backstage” (cioè, tutto quello che sta dietro le quinte) facciano sostanzialmente da co- protagonisti. Così, il fronte-scena subisce incessanti ribaltamenti e mutazioni genetiche, ripetendo, per la verità, un esperimento già mille volte tentato da altri di costruire una “doppia” rappresentazione contestuale.

Un esempio, per chiarire. Il produttore, innanzitutto. Che conosciamo fin da subito in... “borghese”, come tutti gli altri otto attori della compagnia, riuniti attorno a un grande tavolo, sorta di pensatoio collettivo. E dov’è il regista? Ma che diamine: in ospedale, spedito diretto da un colpo di candelabro della Brilli/Caterina (qui la barra è importante, perché “scinde” l’attore dal suo ruolo), che si arroga il diritto di massacrare il copione, ovvero il testo teatrale originario del povero drammaturgo seicentesco. Certo, con un filino di obiezione da parte degli attori più inclini al mantenimento della tradizione. E, in fondo, questa è davvero la sostanza dell’operazione Bisbetica/Brilli. Si cercano, cioè, le risposte su quale parte originale del libretto dell’opera sia da mantenere tale e quale, e quanto altro invece possa essere… “contemporaneizzato”. Shakespeare prevede l’ingresso in scena di una trentina tra attori e comparse, ma bisogna fare i conti con la pecunia (che “non olet”, ma scarseggia assai, un po’ in tutte le produzioni di ieri, come di oggi) e restare nei nove attori disponibili (otto veri più la sarta).

Soluzioni? Il produttore si adatterà a funzioni recitative multiruolo: potete immaginare “come”! Molto bello il passaggio sull’attore di mezz’età (Meggiorin/ Grumio) che guadagna un salario di fame e viene platealmente maltrattato dalla prima donna. Funziona lo spettacolo? Sì, funziona, direi. Ma non è di certo per palati fini. La Bianca ha un fisico stratosferico da pin-up e limoneggia fuori luogo con il bel Lucenzio, finto tutore di lettere della ragazza, mettendo costantemente in mostra il suo strepitoso fisico. E qui, il pubblico seicentesco di Shakespeare avrebbe immensamente gradito, anche se sotto quei mutandoni ci sarebbe stata di sicuro la… sorpresa! Gli altri bei fusti sono l’esatto contrario di quello che appaiono, nel risvolto “attore-persona”, complementare a quello di “attore-personaggio”. E io, che certo non sono nemmeno una miserabile oncia di Shakespeare, che cosa ne dico? Penso: riesce questo tipo di teatro moderno, incosciente e avventuroso, a dare al pubblico la stessa cosa che gli garantiva William? Ovvero: quanto vengono “emozionalmente” coinvolti i presenti?

In sintesi: quali sensazioni prova e ricava lo spettatore medio di questo XXI secolo, vedendo la Bisbetica di Nancy, rispetto al suo omologo di cinque secoli fa? Eh no: non avrete la mia risposta. La mia statistica la dovete fare voi, andando a vedere lo spettacolo!

Info: Teatro Quirino

(*) La foto di Nancy Brilli è di Federico Riva


di Maurizio Bonanni