Figli di un dio minore, un amore sensoriale

giovedì 12 novembre 2015


Il Mondo del Buio. Il Mondo del Silenzio. O quello dell’uno e dell’altro. L’affascinante spettacolo teatrale, “Figli di un dio minore”, che va in scena alla Sala Umberto di Roma fino al prossimo 22 novembre, per la regia di Marco Mattolini (al quale vanno i più sinceri complimenti da parte di chi scrive) racconta di una bellissima storia d’amore - immortalata con lo stesso titolo da un film pluripremiato e altrettanto bello - tra una sorda integrale e il suo logopedista.

Davvero straordinari per energia, passione e talento attoriale i due protagonisti: James, l’insegnante, e Sarah l’allieva indisciplinata, talentuosa e ferocemente ostinata a fare diga contro ogni tentativo del suo futuro marito di costruire un diaframma tra lei e il Mondo della Parola. Sarah è impersonata da una vera attrice non udente, così come lo sono - in quanto ospiti del suo stesso Istituto - l’effervescente, ultra-simpatica compagna-rivale Lydia e Orin, l’amico “politicizzato”, che sarà promotore di un movimento di opinione per la parità dei diritti nel mondo del lavoro tra persone “normali” e quelle che abitano lo Spazio del Silenzio.

Come ci ha raccontato Mattolini, che ha voluto vincere a ogni costo la sua timidezza salendo sul palcoscenico prima della rappresentazione, è stato tentato un esperimento molto avanzato per imbastire un dialogo tra il Mondo dei Suoni e quello del Silenzio, ben sapendo che, a consuntivo, gli abitanti del primo non capiranno tutto quello che verrà detto ed espresso da quelli del secondo, e viceversa, ovviamente. Eppure, solo chi assiste allo spettacolo è in grado di capire il vettore di energia (potente, irresolubile e penetrante, come un aroma sconvolgente ed esotico) che sprigiona dal linguaggio dei gesti, da espressioni facciali caricate come antiche bombarde, dove ai chiodi di acciaio del risentimento si mescolano i garofani del sentimento puro e profondo.

Sarah viene da una storia familiare segnata dall’abbandono del tetto coniugale da parte di un padre che non può, non vuole e non sa accettare il verdetto terribile di sua figlia bambina condannata per sempre ad abitare quel Mondo di quiete che lo terrorizza. E James, pure abbandonato dal padre, rimprovera a se stesso il “proprio” abbandono della madre, ossessionata da una inconsolabile vedovanza irreale per la quale il figlio, esausto, rimuoverà il velo della “pietas” steso su di lei, che si suiciderà dalla disperazione. E Sarah, malgrado il tentativo materno di regalarle un’illusione di una vita normale, affidandola alla sorella (la figlia maggiore) per la socializzazione, scopre adolescente la dura legge della Voce che mai le apparterrà. I ragazzi la cercano e la desiderano a legioni solo ed esclusivamente per fare all’amore con lei, perché una “muta” è molto più sensuale di una “vocalizzante” (per sdrammatizzare: moltissimi uomini vorrebbero che le donne nascessero senza... lingua!), dato che - prevedibilmente, rispetto alle altre ragazze del Mondo della Parola - utilizza al meglio gli altri sensi che rimangono iperattivi in lei.

Sarah capisce immediatamente e accetta questo suo strapotere nel Silenzio, che la rende “maitresse” (anche se per fugaci avventure) della vita altrui. La voce non serve, infatti, per provare il vero piacere della sensualità dettata dal puro istinto. Il Mondo Apparente e quello del Silenzio si schiudono l’uno verso l’altro, quando James e Sarah litigano su serio. Tema ricorrente: l’ostinazione di lei a non voler imparare a parlare. Poi, ovviamente, gli spazi della fisicità (il bacio; l’amplesso solo accennato) che non vogliono, né hanno bisogno di parole, si raccontano da soli, senza l’estenuante traduzione dal gestuale alla parola che fa James, a beneficio dell’uditorio udente, in questo splendidamente aiutato da Lydia e Orin. Tra di loro, un preside finto severo, che minaccia periodicamente James di licenziamento in tronco, prima per aver adescato Sarah e, secondariamente, perché pressato dalle rivendicazioni di Orin e dell’avvocato di quest’ultimo. Il finale dolceamaro è tutto da scoprire.

Spettacolo imperdibile ed emozionante, per grandi e piccini!


di Maurizio Bonanni