L’ironia della finzione nell’Orlando Furioso

venerdì 23 ottobre 2015


Nel campo della critica letteraria spesso compaiono libri che riescono a proporre una nuova lettura e interpretazione di un grande classico, in base ad una prospettiva di indagine rivolta a stabilire come sia stato recepito lungo i secoli e dalle diverse correnti letterarie. Rientra a pieno titolo in questo genere di opere saggistiche l’ultimo lavoro di Christian Rivoletti, docente di letteratura Italiana e Francese presso l’università di Erlangen-Norimberga, autore del libro, edito dalla casa editrice Marsilio, intitolato Ariosto e l’Ironia della Finzione.

In questo libro Cristian Rivoletti si occupa, in un saggio che colpisce il lettore per la chiarezza e la eleganza e la raffinatezza della esposizione teorica, del modo con cui si è avuta la ricezione del capolavoro di Ludovico Ariosto lungo i secoli, nel periodo rinascimentale, barocco, illuminista, romantico, e fino ai nostri giorni. Nella prima parte del libro, lo studioso di letteratura Rivoletti, con grande rigore intellettuale delinea una chiara e netta separazione tra l’ironia, intesa come una figura retorica secondo la visione di Quintiliano, e l’ironia romantica, rivolta a smascherare la menzogna, di cui è intrisa la finzione letteraria, al cospetto dei lettori. Infatti, per Rivoletti è fondamentale tenere presente il fantastico di complicità e quello metaforico, per cogliere i caratteri che definiscono la narrazione dell’Orlando Furioso. Il narratore interviene spesso in prima persona nel racconto, con un ammicco ironico, sia per avvertire il lettore della natura fittizia dei fatti raccontati, sia per rinviare agli inganni e alle simulazioni ordite dagli uomini nel mondo reale. Lungo i secoli il Poema epico di Ariosto ha suscitato reazioni contrastanti e inconciliabili tra gli studiosi di letteratura.

Lo studioso Boileau diede un giudizio critico sull’Orlando Furioso, poiché a suo parere la commistione tra toni e stili diversi all’interno della narrazione, tra il registro comico e quello tragico, fra i fatti d’amore e quelli militari, infrangeva la regola della separazione dei generi letterari, in base sia all’arte poetica di Aristotele, sia all’Ars Poetica di Orazio. Fu lo studioso Johannes Nocolaus Meinhard per primo a intuire la modernità della narrazione epica di Ariosto, giacché comprese che la commistione tra stili e generi letterari diversi anticipava la sensibilità dei romantici. Rivoletti per offrire una interpretazione capace di cogliere gli elementi stilistici innovativi presenti nella struttura narrativa dell’Orlando Furioso, rivolge la sua indagine orientandola secondo tre diversi livelli individuati da tre parole fondamentali: Inventio, Dispositio, Elocutio. Infatti secondo Todorov vi è una differenza tra la materia oggetto della narrazione ed il modo con cui viene da un autore rielaborata per conferirle una forma letteraria definita. Il procedimento della finzione, proprio dell’Orlando Furioso e dell’Epos Rinascimentale, consente di dare vita a una narrazione che si basa su di un rapporto nuovo tra la finzione e la realtà.

L’arte e la letteratura non devono più mirare a ritrarre il vero ad imitazione della natura, poiché assurge in primo piano lo stile fantastico, che combina registri espressivi diversi, il tragico e il comico, l’alto ed il basso, il reale e l’ideale. Ben prima dei pensatori romantici, furono La Fontaine e Voltaire a comprendere la novità insita nella struttura narrativa arabescata e a Grottesca, come verrà definita in seguito dai pensatori romantici, dell’Orlando furioso. Già Rabelais aveva, in precedenza, richiamato nel titolo del Pantagruel il modello dell’Orlando Furioso, considerandolo imprescindibile per lo sviluppo degli stili e dei linguaggi della letteratura. La Fontaine scriverà una opera, intitolata Contes et Nouvelles En Vers, sperimentando la commistione tra stili diversi, e ispirandosi al modello dell’Orlando Furioso. Voltaire, avendo la netta percezione che l’opera di Ariosto aveva dischiuso una nuova prospettiva per la letteratura occidentale, comporrà l’opera La Pucelle, nella quale è evidente l’influsso esercitato dal capolavoro di Ariosto.

In più Voltaire, scrivendo la sua voce nel suo libro il Dizionario Filosofico sul genere del Poema Epico, sosterrà la necessità di sperimentare il nuovo modello narrativo, inaugurato da Ariosto, per superare la concezione classicista che imponeva il rispetto della divisione dei generi letterari. Ovviamente vi è una differenza tra l’ironia sarcastica, con cui Voltaire sbeffeggia le credenze religiose nella Pucelle e in altri suoi scritti, e quella della finzione, che mira con le storie inventate a decifrare la inafferrabilità della essenza umana e a raffigurare le psicologie e le diverse tipologie dei personaggi. Anche uno scrittore del periodo Rococò in Germania, come Chritoph Martin Willand, autore di tre poemi epici, l’ Idris, l’Amadis e Oberon, traendo spunto dal modello stilistico dell’Orlando Furioso, sarà un sostenitore del genere letterario misto, basato sulla commistione di stili diversi.

In realtà, nel suo pregevole e fondamentale studio, Rivoletti si propone di dimostrare come la modernità della struttura narrativa arabescata e a Grottesca del Furioso, prima che essere apprezzata ed elogiata dai pensatori romantici, era stata presa a modello dagli scrittori del periodo Barocco e illuminista. Friederich Schiller, autore del saggio sulla poesia ingenua e sentimentale, traccia nel suo libro un distinzione tra la poesia antica e quella del periodo romantico, per mostrare come nel periodo romantico è fondamentale la posizione soggettiva dello scrittore rispetto alla sua opera letteraria. Friederich Schlegel nei suoi frammenti e nel suo dialogo sulla poesia, afferma che vi è legame visibile e evidente tra la sensibilità poetica dei Romantici e i valori estetici che risalgono all’epoca del medioevo e del rinascimento. Infatti, nel poema rinascimentale di Ariosto, l’autore non si limita a rappresentare la sua storia fantastica, ma interviene nella narrazione con i suoi commenti ironici e le sue riflessioni.

Questo fatto, secondo la convinzione di Schlegel, vista la struttura narrativa arabescata in cui si intrecciano e intersecano i destini dei tanti personaggi che popolano l’Orlando Furioso, significa che questa opera segna una transizione tra il genere Epico, votato al declino, e la nascita di un nuovo genere letterario, il romanzo moderno. Per Schlegel, a questo proposito, è fondamentale tenere presenti le opere di cui furono autori già nel seicento e nel settecento scrittori come Cervantes, Sterne e Diderot. Infatti per Hegel, in base a ciò che si legge nelle sue lezioni di estetica, il Poema di Ariosto descrive un epoca di transizione, visto che narra la fine della epoca della cavalleria medievale e la nascita di un nuovo mondo, quello moderno.

Nelle sue lezioni di estetica Hegel negherà che la ironia della finzione, che discende dall’Io trascendentale presente nella filosofia di Fichte, possa favorire la genesi di grandi opere letterarie e artistiche. Diversamente Pirandello, nel suo saggio sull’umorismo, sosterrà che, grazie alla ironia, Ariosto trova un accordo tra la realtà e la leggenda fantastica, mente Cervantes nel Don Chisciotte, malgrado la presenza dell’umorismo disseminato nelle sue storie, sperimenta la impossibilità di conciliare il reale con l’ideale. Italo Calvino, che fu uno studioso dell’Orlando Furioso e ne trasse ispirazione per i suoi libri, per definirne lo stile innovativo, adoperò la espressione della deformazione fantastica presente all’interno dell’Epos di Ariosto. Questo di Cristian Rivoletti è un libro magistrale e importante, sia per la erudizione con cui ha riletto l’Orlando Furioso sia per la bellezza della prosa, che incanta e seduce il lettore.


di Giuseppe Talarico