Nessuno va più al cinema perché i film italiani fanno schifo

martedì 29 settembre 2015


Gli attori del cinema, così in generale quelli teatrali e altro, dovrebbero sempre attenersi a recitare la parte e poi tacere. Sapere cosa pensano, politicamente, gioca sempre a loro sfavore. Ultimamente aver sentito parlare e fare osservazioni un attore francese oriundo italiano è stato desolante. Aveva avuto la fortuna di imporsi nel cinema europeo per le belle parti assegnate ma, con due osservazioni e parole di troppo, è caduto negli inferi del non gradimento da parte del pubblico italiano. Ma chi se ne frega cosa pensa politicamente un attore. Dovrebbero averlo chiaro, e invece ci cadono un po’ tutti.

In Italia il cinema non funziona proprio per questo. Perché gli attori sono di parte e soprattutto la esternano. Anzi, in Italia, pretendono di avere contributi pubblici in base al loro credo politico, comunista. E ben gli sta come stanno andando le cose e cioè che le sale cinematografiche sono deserte. Impareranno così che con i soldi pubblici regalati non si va da nessuna parte, soprattutto quando si suppone che lo stesso attore o attrice possa fare tutte le parti. Se si continuano cioè a dare soldi pubblici in Italia al marito di Marianna Madia perché faccia film, non ci si lamenti poi se il cinema italiano fa schifo, perché ne è la diretta conseguenza. Se si continuano a dare i soldi pubblici a Walter Veltroni ed ai suoi amici, non ci si sorprenda poi che la cinematografia italiana fa ribrezzo, anche solo a cominciare da ciò che scelgono di vedere diversamente gli italiani. Il cinema italiano della sinistra fa schifo, è inguardabile. Sono orridi i film in cui si vorrebbe spacciare Sergio Castellitto o Margherita Buy per grandi attori. Il cinema italiano è praticamente tutto in mano alla sinistra che perde i nostri soldi pubblici per far “lavorare”, rimpinguandone le tasche, i sinistrorsi. Cosa dire della Buy a cui si fanno fare tutte le parti possibili immaginabili non vedendo che il botteghino piange e langue? Anche i film di Nanni Moretti, dopo che ci ha inflitto per una vita le sue idee politiche sinistrorse comuniste, è ormai riverso su se stesso e per questo per lo più inguardabile. Il cinema di Moretti è comunistoide moralista, un disastro.

Purtroppo, incancrenitosi il sistema dei soldi pubblici dati solo a chi è di sinistra per parte politica, il cinema italiano è morto. Le responsabilità e le colpe, visto che Moretti è moralista, sono sue e dei suoi degni compari: Veltroni, Castellitto, Ferrari, Buy e chi più ne ha più ne metta. In Italia si erogano centinaia di migliaia di euro per ingraziarsi e fare l’elemosina/non tanto elemosina a soggetti che non sanno fare cinema, sostanzialmente perché antepongono le proprie idee politiche ad un pubblico, quello italiano, che è arcistufo di vederli e vedere quello schifo.

Al Festival del cinema Nanni Moretti ha addirittura bacchettato il pubblico, dicendo senza vergogna né pudore che “alle volte il pubblico italiano è un po’ pigro. E poi c’è il problema enorme del ricambio generazionale. Non c’è nel pubblico un ricambio: i ragazzi vanno a vedere un altro tipo di film, in un altro tipo di sala cinematografica”. Il ricambio generazionale, caro Moretti, lo devi fare tu con i tuoi e vostri attori che sono e siete sempre gli stessi, e che non funzionano, non piacciono al pubblico italiano perché siete sovvenzionati dai nostri soldi pubblici senza che riusciate a produrre prodotti passabili, sia per quanto riguarda la recitazione che per i soggetti.

Comunque oggi si intravede una luce, o meglio, un bagliore. Il libero mercato ha prodotto realtà come la possibilità di vedere film in streaming piuttosto che Netflix. Dopo avere svuotato i cinema italiani perché non in grado di fare del buon cinema, con il cambio inevitabile generazionale di registi e di attori sinistri, verrà certamente fuori qualcosa di meglio, qualcosa in grado di stare autonomamente sul mercato globale, non viziato da “logiche” familistiche sinistrorse italiane.

In questo senso, già Checco Zalone ha dato l’avvio. Il cinema italiano deve sovvenzionarsi economicamente autonomamente e chi riesce a stare sul mercato sopravvive ed esiste, chi non ce la fa va a fare compagnia alla sinistra cinematografara delle sale vuote. Senza pubblico.

 

 


di Cesare Alfieri