Il film di Bellocchio non proprio bello

sabato 12 settembre 2015


L’ho visto anch’io “Sangue del mio sangue”, ultimo film di Bellocchio. E non condivido l’entusiasmo di Dimitri Buffa, che vi ha intravisto troppe cose, sebbene sfocate ed accennate dal regista. Con “tre stelle” (“da non perdere”) anche Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera lo ha esaltato, non meno di Stefania Ulivi che alla recensione ha affiancato un’intervistina nella quale il regista parla di “inno alla libertà”, evidentemente pro domo sua.

Innanzi tutto, un primo tempo sui tempi bui, con l’Inquisizione e tutto il resto, poco collima con un secondo tempo contemporaneo: un salto acrobatico per dire cosa? Che il mondo è corrotto? Che esistono i marpioni in tonaca e in doppiopetto? Nella persecuzione della peccatrice, tra tante ovvietà inquisitorie, il corpo incorrotto della donna, dopo decenni da murata viva, significa la vittoria dell’innocenza sui peccati della Chiesa? Bella scoperta, persino i papi hanno chiesto perdono. Sarebbe questo il grido di libertà dell’anarchico regista? Nella descrizione delle corruttele odierne, a parte qualche felice battuta, imbroglioni e profittatori di paese sono macchiettistici anziché no. L’implicito rimando, consapevole o inconsapevole, all’Ispettore generale di Gogol gioca a sfavore anziché no.

Il miliardario russo che vuol comprare “le prigioni di Bobbio”, il borgo dov’è ambientato tutto il film, appare incredibile anziché no. Stefania Ulivi, nella suddetta intervista, scrive “della furia priva di misericordia dell’istituzione religiosa seicentesca e del potere vampiresco democristiano del conte.” Ma Dimitri Buffa non vede solo i vampiri democristiani. Anzi, nel conte scorge la DC e il PCI “con il loro sistema di welfare malato, fatto di falsi invalidi, combriccole paramafiose e politici che prendono mazzette e come vampiri succhiano il sangue dei cittadini.” Dunque, l’Italia di ieri sarebbe quella dell’Inquisizione; l’Italia di oggi sarebbe quella degli intrallazzatori, compresi i globalizzati. Più verosimile l’Italia di oggi, parrebbe. Ma queste storie parallele restano sulla superficie della storia. Non hanno niente di plutarchiano. Infatti il film è pure abbastanza noioso. E lento, il che non è poco per un film. Cinema, dopo tutto, significa sempre “movimento”.

Non voglio concludere affermando che il film non meritasse il finanziamento ministeriale e regionale (a parte la banca) per le pellicole artistiche, ma chiedendo a Dimitri Buffa se ha ricevuto qualche soldo quell’autentico gioiellino, “Bolgia totale”, oggi nelle sale. Il film è scritto e diretto da Matteo Scifoni, che con talento di narratore e mano di regista ha girato un’opera compatta e tesa, recitata da ottimi attori. Un film di “nera” dove gli ambienti e i personaggi sono crudi e credibili. L’ho visto per caso. La grande critica, a quanto risulta, lo snobba. Spero che Dimitri Buffa lo veda e ne parli come sa lui e come merita il film.


di Pietro Di Muccio de Quattro