La musica si scontra con l’incompetenza

martedì 11 agosto 2015


Piena estate, anche se le condizioni metereologiche degli ultimi giorni non sono proprio in linea con quel che ci si attenderebbe dall’agosto inoltrato. Questo è da sempre un periodo di punta per festival e manifestazioni che animano comuni piccoli e grandi lungo tutto lo Stivale. In Toscana, tra le tante iniziative in corso si distingue, per gli appassionati di musica da camera, il Chigiana International Festival & Summer Academy 2015, con appuntamenti tra Siena e dintorni (10 luglio-31 agosto).

Il Festival è organizzato dall’Accademia Musicale Chigiana, uno dei fiori all’occhiello per la musica classica a livello nazionale. Nella giornata del 9 agosto, la rassegna ha proposto un concerto per pianoforte e violino all’interno della splendida abbazia di Sant’Antimo, nel comune di Montalcino. Il concerto mostrava un programma di grande appeal - da Mozart a Schubert, da Ravel a Franck - eseguito da due riconosciuti maestri della musica classica: al violino il musicista di origine russa Boris Belkin, vincitore, già nel lontano 1973, del primo premio al concorso per violinisti russi; al pianoforte, il trentenne Takashi Sato, vincitore nel 2001 – a soli 18 anni – della Music Competition of Japan. È evidente come un programma così “appealing”, associato a due musicisti così noti, abbia rappresentato un eccellente richiamo per gli appassionati di tutta la zona e non solo. Il concerto prevedeva la possibilità di una prenotazione telematica, che molti avevano effettuato. Non avendo prenotato, pur arrivando con un certo anticipo, chi redige quest’articolo, ha atteso, come gli altri, che la “sala” si riempisse (erano previsti soltanto posti a sedere) per comprendere se ci fosse qualche chance di entrare comunque.

Le due giovanotte del desk mostravano da subito una certa quale disorganizzazione, tra biglietti prenotati via telefono non si sa da chi, e biglietti acquistati via Internet dopo la scadenza presunta per tale modalità di pagamento... Ma il più bello doveva ancora arrivare. A pochi minuti dall’inizio del concerto, 20 biglietti prenotati da una medesima famiglia non erano stati ritirati. Prenotati ma non pagati, si vuol qui rimarcare. Si domanda quindi alle addette la chance di acquistare quei biglietti ed entrare, ma le due cerbere entrano in evidente ansia, ed una delle due si allontana per contattare la persona che aveva prenotato i biglietti per sapere se intendeva venire. L’interessato non risponde, nella zona (piena campagna) non c’è campo per i cellulari, quindi l’altra ritenta... Questo surreale teatrino (le due addette erano molto prese da questo ruolo di gestione della “barriera all’entrata”) fa sì che le porte dell’Abbazia si chiudano (per non disturbare gli artisti) ed il concerto inizi. Dopo un’altra manciata di minuti, le due addette decidono – bontà loro – di vendere i biglietti non ritirati ai circa 10 presenti che ambivano ad entrare: i quali sono però poi costretti ad ascoltare fuori dall’Abbazia i tre movimenti della Sonata K. 378 di Mozart, della durata di circa 25 minuti (si comprende la cura per il concerto, ma far entrare con delicatezza e silenzio poche persone sarebbe stato possibile, senza disturbare veramente nessuno, ma anche all’ingresso una scontrosa hostess era anche lei tutta presa dal proprio “sacro” ruolo).

Una dinamica di questo tipo è ai limiti dell’incredibile, un caso di burocrazia culturale, di deficit di intelligenza, di complessità di procedure che dovrebbero essere semplici e fluide. Vorremmo segnalare alle due addette (che immaginiamo lavorino per l’Accademia) che a concerti – tanto più se di musica classica – si arriva in anticipo. Nessuno mai, alla Scala di Milano o all’Auditorium di Roma, si è sognato di telefonare; chi non era passato a ritirare i biglietti (peraltro soltanto prenotati e non acquistati!). In seconda istanza, vorremmo suggerire all’Accademia Musicale Chigiana di affidare le relazioni esterne, la comunicazione e l’ufficio stampa a persone competenti, altrimenti, nonostante l’alta qualità musicale delle proposte, si rischia di rovinare in parte il prestigio del Festival.


di Elena D’Alessandri