Italoamericani, parla Piccigallo

giovedì 6 agosto 2015


I primi italiani che arrivarono negli Stati Uniti durante il periodo dell’emigrazione di massa passarono i primi anni praticamente senza alcun diritto. Alcuni di loro perché si consideravano "birds of passage": andarono negli Stati Uniti con l’intento di fare soldi e poi tornare in Italia. Alcuni di loro perché non erano interessati a perdere la cittadinanza italiana per acquisire quella americana. Altri perché pesantemente discriminati e forse perché non sapevano nemmeno, facendo due o anche tre lavori contemporaneamente, che potevano avere alcuni diritti. Nel 1905, dopo l’istituzione di molte società religiose locali, nacque una prima associazione nazionale per difenderli, aggregarli, per far sapere loro che insieme avrebbero potuto contare di più e migliorare le loro condizioni: era l'Order Sons of Italy, OSIA. Centodieci anni dopo, l’OSIA è ancora viva e attiva più che mai, e Philip R. Piccigallo è il suo Direttore Esecutivo. Siamo onorati di poterparlare con lui.

Philip, ti preghiamo di dire ai nostri lettori qualcosa sul passato, il presente e il futuro di OSIA, la più antica organizzazione italoamericana, nata nel 1905

L'OSIA nacque originariamente con la finalità di poter dare degna sepoltura ai nostri connazionali deceduti in America. Essi erano molto poveri, e per poter dare loro una sepoltura cristiana, si pensò di organizzarsi. In breve il fondatore Vincenzo Sellaro e ai suoi colleghi capirono che c'era bisogno di maggiore aiuto per gli immigrati appena arrivati, che non erano accolti molto favorevolmente quando arrivavano: c'erano discriminazioni, problemi linguistici, di alloggio, di lavoro. OSIA quindi divenne presto un’organizzazione di servizi che potesse aiutare in ogni loro esigenza i nuovi immigrati italiani.

Così, dopo un inizio umile, minimale e modesto nel 1905, OSIA in seguito crebbe fino a divenire una grande organizzazione di italoamericani e un gruppo di sostegno per i nuovi immigrati. Siamo la terza più antica associazione etnica negli Stati Uniti, subito dopo " The Ancient Order of The Hibernians ", che è irlandese e risale al 1840, e il "B'nai B'rith", che è ebraica e risale al 1896: poi c'è l’OSIA. La NAACP fu fondata nel 1909.

Dal 1905 al 1959 l’OSIA è cresciuta e ha raggiunto un picco di circa 2300 logge in tutto il paese, quando gli immigrati si spostarono anche verso ovest, e sud, e nord. Grazie anche all’a crescita e all’aiuto di OSIA, gli Italiani si assimilarono nella società americana, soprattutto per merito della loro abitudine a lavorare molto duramente. Da 27 anni mi occupo di OSIA, sono un italoamericano e in vita mia non ho mai incontrato un italoamericano pigro, mai. Lavorano troppo, la maggior parte di loro fa due lavori insieme; anche quando vanno in pensione ma continuano a fare altro e lavorare. E così hanno avuto modo di guadagnare, sono diventati istruiti, si sono arruolati nell’esercito e con valore hanno difeso il loro nuovo Paese (gli italiani furono uno dei gruppi etnici più meritevoli durante la seconda guerra mondiale) e poi hanno approfittato delle leggi in favore dei veterani di guerra, hanno risparmiato, hanno lottato duramente e si sono sacrificati, hanno comprato le loro case, hanno cresciuto le loro famiglie, hanno fatto sì che i loro figli ricevessero un’istruzione, e alla fine degli anni '50 erano divenuti ricchi.

E 'stato in quel momento che OSIA ha deciso di fare qualcosa per “give back” al Paese che aveva fornito loro queste opportunità. E il modo in cui lo facciamo in America è tramite la filantropia. Così, nel 1959 abbiamo creato un ente no-profit chiamato “Sons of Italy Foundation”, che in origine aveva lo scopo di aiutare in operazioni di soccorso di emergenza internazionale, ogni volta che c'era un’alluvione, come a Firenze negli anni '60, o un terremoto come nel Sud Italia, in Sicilia, o Napoli negli anni '80, o L'Aquila nel 2009. La Sons of Italy Foundation ha donato decine di milioni di dollari per situazioni di emergenza per aiutare gli italiani e l'Italia. Dal 1959 la Fondazione è cresciuta, abbiamo dato più di 163 milioni di dollari in contributi per aiutare la ricerca medica. Abbiamo tre importanti associazioni di beneficenza: la "Cooley's Anemia Foundation", che si occupa di talassemia, una malattia che colpisce gli italiani, ma anche persone provenienti da tutto il Mediterraneo; la "Alzheimer’s Association"; e di recente la “Doug Flutie Jr. Foundation for Autism". Abbiamo anche aiutato donando in settori quali la cura del cancro, la sclerosi multipla, e abbiamo dato quasi quattordici milioni di dollari per la "March of Dimes", un progetto che aiuta alcune mamme a portare avanti gravidanze difficili partorendo bambini sani. Poi, abbiamo dato 63 milioni di dollari per borse di studio per contribuire a educare i ragazzi italoamericani; e abbiamo donato a favore di operazioni di soccorso internazionale di emergenza, tra cui il terremoto in Messico, la carestia in Africa, l'uragano ad Haiti, lo tsunami in Giappone e anche crisi domestiche come gli uragani Katrina e Andrew.

Negli ultimi anni, dal 2010, abbiamo iniziato a sostenere maggiormente i gruppi di veterani di guerra: il principale progetto che abbiamo sostenuto è il "Wounded Warrior Project" ma anche la "Gary Sinise Foundation" per i veterani disabili, e alcune altre importanti organizzazioni attive nell’aiuto ai nostri eroi militari. Per il futuro, speriamo di fare di più. Recentemente abbiamo prodotto un film che si chiama "Seize the future", centodieci anni di OSIA: documenta non solo quello che abbiamo fatto fino ad oggi, ma anche quello che abbiamo intenzione di fare, per migliorare e per dare di più. Continueremo a sostenere progetti culturali, e naturalmente a promuovere la lingua italiana, la sua crescita, la sua espansione, il suo studio in America.

Provo molta ammirazione per tutto ciò che fate, ma in particolare vorrei ringraziarvi per quello che fate per i veterani di guerra, perché meritano ogni possibile aiuto. La vostra organizzazione è diffusa veramente in tutto gli Stati Uniti: a livello nazionale, statale e locale. E' questo ciò che rende OSIA diversa rispetto ad altri grandi organizzazioni italoamericane?

Abbiamo quasi ottocento logge in tutto il Paese, ma abbiamo membri in tutti i 50 stati e le isole, e c'è un OSIA anche in Canada. Siamo veramente una organizzazione nazionale: OSIA è un'organizzazione che parte dal basso perché abbiamo luoghi in cui le persone si incontrano realmente.

Abbiamo 20 Grandi Logge (a livello statale): queste Grandi Logge sono composte da almeno cinquecento membri ciascuna. Alcune di loro sono molto grandi. Poi abbiamo le logge locali, a livello cittadino, che insieme con le Grandi Logge formano il Consiglio Supremo; e poi abbiamo la Suprema Loggia dell’OSIA, che ha sede a Washington DC, dove mi trovo in questo momento, ed è composta dai Presidenti di tutte le logge, 5 Vice Presidenti, i Presidenti nazionali, i responsabili finanziari ed altri. OSIA è stata riconosciuta e celebrata da ogni Presidente degli Stati Uniti da Woodrow Wilson in poi, e anche il Congresso ci conosce bene, per una semplice ragione: i nostri membri. Abbiamo 450.000 soci, con le loro famiglie: e votano. Questa è la chiave: non siamo una Camera di commercio, votiamo. Quindi, se c'è un problema, possiamo avere trecento persone che scrivono trecento diverse lettere ai loro senatori e rappresentanti e governatori.

OSIA ha organizzato lo scorso 21 maggio il suo 27° Annual National Education & Leadership Gala. Di che si tratta?

Il primo gala fu molto semplice, lo organizzammo nel 1988con una colazione a Capitol Hill, dove onorammo un ex membro del Congresso di quel tempo: c'erano 88 persone allora, ma fummo in grado di leggere una lettera inviataci dal presidente George H. Bush che celebrava e riconosceva le nostre attività. Poi il gala è cresciuto molto nel corso degli anni, ed ora è tenuto ogni anno il terzo giovedì di maggio, ogni primavera, presso il National Building Museum. Ogni anno attira quasi un migliaio di persone: potremmo abbassare il prezzo e attrarne duemila, ma vogliamo piuttosto tenerlo su un certo alto livello. Era ed è dedicato a evidenziare i risultati degli italoamericani, in diversi settori. Quindi, premiamo personalità che hanno raggiunto un grande successo nel loro campo, ma anche le aspirazioni dei giovani italoamericani che vogliono raggiungere quello stesso successo: è per questo che è chiamato “National Education & Leadership Gala”. I leader che premiamo essenzialmente “passano il testimone” ai giovani ragazzi, perché diamo 10-12 borse di studio in quell’occasione, per un valore di circa un centinaio di migliaia di dollari, su un totale di borse di studio che sull'intero anno supera il milione di dollari. Ma durante il gala da 10 a 12 giovani italoamericani ricevono in totale quella cifra, vengono portati in città con le loro famiglie, e poi accompagnati sul palco dove ricevono le borse di studio da parte di individui o logge che hanno sottoscritto la borsa di studio stessa. Per loro è un'esperienza memorabile.

Il presidente Bill Clinton ha partecipato quattro volte durante i suoi due mandati, e altre tre volte dal 2000 ad oggi, e ogni volta ci dice che lo fa per incontrare i ragazzi, perché sa che il suo incontro con John F. Kennedy nel 1963 lo ha spinto a fare politica e poi lo ha aiutato a diventare Presidente degli Stati Uniti.

Abbiamo premiato personaggi di prim'ordine, solo il meglio nei loro rispettivi campi: medici, leader militari e politici, imprenditori, personalità dello spettacolo. Abbiamo aggiunto nel 2009 un "Lifetime Achievement Award" per premiare persone eccezionali che non sono di origine italiana.

Un'altra parte importante del OSIA è la Commission for Social Justice...

La Commission for Social Justice è stata fondata alla fine degli anni '80, èd è un’organizzazione interna all’OSIA dedita a difendere la giustizia sociale per tutti, ma si concentra in particolare sulla diffamazione e gli stereotipi contro gli italoamericani, che si verificano purtroppo nei media, nel marketing, nella pubblicità, in televisione, e anche sulla stampa. Quindi, se c'è qualcosa di forte e dispregiativo contro il buon nome degli italoamericani, la Commission for Social Justice interviene, cercando di farlo delicatamente, anche se a volte serve farlo con forza, per fare sapere che noi non accettiamo discriminazioni e diffamazioni contro gli italoamericani, e che esse generano conseguenze.

Parliamo del Garibaldi-Meucci Museum, un fantastico luogo di interesse nazionale di proprietà e gestito dall’OSIA …

Siamo orgogliosi del Garibaldi-Meucci Museum, che si trova a Staten Island, NY, ed è gestito dalla Gran Loggia di New York, ma è di proprietà della Sons of Italy Foundation, e quindi è a tutti gli effetti senza scopo di lucro: si tratta di una vera e propria icona culturale, sono molto pochi, forse tre o quattro in tutto il paese, i musei dedicati a gruppi etnici che sono anche luoghi di interesse culturale ufficialmente riconosciuti a livello nazionale. L'unico altro che io conosco è il Museo polacco americano di Philadelphia.

Il Garibaldi-Meucci Museum è la casa in cui Antonio Meucci è cresciuto: Meucci è colui che inventò il telefono, nonostante il fatto che poi fu Alexander Graham Bell che lo commercializzò. Garibaldi la frequentò e ci venne per riposarsi per alcuni anni, e rimase in seguito amico di Antonio Meucci. Noi teniamo in ordine il museo, ci insegniamo corsi di lingua italiana, facciamo del nostro meglio per rafforzare gli aspetti culturali e storici che esso rappresenta.

We the Italians esegue un monitoraggio quotidiano circa ogni possibile contenuto online riguardante insieme Italia e Stati Uniti. Quali sono i vostri progetti per quanto riguarda il web, per migliorare la comunicazione tra tutta la comunità italoamericana?

La penso come te, oggi se non si è profondamente e attivamente coinvolti online e sui social media, si è al di fuori del flusso principale del mondo, perché questo è certamente il futuro. Stiamo facendo del nostro meglio e stiamo cercando di migliorare ed espandere il nostro sito e il nostro coinvolgimento su internet.

E' molto affollato, internet: e non sempre più cose ci sono e meglio è. Ma bisogna ritagliarsi una nicchia, e noi lo stiamo facendo lentamente ma costantemente: abbiamo il nostro sito web, abbiamo un blog, un account Twitter, una quotidiana attività sui social media, 52.000 like sulla nostra pagina su Facebook... credo fermamente che sia fondamentale mantenere un dialogo costante con le persone che trovano interessante chi sei e cosa fai. E così, dobbiamo fare molto, molto di più. Stiamo lavorando con altre organizzazioni italo-americane, in particolare con il giovane, dinamico leader della NIAF, John M. Viola. Vogliamo continuare a espanderci in questo campo, abbiamo recentemente assunto nuove persone proprio per gestire i social media, e di questo parleremo anche nella convention che terremo ad agosto in Florida.

Esiste una rappresentanza dell’OSIA in Italia? C'è spazio per migliorare i collegamenti tra OSIA e gli italiani che vivono qui in Italia?

Non siamo ufficialmente rappresentati in Italia, al di là delle nostre regolari relazioni con l'Ambasciata americana a Roma, e con l'Ambasciata italiana qui, a Washington. Dobbiamo fare molto di più. Una buona idea potrebbe essere quella di avere una conferenza annuale in Italia in cui gli italoamericani siano invitati e possano andare e scambiarsi idee. Forse qualcosa di simile potrebbe essere fatto, dovremmo parlare di questo con le altre organizzazioni.


di Umberto Mucci