mercoledì 8 ottobre 2014
Oggi nessuno più ci pensa. Tutti presi dagli smartphone o come cappero si chiamano. Tutti presi a parlare di crisi, meglio se se ne parla nei cosiddetti “social”, che di sociale non hanno proprio nulla. Di sociale, in effetti, su un piano pragmatico e serio parlavano quelli della Prima Internazionale dei Lavoratori, fondata nel 1864 e che vedeva uniti socialisti, anarchici e repubblicani. Ovvero vedeva uniti i seguaci di Karl Marx, di Michail Bakunin e di Giuseppe Mazzini.
Tre correnti diversissime fra loro ma unite dall'ideale di emancipazione sociale. Nella fattispecie le due correnti maggiormente contrapposte erano quelle dei mazziniani e dei marxisti, specie in Italia. Giuseppe Mazzini guardava alla democrazia, alla repubblica, all'unione fra capitale e lavoro. Karl Marx e Friedrich Engels, invece, guardavano al socialismo scientifico (non già umanitario), alla socializzazione dei mezzi di produzione, alla lotta di classe. Mazzini scrisse, non a caso - contrapponendosi al “Manifesto del Partito Comunista” del 1848 - i “Discorsi sulla democrazia in Europa”. Egli non credeva alla “società dei castori” - come amava ricordare - propugnata dai marxisti.
Egli guardava alla democrazia, all'umanità. Mazzini, molto più di Marx, guardava ad un sentimento come l'Amore. Un Amore quasi religioso, anche verso Dio, oltre che verso il Popolo. Marx, diversamente, era un filosofo, un economista, un materialista e, per quanto corrette potessero essere le sue analisi, ciò che mancava a Marx era una visione sentimentale e spirituale, oltre che umanista della Storia, in luogo di una visione meramente scientifica ed economicistica. Non si può governare senza amore, anche se la maggioranza dei governi si fonda sulla mancanza d'amore. Mazzini lo sapeva, Marx lo ignorava. Garibaldi lo sapeva, Engels lo ignorava. Mazzini e Garibaldi erano due teosofi. Conoscevano Madame Blavatsky e la stimavano.
Addirittura la arruolarono nelle loro fila. Giuseppe Garibaldi, addirittura, prima di definirsi repubblicano, era socialista sansimoniano, ovvero aveva una visione cristiana di quel tipo di socialismo – diffuso da Henri de Saint-Simon - che mirava alla diffusione dell'amore per il prossimo. Non è un caso che, la prima rivoluzione nonviolenta e dell'amore sia stata attuata da Gandhi in India, nel Novecento, il quale si ispirò a Mazzini ed ai suoi “Doveri dell'uomo”. Marx, diversamente, di strada ne aveva da percorrere per comprendere che la rivoluzione andava fatta prima di tutto all'interno dell'animo umano.
E la vera rivoluzione è prima di tutto evoluzione dell'anima, non già lotta fra classi, conflitto, ma unità nella diversità. Mazzini, nel 1853, fondò ad ogni modo il Partito d'Azione. Un partito di attivisti, non già un partito di potere. La medesima cosa faranno Marx ed Engels, teorici del Partito Comunista che, alla fine dell'Ottocento, ispirerà i primi partiti socialdemocratici d'Europa (non ancora comunisti, si badi bene !). Mazzini ispirerà il Partito Repubblicano del 1895 e, successivamente, durante il fascismo, le brigate partigiane antifasciste Giustizia e Libertà ed il successivo Partito d'Azione che ben presto si dividerà in sostenitori del Partito Radicale di Mario Pannunzio e del Partito Repubblicano Italiano di Ugo La Malfa.
Giuseppe Garibaldi, invece, ispirerà prima il Partito Socialista Italiano dal 1948 (compresa la breve parentesi frontista) sino alla morte di Bettino Craxi, oltre che ispirerà il piccolo Partito dell'Amore di Moana Pozzi, fondato nel 1991 con intenti tutt'altro che goliardici e gaudenti e tutt'ora presente nel panorama politico – per quanto non si presenti più alle elezioni politiche – e oggi guidato da Mauro Biuzzi. Purtuttavia Mazzini (e men che meno Garibaldi) mai aveva in mente di fondare un mero partito per la gestione del potere ! Egli parlava agli operai d'amore e di spiritualità. Di Repubblica, ma non della Repubblica dei Partiti, bensì della Repubblica del Cuore.
La stessa cosa faceva Giuseppe Garibaldi, assieme alla moglie Anita, la prima eroina della Storia moderna a morire – in terra a lei straniera - a soli 28 anni, per la Repubblica Romana. La stessa cosa peraltro aveva fatto Simon Bolivar in Venezuela, nei primi anni dell'Ottocento. Ecco il grande sogno repubblicano e socialista umanitario e libertario, non marxista. Ecco il grande sogno che anima anche noi di “Amore e Libertà” (www.amoreeliberta.altervista.org) e che propugnamo la Civiltà dell'Amore in luogo della sociatà del piacere, dei media, del danaro e del potere. Il limite di coloro i quali, nel corso della Storia, non hanno saputo cogliere il messaggio di Mazzini e Garibaldi ed hanno preferito rivolgersi a Marx, è evidente.
Anteporre l'economia al sentimento finisce per rendere la società schiava di una lotta fra classi infinita. Anteporre l'economia al sentimento ed all'umanità significa ancora seguitare a dare credito al sistema monetario internazionale, al sistema politico dei governi e dei parlamenti, al sistema delle tasse e delle imposte che ingrassa solamente il sistema politico (senza garantire alcun effettivo servizio), al sistema della pubblicità e di un mercato delle vacche che ha reso gli individui merci di scambio, invece che persone affratellate, che potrebbero vivere felici del loro lavoro, cooperando, barattando beni e servizi, approfondendo lo studio delle scienze umane, alla ricerca di nuove tecnologie non già da commerciare, bensì da condividere, senza costi per nessuno. Giuseppe Mazzini, a differenza di Marx, parlò per primo, nell'ambito della Prima Internazionale dei Lavoratori, di interlcassismo.
Ma l'interclassismo è niente senza la cooperazione e alla base di questa o vi è libertà ed emancipazione ed amore fraterno che unisce gli individui oppure non vi è nulla. Vi è barbarie. Vi è prevaricazione. Vi è potere, danaro, mercificazione. Questo il messaggio del nostro movimento (anti)politico “Amore e Libertà”, che non è un partito politico nel senso classico, bensì è un partito nel senso ottocentesco del termine. E' una tendenza politica o, meglio (anti)politica, come lo era il Partito d'Azione di Mazzini, che si contrapponeva alla realpolitik delle monarchie-oligarchie europee. Non vuole gestire il potere, ma far capire agli individui che è possibile vivere senza di esso.
Che è possibile, forse, vivere anche senza danaro, senza rapporti mercificatori, se si permette ai rapporti umani – ovvero all'Amore - di trionfare. Ciò può sembrare un discorso utopistico ma non lo è. Non diciamo nulla di nuovo, visto che ciò che diciamo lo dicevano Mazzini, Garibaldi, D'Annunzio dell'impresa di Fiume, Gandhi e prima di loro lo diceva Cristo, Buddha e tutti i Grandi Iniziati del passato. La chiave dell'alternativa repubblicana e socialista libertaria è l'Amore, non il potere o, meglio, la gestione dello stesso. E' l'autogestione, la condivisione. Chissà se ci arriveremo mai. La strada è lunga, ma io credo che questa crisi, che prima di tutto è umana-umanitaria, ci sta già costringendo a fare i conti con il nostro presente e quindi con il nostro passato.
di Luca Bagatin