La Roma di Pasolini al Palazzo Esposizioni

mercoledì 21 maggio 2014


Dal 15 aprile al 20 luglio il Palazzo delle Esposizioni ospita la mostra “Pasolini. Roma. Cinema, arte, fotografia, letteratura, poesia, critica”. Un percorso diviso per anni che racconta, nel vero senso della parola, tutta la vita di uno dei più grandi intellettuali italiani del XX secolo.

Pier Paolo Pasolini giunge a Roma neanche trentenne e con essa intratterrà una vera a propria relazione passionale. Inizia la sua vita romana nelle difficili borgate dove egli, povero, vivrà quelle esperienze che in seguito lo porteranno a raccontare gli aspetti difficili di quei luoghi e della gente che ci viveva. Roma diverrà per l’autore un punto di osservazione favorito. Sempre attento ai cambiamenti culturali di quegli anni e mosso da una grande sensibilità, aveva posizioni che spesso sfociavano in radicali critiche verso la società e il mondo dei consumi. Pasolini si è sempre scontrato con una realtà che lo condannava per la sua diversità e per le sue idee.

La mostra è organizzata secondo un percorso cronologico che parte dal suo arrivo a Roma nel 1950 fino a quella notte del 1975, quando fu assassinato all’idroscalo di Ostia. Per ogni periodo si ritroveranno documenti, pagine scritte a mano, fotografie, dipinti, filmati e tutto ciò che ha fatto parte della vita del grande intellettuale: dalla poesia ai romanzi, dalla pittura al cinema. Ciò permette di tracciare un viaggio nella Roma e nella romanità che Pasolini ha vissuto, raccontato, difeso, combattuto, amato e odiato, seguendo passo dopo passo la sua esistenza e la sua produzione artistica e intellettuale. I visitatori potranno girare Roma con Pasolini ed entrare nella sua vita, ripercorrendo tutti i luoghi della sua quotidianità e quelli dei suoi lavori, incrociando le personalità con cui ha lavorato, le persone che ha amato, quelle che lo hanno attaccato, scoprendo così un uomo tanto straordinario per la forza creativa, la vitalità, la lotta perenne contro un potere che lo perseguitava, la passione per ciò che faceva, e al contempo l’uomo comune dei Ragazzi di strada, dei calci al pallone, di allegria e di angoscia, sempre legato a una profonda quanto fragile esistenza.


di Paolo Ricci