mercoledì 2 aprile 2014
Recentemente, in un mercatino delle pulci, ho trovato un vecchio libro scritto da Barry Goldwater dal titolo “Il vero conservatore” (titolo originario: “La coscienza di un conservatore”), pubblicato negli Anni ’60 in Italia dalle edizioni de “Il Borghese”.
Ora, chissà quanti si ricorderanno di Goldwater e del fatto che, nel 1964, fu il candidato repubblicano alle presidenziali degli Stati Uniti d’America, poi sconfitto dal democratico Lyndon Johnson. Goldwater, pur forse dimenticato dai più, fu un libertario sino alla fine, oltre che fiero repubblicano e conservatore e, in questo senso, fu figura emblematica del panorama politico dell’Occidente. Libertario in fatto di diritti civili e libertà economiche, ovvero favorevole ad aborto, diritti degli omosessuali e legalizzazione della cannabis, nonché favorevole allo Stato minimo.
Ne “Il vero conservatore”, infatti, Goldwater illustra la sua prospettiva anti-statalista, ovvero per il rispetto della Costituzione degli Usa, la quale non contempla affatto l’esistenza di un Governo dinamico, bensì l’esistenza di un Governo che garantisca le libertà e dunque la presenza di uno Stato non invasivo nella vita e nelle tasche dei cittadini. In questo senso, lo spirito libertario di Goldwater – che è il medesimo del repubblicano Ron Paul di oggi – era dunque conservatore, cioè atto a conservare i principi dei padri fondatori degli Usa iscritti nella Costituzione.
In quest’ottica, Goldwater critica l’obbligo per i lavoratori di iscriversi al sindacato, il quale non tutela altri che i propri dirigenti e la politica di questi a favore di questo o quel candidato alle elezioni. Egli critica altresì l’invasività del Governo in fatto di agricoltura, stato sociale ed istruzione. Barry Goldwater crede unicamente nella riduzione della spesa pubblica, che grava tutta sulle spalle degli onesti lavoratori americani. E, dunque, crede in una tassazione minima, per nulla progressiva, ma atta a pretendere una uguale percentuale della ricchezza di ciascuno, e non di più. Lo spirito di Goldwater - oggi incarnato, come dicavamo, da Ron Paul - rappresenta purtroppo una minoranza libertaria all’interno del Partito Repubblicano statunitense, ma è l’unico che è stato ed è in grado di arginare le spinte social-burocratiche, assistenzialistiche, parassitarie, invasive e autoritarie dello Stato e dei Governi (che sono state tipiche - negli Usa - dei Roosvelt, dei Kennedy e oggi di Obama).
Una bellissima frase scritta da Goldwater ne “Il vero Conservatore” e che racchiude il suo testamento politico, non a caso, è la seguente: “Il momento verrà in cui affideremo la condotta delle nostre faccende a uomini in grado di comprendere che il loro primo dovere come funzionari pubblici è di spogliarsi del potere che è stato dato loro. Verrà quando gli americani (…) decideranno di eleggere l’uomo che avrà promesso di applicare la Costituzione e di restaurare la Repubblica”.
Un pensiero profondo contro il potere politico invasivo ed autoritario. Un pensiero di un vero amante della legge fondamentale del suo Paese, l’unica in grado di preservare le libertà dei cittadini dalle spinte burocratiche dei malgoverni di sempre.
di Luca Bagatin