Hedda Gabler, applausi al Quirino

martedì 24 dicembre 2013


In un suo saggio, contenuto nel libro “Infinito viaggiare”, Claudio Magris a proposito della poetica di Henrik Ibsen ha scritto che è stato uno scrittore che, nella seconda metà dell’Ottocento, ha saputo rappresentare il disagio della civiltà e le sue conseguenze sull’uomo posto dinanzi alla modernità incipiente. Al teatro Quirino di Roma dal 17 dicembre al 22 dicembre è stato messo in scena uno dei capolavori del grande scrittore norvegese, Hedda Gabler, per la regia di Luciano Roman. In questo dramma si nota la profondità dello sguardo del grande scrittore norvegese, capace come pochi di indagare e scrutare nei meandri oscuri dell’animo umano. Nella prima scena, con cui ha inizio la rappresentazione del dramma, Jorgen Tesman conversa con sua zia, Juliane Tesman. Jorgen Tesman è appena rientrato da un lungo viaggio, durante il quale insieme con la moglie ha visitato diverse città alla ricerca di notizie e di libri, poiché è impegnato a raccogliere in un suo libro i risultati di una lunga ricerca scientifica.

Jorgen confessa alla zia, che lo ha educato come una madre, di essere felice per avere compiuto il suo viaggio di studio e per aver sposato una donna straordinaria come Hedda Gabler, figlia di un eminente generale. Jorgen aspira a divenire docente universitario e su questa legittima aspettativa ha basato le sue scelte di vita. Improvvisamente in casa Tesman compare una giovane donna. La signora Elvsted ha abbandonato il marito e la sua famiglia. A indurre la signora Thea Elvsted a prendere questa decisione, come lei riconosce, c’è la sua volontà di seguire lo scrittore Lovborg, che ha conosciuto nel Paese di alta montagna, dove aveva vissuto gli ultimi anni della sua esistenza. La signora Thea Elvsted aveva sposato l’esattore delle tasse del piccolo paese di montagna, dopo averne assistito la moglie morente.

Thea informa Hedda Gabbler che Lovborg ha scritto un libro importante, con cui desidera conquistare il successo e ampi riconoscimenti intellettuali. Lo scrittore Lovborg è un vecchio amico di Jorgen Tesman. Appena apprende la notizia che Lovborg è rientrato in città e si accinge a pubblicare i suoi libri, Jorgen precipita nella angoscia e prova grande preoccupazione. Infatti teme che l’amico, grazie al successo della sua opera letteraria, possa ostacolare la sua carriera universitaria e impedirgli di ottenere la libera docenza a cui aspira. Jorgen confessa a sua moglie Hedda Gabler che si era unito in matrimonio con lei ed aveva acquistato la villa in cui si trovano a vivere, poiché era sicuro di potere fare la carriera universitaria.

Quando nella casa dei Tesman compare lo scrittore Lovborg, tutto si chiarisce. Infatti Lovborg ammette dinanzi a Jorgen Tesman, con grande lealtà e senza infingimenti, che non è sua intenzione divenire docente universitario. In seguito, per conoscere il contenuto del nuovo libro, Jorgen Tesman e Lovborg si recano nella dimora del giudice Brack, dove si terrà una lettura pubblica dell’opera nel corso di una festa. Il giudice Brack è un assiduo frequentatore della famiglia Tesman ed è divenuto un confidente di Hedda Gabler. Hedda Gabler e la signora Thea attendono, distese in salotto sui divani, fino all’alba il rientro di Jorgen e di Lovborg. Mentre inizia ad albeggiare, Jorgen rientra in casa e parla con sua moglie Hedda Gabler.

Le confida che la seconda parte del libro di Lovborg, dedicato all’avvenire della cultura, è semplicemente meravigliosa. L’opera, come Lovborg ha dichiarato durante la lettura pubblica avvenuta nella casa del giudice, gli è stata ispirata da una donna. Jorgen racconta che, dopo avere lasciato l’abitazione del giudice, con Lovborg ed altri amici in piena notte si sono recati in un locale notturno. Durante questa passeggiata notturna, Lovberg ha perduto il manoscritto per strada, che Jorgen ha raccolto e preso con se. Prima di andare dalla zia, che è in procinto di morire, Jorgen lascia il prezioso manoscritto nella mani di sua moglie. Nella casa di Telsman compare di mattina il giudice Brack, il quale informa Hedda Gabler che Lovborg, dopo avere bevuto, è stato coinvolto in una rissa nel locale notturno e per un notte è stato rinchiuso in carcere. Per questo fatto e lo scandalo che ne è seguito, Lovborg è divenuto un personaggio screditato, da evitare e non più degno di stima.

Quando compare in casa Tesman, Lovborg appare come un uomo sconvolto e disperato. Afferma di essere stanco di vivere e di avere perduto ogni motivo per continuare a sperare. Rivolgendosi alla signora Thea, che gli aveva ispirato il suo libro, la invita con parole veementi a vivere la sua esistenza con coraggio. Dichiara che i loro percorsi di vita dovranno separarsi. Prima di lasciare la casa dei coniugi Tesman, Hedda Gabler decide di donare a Lovborg una pistola, appartenuta a sua padre, il Generale Glabler. Dopo questo incontro, con l’animo turbato e attraversato da sentimenti contrastanti di odio e malinconia, Hedda Gabler dà alle fiamme e distrugge il prezioso manoscritto di Lovborg. Il giudice Brack racconterà ad Hedda Gabler in che modo è avvenuta la morte di Lvborg, al quale hanno sparato un colpo di arma da fuoco con una pistola, di cui si ognora a chi appartenesse. Nel corso di questa ambigua conversazione, il giudice Brack afferma che mai sarà possibile scoprire l’identità della persona a cui apparteneva la pistola, con la quale è stato ucciso Lovborg.

In ogni caso è evidente che Hedda Gabler ha indotto Lovborg a cercare la morte, donandogli la pistola di suo padre. Intanto Jorgen Tesman con l’aiuto di Thea, dopo avere saputo che sua moglie ha distrutto il grande libro di Lovborg, cerca di ricomporlo, sulla base degli appunti che l’autore aveva dato alla sua giovane amante. Proprio mentre in casa Tesman, Jorgen è impegnato a ridare una forma compiuta al libro del suo amico, morto suicida, Hedda Gabler pone fine alla sua vita sparandosi un colpo di pistola alla tempia, di fronte al dipinto che ritrae il suo amato genitore, il generale Gabler. In questo dramma di Henrik Ibsen lo spettatore trova in sintesi rappresentati i temi della grandiosa poetica del grande scrittore norvegese, la incomunicabilità, la insensatezza della vita, la solitudine, le insuperabili contraddizioni interiori dell’uomo al cospetto del progresso, la insoddisfazione esistenziale, la vacuità e falsità della vita borghese ed intellettuale. Uno spettacolo notevole e memorabile.


di Giuseppe Talarico