Al Teatro Parioli “A ciascuno il suo”

mercoledì 13 novembre 2013


Nella cultura italiana del secondo Novecento Leonardo Sciascia è stato lo scrittore e l’intellettuale impegnato ad indagare attraverso i suoi profondi e magistrali testi letterari la natura sfuggente e inafferrabile del potere in Sicilia e in Italia. Sciascia, che ha maturato la sua vocazione di scrittore europeo ispirandosi alla lezione e al metodo conoscitivo dei grandi autori francesi e illuministi come Stendhal, Voltaire e Diderot, credeva nella capacità della ragione umana di svelare la verità che si cela dietro i grandi eventi della storia umana.

“A ciascuno il suo”, nel vasto corpus narrativo e saggistico di Leonardo Sciascia, è un libro che rivela la poetica e la passione civile da cui fu animato questo grande intellettuale. Un adattamento teatrale di questo grande libro, curato e realizzato da Gaetano Aronica per la regia di Fabrizio Catalano, è in scena fino al 17 novembre al Teatro Parioli di Roma (interpreti: Sebastiano Somma, Daniela Poggi, Maurizio Nicolosi, Alessio Caruso, Roberto Negri, Ivan Giambirtone, Vittorio Faro, Fabrizio Catalano). Sebastiano Somma, con grande spontaneità e intensità interpreta il ruolo di Paolo Laurana, protagonista di questa storia. Nel circolo della caccia, gestito da un arciprete, sopraggiunge il professore Laurana. Laurana, un mite intellettuale di provincia, insegna italiano e latino in un liceo di Palermo.

È ritornato nel suo piccolo paese di provincia, poiché ha un appuntamento con il suo amico e compagno di scuola Roscio, medico del luogo. Nel circolo il postino consegna nella mani dell’arciprete una lettera. Aprendola, alla presenza del professor Laurana e di altri notabili del luogo, come l’avvocato Rosello, il farmacista Manno e l’onorevole Abello, l’arciprete scopre, in preda all’incredulità e alla sorpresa, che si tratta di una lettera minatoria. Nella lettera, infatti, viene vaticinato un delitto, e c’è scritto, con i caratteri delle lettere ricavati da una copia di un giornale, che il farmacista Manno verrà ucciso.

Osservando la lettera in controluce, Laurana si accorge che i caratteri delle lettere sono simili a quelli che ha trovato sulla copia dell’Osservatore Romano, che l’arciprete gli aveva dato da leggere. Il professor Laurana, che nel libro e nello spettacolo incarna il principio di ragione, ovviamente chiede in quali abitazioni il postino porti ogni giorno l’Osservatore Romano, visto che in edicola non arriva. Laurana viene a sapere dal postino che a ricevere il giornale nel paese sono in due, l’arciprete del circolo della caccia e il parroco di Sant’Anna. Nel circolo Laurana rivede, dopo molti anni, Luisa, la moglie del suo amico Roscio. Il giorno successivo, durante una battuta di caccia, il farmacista Manna e il dottor Roscio vengono entrambi uccisi.

Laurana, sgomento e addolorato, dopo questi tremendi delitti, inizia ad indagare, poiché è mosso dalla urgenza di scoprire la verità. Nello spettacolo, all’inizio del secondo atto, nel corso di una conferenza tenuta dal professor Laurana, si osserva che vi è una somiglianza, secondo Diderot, tra il metodo che consente agli studiosi di attribuire un quadro ad un artista e quello che un investigatore segue per scoprire, con l’aiuto del caso, l’autore di un delitto. Laurana, che prova sentimenti di attrazione per la vedova Roscio, la bella Luisa, appare come un uomo puro ed estraneo all’ambiente politico e mafioso in cui sono coinvolti gli altri personaggi, abituali frequentatori del circolo come l’avvocato Rosello, e l’onorevole Abello, e lo stesso arciprete.

Per capire meglio la personalità del suo amico Roscio, Laurana si reca in visita nella casa del professor Roscio, un grande oculista ultranovantenne e padre del suo amico rimasto vittima del terribile delitto. Roscio, con disincanto e lucidità, parlandogli con sincerità gli confessa che la verità è il fondamento della giustizia di uno Stato fondato sulla maestà della legge e sulla supremazia del diritto. Tuttavia, poiché è molto difficile indagare per svelare il mistero che si cela dietro ai delitti, è meglio che questi fatti, per quanto gravi e terribili, rimangano confinati nella dimensione oscura, che è propria del potere. La verità nei casi in cui abbia, secondo la convinzione maturata dal professor Roscio, una attinenza palese con il potere ed il suo esercizio arbitrario, viene sempre occultata.

Laurana, turbato dal dialogo che ha avuto con l’anziano e lucido genitore del suo amico ucciso, chiede alla moglie del dottor Roscio, Luisa, di vedere le carte che teneva nella sua scrivania. Qui scopre che Roscio, uomo silenzioso e riservato, stava leggendo un testo interpretativo dello “Straniero” di Camus, nel quale si analizza il rapporto tra l’ordinamento democratico ed il delitto che è capace di incrinarlo. Laurana, casualmente incontra dopo molto tempo un suo amico, l’onorevole Testaquadra, parlamentare nazionale del principale partito d’opposizione.

Dialogando con il politico, Laurana scopre che il suo amico Roscio, prima di essere ucciso, si era recato a Roma, per incontrare il parlamentare, al quale aveva promesso di mostrare una serie di documenti dai quali emergevano in modo inoppugnabile le attività illecite e illegali commesse da un notabile del suo piccolo paese. A questo punto, Laurana intuisce e comprende, dopo avere valutato i fatti con grande rigore, che il duplice delitto è stato voluto da un uomo potente, che temeva che Roscio potesse svelare la verità sulle attività illecite in cui era implicato.

I suoi sospetti ricadono sull’avvocato Rosello, cugino di Luisa. Laurana, proprio mentre è in procinto di svelare la verità sul duplice delitto, viene ucciso. L’onorevole Abello viene rieletto e l’avvocato Rosello, con l’approvazione dell’arciprete, sposa Luisa, vedova del povero dottor Roscio. In questo testo magistrale di Sciascia viene mostrata la dimensione occulta del potere mafioso e politico. L’adattamento teatrale del libro ne rispecchia, pure se con qualche differenza, sia la struttura narrativa sia l’ispirazione poetica.


di Giuseppe Talarico