“Lo Stivale zoppo” di Roberto Gervaso

sabato 9 novembre 2013


Gli scrittori ed i maggiori pensatori del nostro Paese, nel corso dei secoli, hanno tentato, con le ricerche e le riflessioni intellettuali consegnate alle loro opere, di definire e descrivere il carattere nazionale dell’Italia. Roberto Gervaso ha da poco pubblicato un libro di grande valore, intitolato “Lo Stivale zoppo, la Storia d’Italia dal Fascismo ai nostri giorni” (Mondadori). Il libro si apre con una ampia ricostruzione di quanto avvenne nel 1919, dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, durante la conferenza di Versailles.

Proprio le decisioni che vennero prese nel corso della conferenza francese ebbero delle conseguenze enormi nella storia Europea del prima Novecento. Infatti, mentre il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson dando vita alla Società delle Nazioni sognava di instaurare la pace perpetua nel mondo, il leader francese Georges Clemenceau impose delle sanzioni particolarmente gravose alla Germania, preparando in tal modo la crisi della Repubblica di Weimar e l’avvento del nazismo. Dopo avere delineato con uno stile di ineguagliabile eleganza e intriso di una ironia dissacrante, degno di maestri del giornalismo quali Leo Longanesi ed Indro Montanelli, quale era la situazione politica in Europa in quegli anni, Roberto Gervaso racconta il modo in cui si arrivò, dopo il famoso biennio rosso, alla crisi del regime liberale ed alla marcia su Roma delle milizie fasciste. Il Re Vittorio Emanuele III, rifiutandosi di firmare il decreto Facta con cui si sarebbe dovuto proclamare lo stato d’assedio, diede a Benito Mussolini l’incarico di formare il governo nel 1922.

Anche se il regime fascista diede vita ad un sistema politico autoritario, e si macchiò di crimini di inaudita ferocia come l’assassinio di Giacomo Matteotti, fino al 1935, secondo il giudizio di Gervaso, fece delle scelte politiche importanti per modernizzare il Paese, come la riforma della Giustizia con il codice di Alfredo Rocca, la riforma dell’istruzione voluta da Giovanni Gentile e la bonifica dell’Agro Pontino. Nell’ideologia fascista, nota Gervaso con lo sguardo dello storico, il nazionalismo conviveva con l’imperialismo, il futurismo con pragmatismo, Nietzsche con Marx. In seguito all’alleanza con la Germania di Hitler ed dopo aver deciso di partecipare alla Seconda guerra mondiale, il Regime Fascista portò il Paese verso la rovina. La narrazione fino al 1945 nel libro avviene seguendo il metodo tradizionale della storiografia.

Poi, con una finzione letteraria, Roberto Gervaso immagina che a raccontare la storia italiana sia Benito Mussolini, sopravvissuto alla fine del Fascismo e divenuto con il nome di Porfirio Oriani un corrispondente di un giornale svizzero, il Corriere Proletario. Attraverso gli articoli scritti da Porfirio Oriani il lettore segue le vicende che hanno segnato la storia italiana dal 1945 in poi: la fine della monarchia, la nascita della Costituzione repubblicana, il ruolo dei partiti nel radicare la democrazia nella coscienza delle masse popolari, gli anni della ricostruzione e del boom economico. Nel libro, che è documentato sul piano storico in modo rigoroso, sono molto profonde le analisi che spiegano come mai, dopo i governi centristi di De Gasperi, che scelse il campo occidentale e quello atlantico escludendo nel 1947 i comunisti dall’esecutivo, si è formato un debito pubblico spaventoso e lo Stato italiano è stato saccheggiato da una classe dirigente priva di senso dello Stato e di senso civico.

Ricorda l’autore nel suo libro che fu Winston Churchill che per primo parlò della cortina di ferro, destinata durante gli anni della guerra fredda a dividere l’Europa dell’ovest da quella dell’est. Per Gervaso, per capire il carattere nazionale è importante tenere presente che non è stato il pensiero di Niccolò Machiavelli ad influenzare la formazione della classe dirigente italiana, ma quello di Francesco Guicciardini, teorico nella sua Storia d’Italia del Particulare. Infatti, dopo la nascita dei governi di centrosinistra, nel nostro Paese è iniziata una dissennata dissipazione della risorse pubbliche, dovuta alla dilatazione eccessiva della spesa pubblica. Nell’Europa disegnata durante la conferenza di Jalta con la divisione tra il campo occidentale e liberaldemocratico e quello orientale e del socialismo reale, avendo l’Italia un Partito comunista che godeva di ampi consensi, la Democrazia Cristiana è stata per oltre quarant’anni condannata a governare per la mancanza di una reale alternativa.

Questo fatto ha avuto implicazioni nefaste e negative, accrescendo i difetti del nostro sistema democratico. Sono nel libro bellissime e indimenticabili le pagine che raccontano il sessantotto e le illusioni ideologiche con cui si baloccò una generazione di giovani, alcuni dei quali finirono per essere coinvolti nella lotta armata, che raggiunse il tragico culmine con il rapimento e la uccisione di Aldo Moro. Dopo gli anni difficili di tangentopoli, in cui si ebbe la distruzione del sistema dei partiti di massa, la scoperta di quanto vasta fosse la corruzione ed il vuoto che si creò nella vita pubblica del nostro Paese, nacque la Seconda repubblica. Il giudizio di Roberto Gervaso su cosa abbia significato la seconda repubblica in Italia è netto ed inequivocabile, poiché per l’autore in questi ultimi venti anni non c’è stato nessun rinnovamento, nessuna palingenesi, né la correzione, a causa della mancata approvazione delle riforme liberali, dei difetti presenti nel nostro sistema politico ed economico da molto tempo.

Mario Monti, che dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi si era presentato come il salvatore della patria, ha governato il periodo difficile della crisi finanziaria, che aveva investito l’Europa e l’Euro, seguendo una politica di austerità e rigore, che ha inasprito gli effetti della recessione. Accanto alla crisi economica, in Italia vi è stata la perdita di credibilità della classe politica, percepita dai cittadini come una casta gelosa, custode dei propri intollerabili privilegi. Questo sentimento diffuso di sfiducia verso il Palazzo ha generato nel nostro Paese il fenomeno del populismo ed ha consentito a Grillo di raccogliere il consenso di chi è giustamente indignato e deluso. Il governo di larghe intese, la cui formazione è stata voluta dal presidente Napolitano, in questo momento è l’unico in grado di portare il Paese al di fuori della emergenza economica e democratica. Con ironia e grande intelligenza Roberto Gervaso ci ricorda nel suo libro che questo è il Paese di Dante e Michelangelo, sommi geni, ma anche il luogo in cui sono nati Arlecchino e Pulcinella. Un libro molto intelligente.


di Giuseppe Talarico