"Neapolis" di De Rose, viaggio nella memoria

giovedì 31 ottobre 2013


Il libro “Neapolis” (Aneddotica e Memoria) raccoglie una serie di articoli, per l’occasione riveduti e ampliati, di Aurelio De Rose, i quali vennero pubblicati anni fa sul quotidiano “Il Roma”. Essi si propongono di ricordare a quanti si dilettano di napoletanità eventi e personaggi del passato, tra cronaca e curiosità, ma soprattutto è rivolto a quanti, distratti dall’incalzare della modernità, sembrano voler dimenticare uno straordinario patrimonio di cultura e tradizioni. Sono, come le definisce l’autore, piccole “cotes de l’histoire”; vicende che ha mostrato, da sempre, nel bene e nel male, tutta la sua particolare vivacità.

I napoletani sono gente antica, che non ha reciso le radici col passato e che ha rifiutato vigorosamente le suadenti sirene della modernità. Rappresentiamo una delle ultime tribù della terra in lotta contro la globalizzazione. Abbiamo alle spalle una storia gloriosa di cui siamo fieri, passeggiamo sulle strade selciate dove posò il piede Pitagora, ci affacciamo ai dirupi di Capri appoggiandoci allo stesso masso che protesse Tiberio dall’abisso, cantiamo ancora antiche melodie contaminate dalla melopea fenicia, ma soprattutto sappiamo ancora distinguere tra il clamore clacsonante delle auto sfreccianti per via Caracciolo e il frangersi del mare sulla scogliera sottostante.

Avere salde tradizioni e ripetere antichi riti con ingenua fedeltà è il segreto e la forza dei napoletani, gelosi del loro passato e arbitri del loro futuro, costretti a vivere, purtroppo, in un interminabile e soffocante presente. Gli episodi rievocati con puntigliosa precisione da Aurelio De Rose si gustano in pochi minuti. Sono storie di amori segreti, di follie, di fantasmi, di antichi palazzi, di tradizioni dimenticate e, lo confesso, sconosciuti agli stessi napoletanisti.


di Achille della Ragione