Un classico del '900, la famiglia Karnowski

martedì 22 ottobre 2013


L’editore Adelphi ha il merito di avere, seguendo una vocazione limpida per favorire la diffusione della cultura, riproposto ai lettori italiani i testi e i classici dei grandi scrittori. Appartiene a questo genere di libri “La Famiglia Karnowski” del grande scrittore ebreo Israel Joshua Singer.

Recensendo questo libro, un grande classico del Novecento, visto che venne pubblicato per la prima volta nel 1943, Pietro Citati, grande studioso di letteratura, non ha avuto esitazione a definirlo un grande capolavoro. La narrazione, che è divisa in tre parti, offre la possibilità al lettore di conoscere sia le differenze profonde da cui è stato attraversato il mondo ebraico in Europa, tra Askhenaziti e Sefarditi, gli ebrei d’oriente e quelli che discendono dalla penisola iberica, sia come la comunità ebraica è stata annientata, in seguito all’ascesa al potere in Germania del totalitarismo nazista. Grazie al romanzo di Singer possiamo conoscere quanto vaste e multiformi fossero le differenze dottrinarie e filosofiche presenti nella comunità ebraica che, tra l’Ottocento e la prima parte del Novecento, era presente in Germania, in Russia e in Polonia.

Il libro si apre e inizia con una scena memorabile, nella quale David Karnowski nella sinagoga di Melnitz in Polonia ha una dura disputa con il rabbino, il quale lo critica perché legge, durante la cerimonia religiosa, il commento di Moses Mendelssohn al libro del Pentateuco. Infatti, tra gli ebrei d’oriente, seguaci della corrente denominata Hassidismo, Moses Mendelssohn era considerato un pensatore eretico, poiché la sua riflessione intellettuale era rivolta a fondere l’antica tradizione ebraica con l’illuminismo. David Karnowski, uomo colto ed erudito, disprezza la città polacca e, per questo motivo, la abbandona insieme con sua moglie Lea.

Si trasferisce a Berlino, la città in cui ha vissuto Moses Mendelssohn, poiché ai suoi occhi Berlino rappresenta la cultura, la bellezza, la nobiltà, la raffinatezza intellettuale. David Karnowski, che abbandona la lingua Yiddish e inizia a parlare il tedesco, sostiene nella sua famiglia che, pur di integrarsi, è necessario essere un ebreo in casa e un tedesco tra le persone estranee. Sono straordinarie le pagine che descrivono l’atteggiamento sprezzante degli ebrei integrati e assimilati nella vita civile e culturale della Germania, rispetto ai nuovi ebrei, di origine russa e polacca, da poco approdati nella capitale tedesca.

David Karnowski s’inserisce nella capitale tedesca senza difficoltà, e dopo avere raggiunto il successo economico con le sue iniziative imprenditoriali, inizia a frequentare i salotti intellettuali. Tra i tanti personaggi che incontra nella sua nuova vita, è indimenticabile l’incontro che avviene con il libraio Efrain Walder, che vive al di sopra della sua libreria in una stanza piena di libri, dove legge, scrive e riflette, meditando sui testi dell’Ecclesiaste e della Torah. Dialogando con quest’uomo colto e profondo, che incarna l’antica saggezza ebraica, David rimane incantato dalle parole di Efrain, per il quale, come ci ricorda l’Ecclesiaste, nel mondo vi sono sempre state guerre, conflitti, odio e incomprensione tra gli uomini, in ogni era ed epoca storica.

David Karnowski si abitua a vivere a Berlino, mentre sua moglie Lea mostra un sentimento di estraneità verso la nuova città. Dal loro matrimonio nasce il figlio: George Karnowski. George a Berlino, essendo agiato, nella prima parte della sua vita si abbandona al divertimento e sembra non tenere, a differenza del padre, in grande considerazione il valore dello studio e della cultura. In seguito, in un quartiere popolare di Berlino, nel quale il padre è proprietario di alcuni immobili, George incontra un medico di cui rimane affascinato, il cui nome è Fritz Laudan. Fritz Laudan, come constata George, è un umanista che esercita l’arte medica con passione, e senza curarsi dei guadagni professionali, in favore dei ceti popolare, ed essendo ebreo, ha una venerazione per il mondo della scienza e del pensiero. Inoltre Fritz Laudan è il padre di una giovane dottoressa, Elsa Laudan, di cui George si innamora.

L’incontro tra George e queste persone, ebree come lui e dotate di grande intelligenza, è decisivo, poiché grazie a loro riesce a scoprire la sua vocazione. Infatti George, frequentando lo studio del dottor Laudan, decide di diventare medico. In breve tempo, dopo aver iniziato a frequentare una clinica privata di Berlino, a capo della quale vi è un grande medico, George Karnowski si afferma e diventa un professionista di grande prestigio. George, pur essendone innamorato, non sposa Elsa Lauden, poiché la giovane dottoressa sceglie di dedicarsi all’attività politica e lascia la professione medica per divenire deputato al Reichstag.

Sono di grande valore letterario e molto belle le scene che nella narrazione raccontano gli anni della prima guerra mondale e gli effetti devastanti che la sconfitta militare, subita dalla Germania durante il primo conflitto bellico, provocò sulla nazione. Infatti con il famigerato trattato di Versailles, secondo gli storici, la nazione tedesca dovette sopportare una grande umiliazione. George, indifferente alla volontà del padre, rifiuta di unirsi in matrimonio con una ebrea e sposa l’infermiera Theresa, di cui si innamora, pur essendo di religione cattolica. Dal loro matrimonio nascerà Jegor Karnowski.

In questa parte del libro è notevole e di rara perfezione la descrizione dell’atmosfera di paura e insieme di tensione collettiva che si diffuse nella Germania degli anni Trenta, quando, a causa della crisi economica e dell’alta inflazione monetaria, la Repubblica di Weimar entrò in crisi fino a capitolare e a favorire l’ascesa al potere dei nazisti. I nazisti, in questo periodo, mentre il consenso verso il loro movimento si estendeva a tutti i tedeschi, iniziarono a perseguitare i ricchi ebrei, che, in base alla propaganda politica intrisa di falsità e menzogne, vennero additati come i responsabili della catastrofe a cui era andata incontro la nazione tedesca, in seguito alla sconfitta subita durante la prima guerra mondiale.

Jegor Karnowski, essendo nato da un matrimonio misto, visto che il padre è ebreo mentre la madre è cattolica, è una personalità tormentata. Viene educato dalla zio, un ufficiale tedesco, la cui influenza nefasta lo induce a disprezzare il padre e ad assimilare i pregiudizi razziali, dominanti nella Germania degli anni Trenta. La famiglia Karnowski, prima che abbia inizio l’attuazione della azione finale per annientare il popolo ebraico, si dovrà trasferire negli Stati Uniti, sottraendosi alla persecuzione. David Karnowski, il capostipite, prima di lasciare Berlino, si reca in visita nella libreria di Efrain Walder, a cui racconta le persecuzioni di cui sono vittime gli ebrei in Germania, per sottrarsi alle quali ha deciso di trasferirsi negli Stati Uniti.

Efrain Walder, impassibile e imperturbabile, dopo averlo ascoltato senza ostentare alcun turbamento, gli ricorda che i persecutori presto saranno dimenticati, e che in ogni caso non possiedono il potere di annientare il Divino e lo Spirito. Infatti, osserva saggiamente Efrain Walder, nella storia umana rimarrà sempre il ricordo di Socrate, di Spinoza, di Kant, di quanti hanno consacrato la loro vita al pensiero. Diversamente, dei violenti e dei fanatici presto ci si dimenticherà e nessuno li ricorderà in avvenire.

Anche Elsa Laudan, dopo avere subito un periodo di carcerazione in Germania, si trasferirà con suo padre negli Stati Uniti, dove continuerà la sua battaglia politica contro i nazisti. Questo grande e indimenticabile libro racconta e descrive in che modo, alla metà degli anni Trenta del Novecento, la comunità ebraica di centro Europa venne annientata e distrutta dall’odio razziale.


di Giuseppe Talarico