Festival letterature, chiude Saviano

venerdì 5 luglio 2013


L’ultima serata del “Festival delle letterature di Roma”, che si tiene all’interno di un luogo magico e unico per la sua bellezza come la Basilica di Massenzio, è stata importante e indimenticabile per la presenza di Roberto Saviano, lo scrittore italiano conosciuto in tutto il mondo per i suoi libri d’inchiesta sul fenomeno criminale e le sue implicazioni nella vita economica e politica delle democrazie contemporanee. Maria Ida Gaeta, direttrice del festival, ha notato che Saviano è uno dei pochi scrittori in Italia ad incarnare grazie al suo ruolo che si è conquistato nella vita pubblica nazionale e internazionale, la passione civile e l’impegno per il cambiamento della società.

Ignazio Marino, da poco eletto alla carica di sindaco di Roma, ha dichiarato, nel porre il suo saluto alla moltitudine dei lettori presenti a Massenzio per ascoltare il lungo monologo tenuto da Roberto Saviano, che la sua amministrazione è animata dalla volontà di sostenere eventi culturali di livello internazionale come il Festival delle letterature. Per Marino, i grandi eventi mirano, come il festival delle letterature, a diffondere la cultura che è sempre, comunque sia declinata e concepita, un essenziale e fondamentale fattore di crescita umana e di civilizzazione. Inoltre, ha ricordato il primo cittadino capitolino, il festival delle letterature, creato da Maria Ida Gaeta, è una manifestazione culturale che favorisce la socializzazione tra i cittadini della capitale.

In tempi di crisi si sono ridotte le risorse per gli investimenti nel settore della cultura, tuttavia, ha osservato Marino, vi è la volontà di mantenere e preservare la immagine di Roma come città della cultura. A questo fine, il sindaco ha dato la notizia che presto i Fori Imperiali verranno pedonalizzati, visto che Roma ha una delle più importanti aree archeologiche del pianeta. Roberto Saviano ha esordito commentando in modo polemico le dichiarazioni del ministro della sanità Beatrice Lorenzin, rilasciate recentemente in occasione di un suo viaggio in Campania. Per il ministro Lorenzin l’alta percentuale delle patologie tumorali registrata in Campania, su cui sta indagando una commissione di esperti nominata dal ministero della sanità, dipende, ha notato criticamente Saviano, dagli stili di vita dominanti in questa regione, e non dalla presenza dei rifiuti tossici che hanno inquinato in modo devastante la gran parte del territorio della Campania. Roberto Saviano, con una precisione ammirevole e meticolosa, ha letto in modo scrupoloso i documenti, frutto delle inchieste della magistratura, da cui risulta in modo inoppugnabile che la Camorra continua a riversare i rifiuti tossici, provenienti dalla zona industriale del nostro Paese, in buona parte del territorio della Campania. Per lo scrittore questo è un fatto grave e sconvolgente che la politica non può e non deve ignorare e sottovalutare, tanto più che esiste la necessità di promuovere la bonifica dei terreni agricoli inquinati, a causa dei traffici illeciti voluti e realizzati dai criminali affiliati alla Camorra.

Saviano, durante il suo lungo ed importante monologo, ha voluto analizzare il rapporto tra la informazione, il fenomeno criminale e la democrazia in Italia ed in Occidente. Spesso, ha notato Saviano, le notizie che riguardano il narcotraffico, che produce ingenti guadagni alle organizzazioni criminali, sulla grande stampa vengono date con modalità descrittive e narrative, che non generano stupore né aiutano a capire il meccanismo di potere che c’è alla base di queste pericolose ed insidiose attività criminali. Un dato sconvolgente del nostro tempo è dato dalla constatazione che il capitalismo ha conosciuto una sua pericolosa metamorfosi, poiché è divenuto capitalismo mafioso e criminale. Il narcotraffico è una sorta di Bancomat per le organizzazioni criminali italiane, sempre più proiettate nel mercato globale, poiché è da queste attività che attingono le risorse per realizzare gli investimenti nel settore imprenditoriale e produttivo. Le mafie, declinate al plurale, in Italia hanno notevoli interessi nel settore commerciale, alberghiero, finanziario, immobiliare. Quando la famiglia Piromalli di Reggio Calabria, come risulta dalla intercettazioni disposte dai magistrati, dovette procurarsi i capitali per compiere gli investimenti nella economia cosiddetta legale, ricorse al narcotraffico della cocaina, che ha una dimensione planetaria e coinvolge tutti i grandi Paesi del mondo, a cominciare da quelli del centro e sud america. Con la lucidità e lo sguardo penetrante del vero scrittore, che ormai conosce il fenomeno criminale nella sua essenza, Saviano ha osservato che non bisogna pensare che nelle organizzazioni criminali sia presente una attitudine immorale.

Le organizzazioni criminali hanno il culto delle regole, ma soprattutto, negli ultimi anni hanno sviluppato una vocazione prevalente per gli affari e gli investimenti produttivi. Di fronte alla pericolosità di queste organizzazione, che approfittano della crisi economica e della fragilità delle nazioni Europee in crisi, per inserirsi nella economia legale, disponendo di enormi risorse ricavate dal narcotraffico, diventa fondamentale il modo in cui l’informazione racconta e rappresenta la realtà. Non è pericoloso, per i criminali, chi scrive un articolo oppure un libro sulle loro attività illecite, ma diventa fonte di preoccupazione e di timore l’informazione sul fenomeno mafioso che viene discussa, commentata e diffusa negli ambienti sociali. Infatti la conoscenza sul fenomeno criminale, che il mondo dei media è in grado di assicurare, impedisce che le storie legate alle nefande e turpi attività mafiose cadano nell’oblio o siano inghiottite dalla altre notizie presenti nel sistema della comunicazione globale.

Per i criminali, ha ricordato Saviano, è fondamentale incutere timore nell’ambiente sociale in cui vivono, ma per loro diventa motivo di preoccupazione se il loro nome genera sospetto e diviene noto alla pubblica opinione, soprattutto quando devono effettuare investimenti produttivi in altre regioni d’Italia oppure all’estero. I criminali hanno la tendenza a coltivare l’etica della infelicità. Per loro conta soltanto il denaro ed il potere che deriva dal suo possesso e controllo. Se vuoi una cosa, devi essere in grado di conquistartela con ogni mezzo, altrimenti sei uno sconfitto. Per i criminali è importante ridurre il grado di fiducia verso il prossimo e la società, poiché desiderano che a prevalere sia l’immagine di un mondo corrotto dove tutti sono mossi dalla bramosia di denaro e potere. L’uomo è un essere incoerente e contraddittorio, e se decide di vestire i panni del moralista e puntare il dito contro di loro, vuol dire che mente ed interpreta una parte in modo insincero ed infido. Sono apparse davvero molto penetranti queste riflessioni antropologiche di Saviano, che svelano la mentalità e la visione della vita degli uomini dediti al narcotraffico, che smarriscono se stessi dentro il labirinto del mondo misterioso del crimine e degli affari mafiosi e criminali.

Le carceri, e per averne conferma è sufficiente ascoltare una trasmissione radiofonica in cui intervengono i detenuti, sono divenute, per le condizioni disumane e terribili in cui versano, una vera è propria accademia del crimine. Infatti è dentro le carceri che i capi bastone delle mafie elargiscono la propria protezione e affiliano i giovani detenuti alle loro organizzazioni. La criminalità, ha notato ironicamente e tragicamente Saviano, è l’unica a puntare ed investire sui giovani. Per dimostrare quanto sia fondamentale nella vita democratica di un paese la libera informazione, come antidoto per arginare e debellare il fenomeno criminale, Saviano ha raccontato la storia del giornalista Messicano Vladimiro Garcia, di cui ha descritto la tragica vicenda nel suo ultimo libro Zero, Zero, Zero. Vladimiro Garcia è stato ucciso in Messico dagli esponenti del clan del narcotraffico Los Zetas, poiché nei suoi articoli, pubblicati sul giornale messicano “Il Tiempo”, aveva denunciato la complicità delle forze dell’ordine con gli uomini dediti al traffico della cocaina. Infatti le organizzazioni criminali, che temono il ruolo della libera informazione, quando si sentono minacciati dalla divulgazione delle notizie, mirano a delegittimare, mediante la calunnia e la diffamazione, i giornalisti liberi e indipendenti. Anna Politoskia, prima di essere uccisa, confidava al marito di temere la delegittimazione dei poteri criminali.

Giancarlo Siani, giovane giornalista del il Mattino, quando venne ucciso, da morto, in modo violento ed ignobile, venne denigrato, poiché si mise in relazione il suo omicidio con una presunta e falsa storia d’amore con la moglie di un camorrista. Stessa sorte ha subito il giudice Chinnici, ucciso in Sicilia all’inizio degli anni ottanta. A questo proposito, Saviano ha rivelato di avere incontrato Julian Assange, colui che attraverso Wikileaks ha svelato i meccanismi occulti del potere. Assange, che vive da solo in isolamento, ha colpito Saviano con la sua calma, dovuta alla pratica Zen che coltiva, ed ha sostenuto, dialogando con lo scrittore, di essere convinto di avere fatto una cosa importante, poiché ha creato un luogo dove possono confluire le notizie, che riguardano chiunque abbia subito un torto o una ingiustizia. L’informazione è fondamentale nella vita democratica per assicurare la libertà e la tutela dei diritti dei cittadini, questo dimostra, secondo Saviano, il caso Wikileaks. Non bisogna dimenticare che già alla fine del 2008, prima che avesse inizio la crisi economica, un membro dell’Onu aveva con autorevolezza denunciato che il denaro liquido presente nel sistema bancario proveniva dal narcotraffico, che realizza profitti attraverso la cocaina per miliardi di dollari in tutto il mondo.

La questione della legalità, nel nostro Paese ed in occidente, per Saviano deve, vista la pericolosità del crimine trasformatosi in forza imprenditoriale, precedere la tradizionale divisione tra destra e sinistra. Citando Corrado Alvaro, per il quale la disperazione deriva dalla costatazione che è inutile vivere con onestà, Saviano ha sostenuto che il coraggio civile è fondamentale per intraprendere un percorso di cambiamento e rinnovamento, in modo che la speranza non venga distrutta dalla prepotenza dei criminali e fare, il tal modo, arretrare l’ombra minacciosa del fenomeno criminale. Alla fine di questo suo memorabile monologo, Saviano ha letto una lettera del grande pittore van Gogh al fratello. In questa lettera, van Gogh lamentava con tristezza la perdita del denaro, ed in seguito, per le sue vicissitudini, quella dell’onore. Alla fine però, in questa stessa lettera, confessava dolorosamente il grande pittore che, avendo perso il coraggio, era stato privato di tutto. Menzionando i celebri versi di Danilo Dolci, Saviano ha ricordato che ciascuno cresce solo se è sognato da altre persone. Una lezione di grande spessore civile e letterario.


di Giuseppe Talarico