Il “discorso amoroso” di Barthes

venerdì 28 giugno 2013


Il Centro Luigi Di Sarro (via Paolo Emilio, 28), con il patrocinio del dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell'Università degli studi di Roma, “La Sapienza”, ospiterà fino al 6 luglio 2013 la mostra curata da Maddalena Rinaldi, “Frammenti di un discorso amoroso”. Come si può intuire dal titolo dell'esposizione, il riferimento è all'opera dello studioso francese Roland Barthes, grande intellettuale e acuto critico sociale, il quale aderirà all'attività strutturalista con studiosi del calibro di Foucault, Lacan, Lévi-Strauss. L’esposizione, esito di un progetto di ricerca condotto dalla curatrice, è teso a realizzare un dialogo attraverso la contaminazione di discipline differenti quali arti visive, letteratura, cinema, musica e teatro. Espongono dieci artisti, con approcci diversi all'arte, ognuno con la propria specifica, quanto per molti aspetti inconsueta, lettura dell'opera di Barthes.

Così le sculture di Alessio Paolone, Yo Akao, Elena Rondini, offrono una visione esteticamente stimolante, dando forma a una profonda concettualizzazione del contenuto artistico, ben reso per esempio da “Cuore” di Paolone, una interessante quanto originale “scultura prensile”. Nelle stanze del Centro si potranno ammirare anche le opere pittoriche di Alessia Demarco e di Alba Kia, le composizioni fotografiche di Alessandra Baldoni e di Serena Scionti, le installazioni di Monticelli & Pagone, di Sergio Baldassini e l'opera video di Andrea Natale. Fin dall'inizio della visita, è forte il coinvolgimento relativo ai diversi aspetti che le opere, nelle loro specificità, realizzano nelle sale. Il visitatore viene spesso messo in scacco da soggetti decontestualizzati o da oggetti stranianti che, seppur solo apparentemente “disconnessi”, rimandano a una riflessione profonda e chiedono allo spettatore una presa di coscienza dell'opera, qualunque essa sia (e qui vi è la bravura del curatore, nell'armonizzare il percorso tra le opere), portandolo, alla fine del processo “cognitivo”, a una nuova consapevolezza dell'opera stessa e, grazie a essa, dell'amore di cui parla Barthes.

Così chi si pone davanti alle opere sentirà sempre un collegamento che lo porterà al testo, a quei “frammenti” che sono dentro ogni opera, in una rilettura simbolica e spesso attenta, dell'amore. Come scriveva lo stesso Barthes, in quella che forse è la sua opera più nota, “Mythologies”, “… c'è un segreto unico del mondo, e consiste in una parola, l'universo è una cassaforte di cui l'umanità cerca la combinazione (...)”, forse, mi viene da pensare, l'arte può essere la combinazione che realizzerà l'umana consapevolezza dell'inutilità di aprire quella “cassaforte”.


di Paolo Ricci