"La grande bellezza" di Paolo Sorrentino

venerdì 31 maggio 2013


Paolo Sorrentino è tra i registi italiani una personalità di grande talento. Il film, appena approdato nelle sale cinematografiche, La Grande Bellezza, di cui è regista e del quale ha scritto la sceneggiatura insieme con Umberto Contranello, colpisce sia perché ha l’ambizione di raffigurare il nostro tempo, segnato dal declino intellettuale e morale, sia perché ha come riferimento evidente la Dolce Vita di Federico Fellini. Nella prima scena, ambientata sulla sommità del Gianicolo, vengono ritratti i turisti che, in preda allo stupore di fronte alla bellezza di Roma, fotografano la città. Qualcuno muore dopo avere contemplato Roma dall’alto. Subito dopo vi è nel film una lunga sequenza che mostra un festa, dove persone ricche e di potere si abbandonano al divertimento, in un luogo squallido e rumoroso, che trasuda volgarità, ed in cui regna la mondanità capitolina. Dopo questa lunga scena, compare il protagonista principale del film.

Jep Gambardella è uno scrittore, autore di un unico libro intitolato l’apparato umano, con cui ha ottenuto il successo. Adesso, per vivere, svolge l’attività di giornalista, collaborando con una rivista. Jep Gambardella, interpretato in modo straordinario da Tony Servillo, si è trasferito a Roma, quando aveva ventisei anni. Dopo avere abbandonato la festa per il suo compleanno, all’alba cammina lungo il Tevere, e ricorda che fin dal primo giorno in cui ha vissuto nella capitale, la sua ambizione è stata quella di essere il re della mondanità. Vi è una singolare somiglianza tra lo scrittore Jep Gambardella ed il personaggio della Dolce vita di Fellini, il giornalista interpretato da Marcello Mastroianni. Infatti, alla stessa maniera del protagonista della Dolce Vita, anche Jep Gambardella si muove di notte nella città eterna, frequentando le feste che si tengono sulle terrazze nelle case dei personaggi della mondanità capitolina.

Jep, proprio durante una conversazione con i suoi amici, che avviene sulla terrazza della sua casa situata di fronte al Colosseo, ha uno scambio di opinioni con una sua collega, la quale parla del suo impegno civile, ricorda con spocchia i tanti libri cha ha pubblicato e critica i giovani che, appena scoprono di avere talento, lasciano l’Italia. Jep, in un soprassalto di dignità, ricorda alla sua amica che è ricca e privilegiata, che i suoi libri non li ha letti nessuno, che il suo impegno civile durante il periodo della formazione universitaria era velleitario e completamente inconcludente. Poi, e questo è un dialogo importante per capire il senso del film, Jep dichiara e confessa che sia lui sia i suoi amici sono sull’orlo del Baratro e della disperazione, sicchè possono sono limitarsi a consolarsi e confortarsi reciprocamente. Infatti in questo film, altro elemento che richiama la Dolce Vita, i personaggi principali, oltre a sguazzare nello squallore consacrato alla vacuità della vita mondana, sono tutti sopraffatti dall’angoscia e dalla disperazione. Ognuno di essi è ritratto dal regista con occhio sapiente e penetrante.

C’è Romano, interpretato da Carlo Verdone, che aspira a divenire un drammaturgo ed uno scrittore, ma presto, comprende di non avere talento e decide di abbandonare Roma e ritornare al suo paese di origine. C’è il figlio dell’amica di Jep, una ricca signora dell’alta borghesia romana, che ha smarrito il senso della vita, vive con angoscia la sua esistenza e per attenuare la sofferenza si è immerso nella lettura dei grandi scrittori. Alla fine questo giovane, sopraffatto dall’angoscia, si suicida. Le immagini del funerale del suicida, con le riflessioni di Jep sul vuoto che subentra nell’animo dei familiari dopo il rito del funerale, sono straordinarie e strazianti. Sempre vagando all’alba, dopo avere presenziato all’ennesima festa, rientrando nella sua casa Jep trova sul pianerottolo un signore maturo. L’uomo, il marito di Elisa, la donna che Jep ha amato da giovane, è addolorato. Gli annuncia tra le lacrime ed un dolore inconsolabile, che Elisa è morta. Il marito di Elisa parla dei suoi tormenti, poiché ha ritrovato il diario della moglie ed ha scoperto che Elisa ha amato soltanto Jep. Jep, nel cui animo riaffiorano i ricordi del suo amore giovanile, che si è consumato di fronte al mare della sua terra d’origine, in preda alla nostalgia per la giovinezza perduta si abbandona al pianto. Sempre nel corso delle sue passeggiate, in una Roma vuota e desolata, mentre l’alba rischiara il cielo di Roma, Jep in un locale di spogliarelliste conosce una giovane donna.

È la figlia del proprietario del locale, si chiama Ramona, interpretata in modo straordinario da Sabrina Ferilli. Ramona ha uno sguardo triste e ed il suo volto ha i segni della sofferenza. Infatti Jep, frequentandola, oltre a scoprirne la sensibilità, viene a sapere che è malata e da li a poco morirà. Nella parte finale di questo ambizioso film, che ritrae la Roma del nostro tempo, mostrandone in modo visionario l’anima cinica e disincantata, c’è un episodio che conferisce una dimensione poetica al racconto. Infatti Jep in una festa di matrimonio incontra un Cardinale, che senza imbarazzo discute e parla della sue ricette di cucina. Proprio in quella occasione Jep viene a sapere che una suora ultracentenaria, designata con il titolo di santa per le sue attività benefiche, sta per arrivare a Roma. La suora conosce Jep, poiché ha letto il suo libro nella sua giovinezza. Durante l’incontro, la suora, una donna dal volto pallido e sofferente, poiché la direttrice del giornale insiste perché rilasci una intervista a Jep, dichiara con poche parole che la povertà non può essere raccontata, bisogna limitarsi a viverla. Sempre durante la stessa cena, Jep tenta di instaurare un dialogo con il cardinale sui contenuti spirituali e sulla fede, senza riuscirci.

Questa scena nel film mostra la crisi spirituale del nostro tempo. Alla suora che gi ha chiesto come mai non abbia più scritto un altro libro, Jep risponde che non è riuscito a farlo, perché ricercava la grande bellezza. Jep, alla fine del film, ripensando all’amore della sua giovinezza, ritrova l’ispirazione e decide di ritornare a scrivere un libro. Nelle prime righe del suo libro medita sul fatto che sotto il chiacchiericcio vacuo si dissimulano e nascondono gli sprazzi della bellezza, gli unici per cui valga la pena di vivere. Un film che mostra il nostro tempo in modo impressionante ed in maniera raffinata e poetica.

"La Grande Bellezza" di Paolo Sorrentino. con Tony Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Isabella Ferrari, Giorgio Pasotti, Luca Marinelli, Carlo Buccirosso, Giorgia Ferrero, Pamela Villoresi, Iaia Forte, Galatea Manzi, Anna della Rosa, Giovanna Vignola, Roberto Herlitzka.


di Giuseppe Talarico