"La distrazione" di Enzo Bettiza

giovedì 23 maggio 2013


In una sua riflessione apparsa sul diario europeo, che teneva sulla terza pagina del Corriere della Sera, Alberto Moravia una volta osservò che non si poteva capire la storia del ventesimo secolo, senza considerare l’influenza esercitata da due correnti di pensiero: il marxismo e la psicanalisi. Sono riaffiorate nella mia mente queste lucide riflessioni di Moravia, dopo avere concluso la lettura di uno straordinario libro, La Distrazione edizioni Mondadori, di cui è autore un intellettuale mitteleuropeo ed un grandissimo scrittore del nostro tempo, Enzo Bettiza. Il libro è un grande affresco storico sulla storia europea dei primi anni del secolo scorso, compresi tra la fine della prima guerra mondiale e l’avvento dei totalitarismi, sia quello comunista sia quello nazista, che misero in crisi la civiltà e la cultura liberale. Nella prima parte dell’ampia narrazione, la cui scrittura incanta ed affascina il lettore con la sua perfezione stilistica , compare un uomo anziano, che ha appena compiuto novanta anni.

L’uomo, il cui nome è Peter Jarkovic, vive sull’isola di Brazza, che si trova di fronte a Spalato. Nel porto dell’isola casualmente Peter incontra una giovane turista, che somiglia in modo impressionante alla donna, Ines, che ha amato a Vienna negli anni trenta. Questo ricordo della donna Viennese, incontrata in un caffè letterario, induce Peter a scrivere le sue memorie sulla sua vita avventurosa e colma di esperienze indimenticabili. Peter era il rampollo di una facoltosa famiglia dalmata, costruttori di navi e proprietari dei cantieri navali. Dopo la crisi del 1929 il padre, sopraffatto dalla difficoltà economiche, si tolse la vita, suicidandosi. Nella facoltà del politecnico, dove ha studiato per diventare un ingegnere, a Vienna Peter incontra un professore molto colto Janec Harsek, vicino per orientamento culturale alle posizioni politiche dell’austromarxismo. Durante le lezioni universitarie, il professore Harsek spesso si abbandonava alle sue divagazioni politiche, sostenendo che la repubblica ideale, vagheggiata da Platone nella Repubblica, si era instaurata felicemente in Russia, dopo la rivoluzione del 1917. Peter è affascinato dal professore, di cui diviene un seguace.

Un giorno sta per recarsi in un caffè viennese per incontrare la donna che ama, ma per distrazione Peter confonde i locali e si viene a trovare in modo casuale , in compagnia del suo professore Harsek, ad una riunione politica, che si svolge in una nota pasticceria di Vienna. Presto Peter si accorge che il capogruppo della riunione è un uomo dotato di grande intelligenza politica. Bruno Hamoc, questo il suo nome, dopo la morte di Harsek, decide di arruolare Peter nella organizzazione segreta oms, la quale dipende dal Kominter che si trova a Mosca. Nel libro è straordinario il ritratto che Bettiza traccia e delinea di Bruno Hamoc, un agente segreto che agisce nel cuore dell’Europa per conto dei sovietici, mentre avviene l’uccisione di Dollfuss, capo del governo Austriaco, e Hitler è in procinto di annettere con il famoso Auschluss l’Austria alla Germania nazista. Dopo essere stato arruolato, poiché considerato persona adatta a lavorare nei servizi segreti per la terza internazionale, in quanto istruito e colto, malgrado provenga da una famiglia borghese, Peter trascorre un periodo in una villa immersa nei boschi del Burgeland. In questo luogo, dopo una violenta discussione con un altro esponente dei servizi segreti di nome Wlater, Peter con stupore ed angoscia constata che di notte Bruno Hamok lo uccide con spietatezza.

Questo episodio dentro il romanzo descrive in modo stupefacente il clima e l’atmosfera dello stalinismo, il cui inizio viene fatto coincidere da Bettiza con la uccisione di kirov, accusato di deviazionismo ideologico da Stalin. Peter assiste impassibile a questo processo di disumanizzazione dovuto alla follia ideologica del comunismo staliniano, volto a costruire e generare l’uomo nuovo in nome di una visione astratta della umanità e della storia politica. Per renderlo ancora più esperto nell’uso degli esplosivi e migliorarne la formazione, Bruno Hamok decide di inviare Peter a Mosca. Qui il giovane, nel clima cupo e sospettoso dell’epoca dominata dallo stalinismo, in cui la crudeltà si congiunge casualmente alla forme più abiette della lotta politica, Peter va a vivere nel famoso Hotel Lux, dove alloggiavano i principali esponenti della terza internazionale. Dopo avere ottenuto il passaporto della unione sovietica, Peter trascorre un periodo di formazione in una caserma, che si trova ad Ostankino.

In questo luogo conosce un alto ufficiale sovietico Ostov, uomo di grande cultura ed intelligenza, che gli espone le sue granitiche convinzioni politiche. Trovandosi vicino a Borodino, dove venne combattuta la guerra dei russi contro la invasione francese guidata da Napoleone agli inizi dell’ottocento, Peter decide di visitare questo luogo storico. Trovandosi a Borodino, Peter ricorda come la battaglia è stata descritta da Tolstoj in Guerra e Pace, e soprattutto riflette sul fatto che per il grande scrittore russo nella storia umana non è possibile trovare disegni voluti dallo spirito universale. Dopo il periodo russo e l’addestramento, Peter viene colto da un malessere interiore, per cui viene dalla organizzazione segreta ricoverato in una clinica elegante immersa tra gli alberi di Wienerwald. In questa clinica Peter incontra un medico, il dottore Molnar, che pur essendo stato allievo di Freud, ha ripudiato il metodo della psicanalisi. Questa parte della narrazione evoca le atmosfere descritte da Thomas Mann nella Montagna Incantata. Una volta uscito dalla clinica, a Peter viene affidato un compito da Bruno Hamok. Deve recarsi a Zagabria, capitale della Croazia, e preparare e compiere un attentato terroristico, per fomentare il conflitto tra i serbi ortodossi ed i croati cattolici. Sono straordinarie le pagine nella quali viene descritta sia la civiltà danubiana sia la regione dei Balcani, in cui è avvenuto storicamente il miracolo di far convivere in modo pacifico per secoli le tre religioni monoteiste.

L’attentato, che dovrebbe avvenire nel teatro di Zagabria, durante la rappresentazione di un dramma che rievoca la vicenda storica di Zrinski, ero croata ucciso dai turchi, pone un dilemma morale a Peter. Infatti il tenore che interpreta sulla scena il personaggio di Zrinski è suo zio. Malgrado i tormenti interiori, Peter rimarrà fedele alla organizzazione del Komintern e per questo otterrà una promozione di grado una volta ritornato a Vienna. Anche questo episodio, dentro questo meraviglioso romanzo storico, mostra come i militanti e gli esponenti del Komintern erano tenuti ad anteporre le ragioni e gli interessi della loro organizzazione politica, guidata dalla unione sovietica, a considerazioni dovute ai vincoli sentimentali ed affettivi. Nella ultima parte del libro, quando oramai il nazismo è all’apice della sua parabola storica, sia Peter sia Bruno comprendono che devono abbandonare l’Austria e seguire quanto stava per avere inizio in Spagna, durante il mese di luglio del 1936, dove la guerra civile tra il fronte popolare ed i fascisti di Franco era imminente.

Nella sua conclusione Peter, disincantato e prossimo alla morte, nel tentativo di capire le origini storiche e filosofiche dei totalitarismi Europei, riflette sulla famosa frase di Hegel, secondo la quale la storia umana equivarrebbe al giudizio universale. Infatti per Peter è stato lo storicismo, che individua un fine teleologico nella storia, a rendere possibile la conciliazione dei contrari, il bene ed il male, e indicare la possibilità di procedere, in base al movimento dialettico della vicende politiche, alla costruzione della società perfetta e priva di contraddizioni. Questa visione astratta della storia, che deriva dall’idealismo storicista di Hegel, è responsabile dei terribili esperimenti politici di Hitler e Stalin, che hanno provocato e causato la uccisione di milioni di uomini e donne. Un libro utile e profondo per capire la civiltà europea e la tragedia dei totalitarismi. Imperdibile.


di Giuseppe Talarico