"Piangi pure" di Lidia Ravera

martedì 7 maggio 2013


L'ultimo romanzo di Lidia Ravera (scritto per le Edizioni RCS Bompiani), è una sottile poesia al vetriolo dove, solo in apparenza, si invoca il perdono per tutti i peccati della società moderna. Il "piling" (cioè, la funzione di accatastamento, per strati emotivi, dei molti vizi e delle rare virtù del mondo contemporaneo) origina dal dramma di una terza età, vuota come il guscio di un'ostrica, la cui perla fu, un giorno, predata da un astuto pescatore di perle. Da questo "core", amaro come la cicuta, si dipartono, come rami di un albero malato e rinsecchito, i peccati dell'adulterio; la gestione, fin troppo disinvolta, del corpo di donna, da parte di figlia e nipote; l'avidità del possesso, esemplificata dall’atteggiamento mellifluo di una commerciante flaccida che, per dare una casa a suo figlio, scommette sulla data di morte di un'anziana donna, Iris, costretta - per sopravvivere - a mettere in vendita il suo "guscio" della nuda proprietà.

Il retrogusto, scorrendo questo bel romanzo della Ravera, ha un sapore decisamente autobiografico. L'anziana protagonista, quasi ottuagenaria, infatti, è una scrittrice, che presenta un rapporto "monogamico" e "incestuoso" con l'unico romanzo della sua vita, nettamente autobiografico, venduto al pubblico per molte centinaia di migliaia di copie. Nel corso della narrazione, Iris ripercorre, con continui, roventi “feed-back” e con l’aiuto del suo romanzo, i momenti più crudi della sua esistenza, in una sorta di autoanalisi “reichiana”. Con i proventi dei diritti d'autore, Iris aveva poi acquistato un lussuoso appartamento in uno dei quartieri più esclusivi della Capitale. È all'interno della spirale, emotivamente avvolgente, degli spazi interni di quest'ultimo contenitore fisico, che si dipanerà, per l'essenziale, come il filo di una Moira, il dramma umano della terza età di Iris, coniugandosi all’apparizione -nel suo cielo grigio- della sua personalissima Cometa di Hallen dell’apocalisse sentimentale.

"Piangi pure" è, innanzitutto, un delicato romanzo d'amore, che fa violenza alla dittatura anagrafica, racchiudendo in una bottiglia, lasciata alla culla dei marosi, la fase sublime dell'Amore e dell'Innamoramento, che definirei di.. "Complessità due". Proprio come, nella scienza, si direbbe di programmi che creano altri programmi.. Il coinquilino di Iris (semplice affittuario, destinato ad ammalarsi di cancro) è uno psichiatra, Carlo, sposato, senza figli, con la moglie Annalisa. Quest’ultima, diverrà una figura drammatico-poetica “double-face”, che i confini perimetrali, tracciati dalla penna della Ravera, renderanno assai migliore del suo ruolo di moglie tradita. Da quel baccello avvelenato del male fisico, poi, si riaffaccerà prepotente la funzione vitale essenziale del sesso appena mimato, sublimato da un sentimento immortale del donare la vita per la vita! Capolavoro "autorale" della Ravera è quello di disegnare un'affascinante "Nested sequense" -sorta di successione telescopica di "nidi" affettivi, dove il precedente è inserito nel successivo-, dell'albero genealogico familiare. Il libro della Ravera ne riconosce e ne descrive almeno tre: quelli di Iris, di sua figlia Alice, e della figlia di quest'ultima, Melina.

La capostipite, dotata di un Io particolarmente sadico e punitivo, si innamora perdutamente del suo carnefice affettivo, abbandonando per pochi mesi la figlia Alice, di sette anni, e il marito, Antonio , dirigente in vista del Pci. Sarà la comune origine politica dei due coniugi, permeata dalla più ferrea ortodossia comunista, a fare del tradimento di Iris una colpa (socialmente) grave e imperdonabile. Quel suo “peccato”, infatti, la protagonista dovrà scontarlo (soprattutto da punto di vista "ideologico") con quaranta anni di solitudine, lasciando un Antonio -ormai demente- alle cure della sua badante slava. A far scendere fino alle caviglie, in seguito, quel suo saio di donna penitente, sarà sufficiente l'arrivo travolgente del secondo grande amore "terminale" della sua vita. Struggente, in questo senso, il concatenarsi degli eventi, che porteranno Iris e Carlo nelle braccia l'uno dell'altra, guidati da un male prepotente che, paradossalmente, "aggiunge" tempo apparente a chi lo sta esaurendo.

Carlo, accolto in casa di Iris, ha tutto l'aspetto di un pellegrino arrivato al termine della sua personalissima via Franchigena della sofferenza. Negli intermezzi di questa storia d’amore, Melina, nipote di Iris, bellissima, ultrasexi, superficiale fino alla nausea e disinvolta, entra ed esce strumentalmente dai letti blasonati, concedendosi, a tratti, alla gioventù debordante dei suoi coetanei. Alice, la figlia di Iris, invece, affiora dal suo livello nidificato di affettività avvelenata, per costruirsi un nuovo alveo di maternità artificiale (dal quale aveva espulso, a suo, tempo la sua unica figlia naturale), adottando l'infanzia violentata da figure genitoriali degradate, in un tentativo di redenzione senza innamoramento! Lettura, vivamente, da non perdere!


di Maurizio Bonanni