Monarchici e governo nel Dopoguerra

giovedì 14 marzo 2013


Con fortissimo ritardo rispetto agli studi dedicati a partiti e movimenti politici di maggior peso (dalla Dc, al Pci, al Psi), si notano finalmente saggi che investono sia il mondo liberale sia il variegato complesso dei movimenti di destra. Si segnala perciò con soddisfazione l’uscita, per Rubbettino, del volume “I monarchici e la politica estera italiana nel secondo dopoguerra” (pp. 252, € 18). Due ne sono gli autori: Luciano Monzali, docente di storia delle relazioni internazionali a Bari (Università Aldo Moro), ben noto per le ricerche sugli italiani in Dalmazia, e Andrea Ungari, contemporaneista presso l’Università Marconi e la Luiss, con all’attivo più di una ricerca sul mondo monarchico. Il libro analizza l’atteggiamento dei monarchici nei confronti delle scelte di politica estera operate dai governi italiani, essenzialmente dalla proclamazione della repubblica alla scissione operata nel 1954 dai seguaci di Achille Lauro ai danni del Partito nazionale monarchico. L’opera si distingue in due settori, che s’intersecano completandosi.

Ungari analizza, con una paziente ricerca, la stampa legittimista e svariati documenti d’archivio, per ricostruire le posizioni che, con una certa coerenza (non sempre appannaggio, invece, dei missini), il movimento monarchico mantenne sulle vicende internazionali. I problemi affrontati non erano di scarso peso: il trattato di pace, le colonie, il confine orientale, l’adesione all’Alleanza Atlantica, l’integrazione europea. A studiare queste e altre questioni di politica estera era soprattutto un pugno di ambasciatori, che avevano ricoperto incarichi di primo piano, da Roberto Cantalupo a Raffaele Guariglia. La materia interessava in prima persona lo stesso segretario del partito, Alfredo Covelli. Lo spoglio di riviste e giornali quali “Italia Monarchica, Governo, La Capitale”, consente di verificare l’attenzione dedicata alle grandi questioni, che si riverberava poi nei dibattiti parlamentari a opera di esponenti monarchici. Alla figura di uno fra i più autorevoli rappresentanti del mondo legittimista, l’ex ministro degli Esteri (nel governo Badoglio I) e ambasciatore Raffaele Guariglia, è dedicato il saggio di Monzali. Più ancora che all’attività svolta da Guariglia negli anni in cui fu senatore monarchico (fra il 1954 e il ’58), l’attenzione si rivolge all’intera vita del diplomatico, ripercorrendone la carriera, “dal consenso alla fronda”, per diventare “uomo del re”.


di Marco Bertoncini