Quando la protezione è in concorrenza

venerdì 8 febbraio 2013


L’A-Team è un vecchio telefilm degli anni ‘80 in cui quattro ex militari, ricercati dalla giustizia, si dedicano a raddrizzare i torti, chiamati di volta in volta dalle persone in difficoltà. A distanza di anni sembra un po’ ingenuo e quello che era un successo ora è poco più che un programma per nostalgici, anche se un paio di anni fa ne hanno ricavato un film blockbuster. 

 Volendo guardare la storia da un punto di vista un po’ diverso: mi chiedo, sfrondando i particolari, cosa fa in fondo l’A-Team, un gruppo di persone specializzata in servizi di protezione che viene chiamata da privati, per sopperire alle inefficienze della polizia o a volte alla corruzione della stessa. L’A-Team è insomma una sorta di giustiziere che difende i più deboli, ma se ci allontaniamo un attimo dalla morale semplicistica, ci accorgiamo che il motivo dell’esistenza del gruppo è l’inefficienza dello Stato nello svolgere il compito di protezione dei cittadini. Quando una persona o un gruppo di cittadini subisce violenze e non riesce ad essere aiutato dallo Stato ricorre all’A-Team. I membri della squadra sono ex militari con varie attitudini e capacità, dallo stratega, al pilota, allo specialista in armi, alla spia. Ognuno è un esperto nel proprio campo ed è la loro forza, potremmo dire competitiva, rispetto allo Stato i cui militari e poliziotti sono dotati di un addestramento generico.

Nella sigla iniziale si racconta che i quattro ex-militari sono stati accusati ingiustamente di un crimine e per questo ricercati dalle forze dell’ordine e dall’esercito. Nello svolgere delle varie puntate del telefilm viene il fondato sospetto che la “guerra” fra stato ed A-Team sia dovuto più a motivi concorrenziali e non di giustizia. I quattro eroi mettono in dubbio il monopolio della violenza dello stato che non volendolo perdere, li perseguita. In fondo, l’accusa ingiusta, sembra più una scusa per eliminare un concorrente che la naturale persecuzione di un crimine. L’A-Team riesce sempre a sfuggire a militari e poliziotti, chiaramente per esigenze di copione, ma anche perché ha la solidarietà delle persone a cui ha risolto i problemi. Una persona minacciata dal crimine, che viene salvata dai quattro non denuncerà mai i propri salvatori ed immaginate anche quale possa essere la fiducia delle persone nella polizia se ricorrono all’A-Team. Sicuramente si tratta della classica storia dei buoni contro i cattivi e quindi i problemi che devono affrontare i nostri eroi non sono di semplice soluzione, ma permane il fatto che l’A-Team va a sopperire all’inadempienza dello Stato. 

In una puntata che mi è capitato di rivedere di recente, il problema era il racket, tipico compito che deve risolvere la polizia. La trovata che i membri dell’A-Team siano ricercati è stata sicuramente un’esigenza scenografica per rendere più affascinante e più dinamica la storia, però rende evidente il concetto di agenzie di protezione in concorrenza. L’A-Team è una di queste e lo stato cerca di combatterla, perché l’affermarsi di agenzie di protezione private metterebbe in crisi il suo monopolio. Lo stato è tale perché ha il monopolio della violenza su un territorio, tutto il resto delle funzioni non lo determinano per quanto in teoria si possa dire il contrario. Pensate alla varie funzioni statali; per esempio, a fianco agli ospedali pubblici possono esistere quelli privati, ma a fianco della polizia non può esistere una polizia privata. Non consideriamo i vigilanti che, come indica il termine, non sono poliziotti. Ma ancor di più, pensate alla difficoltà di dimostrare la legittima difesa. Se la si guarda da un altro punto di vista, cosa turba lo Stato se il cittadino ammazza un ladro nella sua casa? Se si riflette ci si accorge che un atto del genere mina le basi dello stato. 

Se il cittadino è in grado di difendersi da solo, perché dovrebbe esistere lo stato? Per tutti gli altri servizi è più o meno evidente la capacità del mercato di fornirli. Anche per la giustizia esiste l’arbitrato o l’attuale mediazione o, se torniamo al passato, possiamo citare la medievale “Lex Mercatoria” che è una forma di diritto creato dai privati per la gestione dei commerci. Oltre a queste considerazioni, lo Stato si regge sulla coercizione che si esplica in vari modi, ma quello più evidente è il prelievo forzoso di parte del reddito dei cittadini-sudditi. Questo può avvenire e non possiamo affermare il contrario, solo perché lo Stato ha il monopolio della violenza: come posso io cittadino, oppormi alla volontà dello Stato? 

Alcuni studiosi volendo identificare i prodromi per la nascita dello stato moderno centralista e accentratore citano lo scioglimento, da parte del Re francese Luigi il Bello, dell’Ordine del Tempio (meglio conosciuti come templari). Il problema qual era? Al di là della volontà più o meno storica d’espropriare le ricchezze del Tempio, il re non poteva tollerare che sul suo territorio fosse presente un esercito che non rispondesse ai suoi ordini o, in altri termini, che ne mettesse in dubbio il monopolio della violenza. La nascita degli stati moderni è la lotta per l’affermazione del monopolio della violenza su un territorio. Nel medioevo il Re doveva elemosinare soldati dai suoi feudatari per andare a fare la guerra, altrimenti aveva solo i suoi soldati personali, cosa ben diversa dallo stato centralista moderno, dove c’è un unico esercito. L’A-Team mette in evidenza come lo stato teme i concorrenti sul suo territorio. Se lo stato tollerasse l’A-Team, dovrebbe farlo per altre agenzie di protezione e quindi dovrebbe ammettere la sua impotenza nel compito fondamentale che lo definisce. In breve, si trasformerebbe in una delle tante agenzie di protezione in concorrenza, non avrebbe più il monopolio e non potrebbe contare per il suo sostentamento sul prelievo coercitivo delle ricchezze dei suoi cittadini, ma solo sulla capacità di assolvere i suoi compiti.


di Vito Foschi