La scienza di oggi è la particella "denaro"

domenica 29 luglio 2012


Una volta lo scienziato ricercatore era una sorta di figura mitica fuori dal mondo, spesso isolato nel suo mondo costituito da provette ed alambicchi. Oggi la situazione è completamente diversa; lo scienziato moderno è inserito in organizzazioni multidisciplinari strutturate e gerarchiche, intorno a cui ruotano non solo sete di nuova conoscenza, legittime ambizioni della grande scoperta, ma anche interessi economici con tutte le implicazioni del caso.

In tempi di crisi, di tagli draconiani questi aspetti possono influire persino in maniera devastante. Ad esempio è lecito porsi il quesito su quanto abbia influito lo spauracchio dei tagli sulla tradizionale prudenza del provare e riprovare prima di proclamare una nuova conquista, soprattutto se rivoluzionaria, quali il recente caso dei neutrini risultati ad un “particelvelox non omologato” (affetto da un errore sistematico successivamente individuato dagli stessi sperimentatori) più veloci dei limiti di Einstein la cui teoria pone quella della luce come velocità insuperabile.

Noi proprio da queste colonne avevamo espresso seri dubbi quando grande era il tripudio con ministri che rivendicavano il merito della costruzione di un fantomatico tunnel e “burocrati” della scienza che cercavano di capitalizzare in termini di finanziamenti il risultato. Qualche perplessità l’abbiamo anche per la scoperta della fantomatica “particella di Dio”; qualcosa senz’altro è stato rilevato ma forse non si tratta di “particella mistica” neppure di Sant’Antonio o di San Pasquale. Ignoro se le attività economiche e di finanziamento abbiano un santo protettore a cui intitolare la particella di recente rilevata, ma il sospetto che dal Cern la notizia sia uscita in modo da innescare qualche forzatura mediatica finalizzata a prevenire tagli in vista è, come dicono i pm, un “atto dovuto”.

Staremo a vedere. Comunque la lezione delle inevitabili dimissioni dell’allora Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) che aveva trionfalisticamente esaltato quello che poi era solo un errore di misura è servita. Ufficialmente al Cern hanno adottato un profilo possibilista di grande prudenza; la stampa ha enfatizzato, ma nessun giornalista cambierà per questo mestiere, anzi. In questo contesto non ci si deve meravigliare se anche il mondo della scienza, quello dei santuari del più elevato sapere viene coinvolto in beghe di basso profilo per questioni di fondi e di natura sindacale. Cosa sta avvenendo?

Apprendiamo da alcuni documenti sindacali che lo scorso ottobre 2011 è stato costituito, con la partecipazione del Ministero Istruzione Università Ricerca, il Miur del tunnel dei neutrini, un consorzio tra l’Infn, quello dei neutrini tachionici, e l’Università di Roma Tor Vergata, diretto da Roberto Petronzio, presidente dell’Infn all’epoca della vicenda neutrini. I sindacati in stile metalmeccanici denunciano che a tutt’oggi non è stato ancora ufficialmente reso pubblico, a differenza delle altre delibere del consiglio direttivo dell’Infn, lo statuto del consorzio, nonostante sarebbe stato approvato nel luglio dell’anno scorso.

Ma poi si va al sodo, anzi al soldo. Con toni apocalittici si denuncia che 19 milioni di euro assegnati nell’ambito dei cosiddetti, e sembrerebbe non meglio definiti, “progetti bandiera”, sarebbero stati trasferiti dall’Infn al nuovo consorzio. A tal punto la scienza, la conoscenza, le nuove frontiere della fisica, la stessa “particella di Dio” prosaicamente “vanno al diavolo” sovrastati da questioni di precariato, di “poltrone”, di stipendi ritenuti eccessivi, in particolare per i casi di cumuli di più retribuzioni, per i dirigenti del nuovo ente, di destinazione di fondi e della modalità della loro gestione. La denuncia che ci è stata fatta pervenire è corredata da una tabella contabile. Forse le frontiere dello scienziato del passato erano più limitate, forse ci si limitava a cercare tutt’al più la “particella del sagrestano”. La scienza era più romantica e, forse, anche più genuina e produttiva.

Oggi si ricerca l’immagine anche in questo campo; si mettono in piedi e trovano finanziamenti costosissimi progetti che inseguono scoperte rivoluzionarie e sconvolgenti, mentre poi non si erogano fondi per la “cenerentola” ricerca applicata, in grado di influire realmente sul progresso delle scienze e della tecnologia, persino con ricadute economiche e sul tenore di vita. Già, ma questo è un governo di tecnici. Cosa voglia dire è un mistero, dal momento che nelle pratica non si esce dal vecchio “tunnel dei neutrini”, nel senso metaforico dell’approccio “politico”.


di Giorgio Prinzi