Spinoza, l'opera di Bonino-Andreoli

domenica 24 giugno 2012


«L’umorista è uno che vede, nelle vicende quotidiane, nei grandi momenti storici e sociali, il lato buffo, il lato contrastante, e lo mette in evidenza». Questa massima, del grande regista Mario Monicelli, sembra adattarsi perfettamente allo spirito alla base di Spinoza, celeberrimo blog satirico collettivo che, da anni a questa parte, produce alcune tra le più sagaci e taglienti battute sulla attualità italiana ed internazionale, registrando un sempre crescente successo, di pubblico e di critica (confermato dal premio di “miglior blog italiano”, conquistato nel 2009 e nel 2010). 

Un fenomeno inarrestabile, che si è già trasformato due volte in best seller in libreria (”Spinoza, un libro serissimo” nel 2010, e “Spinoza. Una risata vi disseppellirà” nel 2011, entrambi pubblicati da Aliberti Editore), e che ora ci riprova, con la terza raccolta “Spinoza. Qualcosa di completamente diverso”. 

Da “L’Unione Europea compie vent’anni. Ma non vuole sentirsi dire che questa è la più bella età della vita” a “Sono passati vent’anni da Tangentopoli. Sembra domani”, dodici mesi di feroce satira anticrisi in oltre 25000 battute in gran parte inedite, in cui niente e nessuno viene risparmiato. Un’opera titanica, che Alessandro Bonino - creatore del blog assieme a Stefano Andreoli - presenta a L’Opinione.

Non c’è due senza tre per Spinoza. Questa è reiterazione del reato.
Avevamo in mente di pubblicare tre volumi fin dal primo giorno. L’idea di partenza era di realizzare una vera e propria trilogia, ed avevamo pianificato tutto nei minimi dettagli, anche nei colori di copertina, che non a caso sono gli stessi che utilizziamo sul sito. Ovviamente, era per noi una scommessa: se il primo libro avesse avuto successo, ne avremmo scritti tre, e così è stato. Arrivati fin qui, non sappiamo se proseguiremo a pubblicare oppure no, è presto per dirlo. Tuttavia, questo libro era necessario, lo abbiamo desiderato fortemente perché è un po’ diverso dagli altri: quest’anno, nelle vicende italiane, c’è stato un profondo cambiamento, ed al suo interno sono contenuti due tipi di satira completamente differenti, sulla realtà di prima (delle dimissioni di Berlusconi ndr), e quella attuale. Berlusconi si è spesso rivelato quasi un capocomico, fare satira su di lui era alle volte aggiungere qualcosa che forse non serviva, mentre ora sono tutti seri e ingessati - o almeno così si presentano - ma non per questo non pericolosi: è importante fare satira in questo momento, ma in modo diverso, bisogna scavare più a fondo ed è più soddisfacente colpire il governo.

Qualcuno ipotizza che, dimessosi Berlusconi, sia più difficile fare satira politica. A molti comici e molti giornalisti militanti, oggi, sembra mancare l’ossessione di un tempo.
Senza dubbio, Silvio Berlusconi dava lavoro a molte persone, non solo come imprenditore, ma anche, indirettamente, come politico, perché il suo personaggio ispirava battute ed alle volte comicità, e di questo lui stesso ne sembrava consapevole. Talvolta, alle prese con alcune notizie, sembrava di essere già nell’umorismo, senza bisogno di satira aggiuntiva, con risate sulla base dei fatti e non su battute satiriche. Il mio amico scrittore Paolo Nori sostiene che a volte la sola descrizione di un fatto è già, di per sé, un atto politico: con il governo precedente bastava spesso descrivere il fatto per produrre già una battuta. Basti pensare, ad esempio, a quando il Ministro Gelmini, alla Camera, per sbaglio votò contro la sua stessa riforma: una battuta è quasi superflua, perché la notizia fa già ridere da sola. Adesso, con Monti, è molto più difficile e, sotto questo punto di vista, bisogna impegnarsi ulteriormente. Per noi, però, ora è divertente quanto prima, forse di più. Anzi, adesso la satira dà maggiori soddisfazioni: non eravamo ossessionati da Berlusconi, e da quando non c’è più lui non abbiamo risentito di alcun calo di lettori.

Oltre a Monti, però, ora si registra l’ascesa in politica di Beppe Grillo. Si può fare satira su di un comico?
Certamente. Anzi, tutte le volte che a Spinoza vogliamo far arrabbiare la gente, facciamo una battuta su Beppe Grillo, del quale è obiettivamente impossibile parlare bene. È bellissimo e divertentissimo fare satira su di lui, perché si tratta di un personaggio che si prende totalmente sul serio, nonostante il suo passato da comico. Sembra quasi impensabile che una figura come lui, che ha fatto anche molte cose carine, come i monologhi o lo spettacolo “Te la do io l’America” sia cambiato così, trasformandosi in una sorta di guru, un santone considerato infallibile. Non me ne capacito. E così, tutte le volte che capita l’occasione di fare una battuta su Grillo o sui grillini, colpiamo senza pietà. Anche perché sembra spararle grosse ormai quasi ogni giorno.

Il fenomeno Spinoza sembra essere inarrestabile. Vi aspettavate un successo così grande?
In tutta sincerità, no. Avevo - e ho tuttora - un blog che non parla di attualità. Per questo, decisi di aprire un altro blog per trattare nuovi argomenti, e scelsi di chiamarlo Spinoza perché il nome era libero e mi piaceva molto la figura storica del filosofo olandese: Paolo Nori ne scrisse un romanzo, Bertrand Russell una splendida biografia, e poi avevo letto il testo della sua scomunica per eresia. Nacque inizialmente come un progetto collaterale, al quale in seguito invitai qualche amico a collaborare. Il resto è storia, Spinoza è cresciuto nel tempo fino a diventare quello che è oggi, e di questo siamo molto contenti: vi sono una trentina di persone formidabili che si occupano di gestire il blog ed il forum, e di selezionare quotidianamente le migliori battute proposte da decine e decine di collaboratori da tutta Italia. Il materiale è sempre di più, e c’è naturalmente molta selezione da fare. Con questa folta schiera di seguaci e di collaboratori, ancora non abbiamo deciso cosa fare in futuro: potremmo proseguire a fare satira, oppure potremmo trasformare Spinoza in un partito politico, un movimento della gente e per la gente, magari chiamarlo “Cinque Stelle”. Sempre che qualcuno non ci abbia già pensato, ovvio.


di Cristiano Bosco