Dal Risorgimento ad oggi, l'Italia di Inseghi

domenica 17 giugno 2012


Mario Isnenghi è l'autore di un saggio storico, pubblicato dall'editore Laterza con il titolo "Storia D'Italia. I fatti e le percezioni dal Risorgimento alla società dello spettacolo", che è destinato a divenire un punto di riferimento per la storiografia contemporanea. 

Infatti, a differenza di altre opere uscite recentemente sullo stesso argomento, colpisce il metodo che l'autore ha scelto per raccontare un arco di tempo così vasto e complesso. Nel saggio non vi è una semplice rappresentazione dei principali eventi storici, ma la descrizione della storia d'Italia attraverso il criterio della percezione, facendo riferimento ai testi ed alle testimonianze dei principali intellettuali e politici che di questa storia sono stati al contempo testimoni e protagonisti. 

Questo aspetto essenziale del libro di Isnenghi ne definisce il carattere innovativo sul piano delle ricerca storica e ne rende la lettura interessante e fondamentale. Nel libro, nella prima parte, vi è una analisi assai penetrante dei "Promessi Sposi" di Manzoni, grazie alla quale l'autore dimostra che le leggi, nel periodo che precede l'unità nazionale, sono sempre state concepite per garantire la supremazia delle due classi egemoni: la nobiltà ed il clero. 

Renzo, simbolo del mondo popolare, rimane vittima di un sopruso perpetrato da un signore arrogante e da solo non riesce ad ottenere giustizia. Nella prima parte del volume vi è una sottile distinzione tracciata dallo storico tra il pensiero di Guicciardini, autore della celebre storia d'Italia e "teorico del particulare", e quello di Machiavelli che, conferendo autonomia alla politica, con realismo indica "Nel Principe" la necessità di liberare l'Italia dalla occupazione straniera. 

Per Isnenghi con la "Storia della Letteratura italiana", Francesco De Sanctis fu il primo a cogliere l'essenza della identità culturale e letteraria del popolo italiano, opera nella quale per la prima volta prende forma il Noi collettivo. Nella seconda parte del saggio, vi è un riferimento alle novelle scritte da Ippolito Nievo, celebre autore delle "Confessioni di un Italiano", nelle quali viene raccontata la vicenda esistenziale degli aristocratici animati dall'aspirazione di pervenire alla unità nazionale, i quali abbandonano le loro lussuose ville per scoprire ed entrare in contatto con la civiltà contadina.   

Il risorgimento viene nel libro presentato come un movimento che, al di là dei meriti di Cavour abile nel perseguire la politica del connubio con la Francia di Napoleone III, venne guidato e dominato da piccoli gruppi di intellettuali, costretti a rifugiarsi all'estero come Giuseppe Mazzini, autore dei "Doveri dell'Uomo" e teorico della religione della patria. 

Per comprendere cosa accadde in Italia, subito dopo l'unità, nel libro vengono indagati tre temi specifici: l'istruzione, il rapporto tra cattolicesimo e stato unitario, la condizione della donna nell'Italia unita. Certamente la generazione che aveva sognato di vedere sorgere una patria capace di inverare gli ideali in cui aveva creduto, dopo il Risorgimento e il raggiungimento della unità nazionale, precipitò  in uno stato d'animo oscillante tra la delusione ed il disincanto, come emerge dal grande romanzo di Pirandello "I Vecchi ed I Giovani". 

Con l'unità d'Italia nasce la scuola pubblica, alla quale hanno accesso tutti i bambini senza distinzioni di classe. Da questo punto di vista "Cuore" di De Amicis rimane un libro fondamentale per capire il valore della scuola pubblica. Dopo l'unità d'Italia, i cattolici si trovano in una condizione difficile, poiché viene imposto ai credenti con il non Exspedit, il divieto di partecipare alla vita pubblica per la fine del potere temporale. Proprio in questi anni i libri di Antonio Fogazzaro, nei quali i temi del modernismo vengono ad assumere un rilievo enorme e indicano le inquietudini esistenziali dei credenti, suscitano la disapprovazione delle gerarchie. Infatti il libro di Fogazzaro "Il Santo" verrà da Papa Pio X messo all'indice. 

In questa parte del libro, l'autore sottolinea la grande anomalia italiana, per la quale il credente si trova ad avere una doppia cittadinanza, in quanto cittadino italiano e seguace della religione cattolica, fatto storico che spiega la mancanza di autonomia del nostro stato unitario, malgrado il concordato voluto dal fascismo nel 1929 e confermato dal governo Craxi negli anni Ottanta. 

Meravigliose e indimenticabili sono le pagine nel libro nelle quali, mediante la citazione di opere letterarie, viene raccontata la lenta ed ineluttabile evoluzione e lo sviluppo della emancipazione femminile, con le prime donne che, dotate di talento e capacità intellettuali, riescono a raggiungere l'alta formazione e ad esercitare le professioni intellettuali. 

In questa parte del volume, prima che si manifesti la disputa tra quanti si dichiararono neutralisti e quanti invece ritennero opportuno coinvolgere l'Italia nella prima guerra mondiale, vi è un riferimento al libro di De Amicis "Il Primo Maggio", opera sconosciuta, grazie alla quale si ha la possibilità di capire come si formò il movimento operario ed il partito socialista mentre emergeva il conflitto di classe tra capitale e lavoro con la prima rivoluzione industriale. 

Per evocare l'orrore della guerra di trincea, nella quale il paese entrò nel 1915, l'autore cita ampi brani di opere letterarie di struggente bellezza, come quelle di Emilio Lusso e di Comisso. Grazie a queste opere, sappiamo che sul Carso i soldati erano costretti a combattere, perché sorvegliati ed incalzati dai carabinieri che li spronavano, minacciandoli di morte. Questi episodi per Isnenghi dimostrano che il sentimento della appartenenza alla patria era debole ed evanescente tra i soldati italiani. 

Con il biennio rosso e la occupazione delle fabbriche, mentre la sinistra si divede con la scissione di Livorno del '21, si assiste alla affermazione politica di Mussolini, che nel 1922 viene designato dal Re D'Italia a formare il governo, dopo che c'è stata la marcia su Roma. Il fascismo come fenomeno politico non viene solo descritto come la conseguenza della crisi dello stato liberale, dominato dai notabili, nel quale vi era una divisione tra paese legale e quello reale, collegato con il cattolicesimo. 

Per capire come, dopo il delitto Matteotti, si arriva alla formazione della dittatura, nel libro vi è una riflessione sul rapporto tra nazionalismo e fascismo e sull'idea dello Stato Etico, elaborata dal grande filosofo Giovani Gentile, uno dei principali esponenti dell'idealismo italiano insieme a Benedetto Croce. I crimini del regime, come le vergognose leggi razziali e la persecuzione violenta degli oppositori, come Salvemini, Gobetti, Rosselli, Amendola, vengono in modo magistrale raccontati e descritti. 

Con la caduta del fascismo, nel 1943, mentre il governo Badoglio firma l'armistizio con gli anglo Americani ed al seguito del Re abbandona Roma per trasferirsi a Brindisi, il paese, in seguito alla occupazione dei nazisti, si trovò diviso, tra il nord, dove vi era la Repubblica Sociale dei Mussolini, ed il sud Italia, liberato dagli alleati. Questa situazione politica provocò, secondo una espressione che oramai fa parte della storiografia contemporanea, "la morte della patria". Per capire la facilità sorprendente con cui la classe dirigente italiana mutò posizione politica, passando da un sostegno incondizionato verso il fascismo al ripudio del regime, Isnenghi racconta la vicenda di Giovanni Ansaldo, grande giornalista. 

Durante il regime fascista, Ansaldo fu un apologeta del regime, subito dopo il 1945, scrisse ed espresse giudizi sprezzanti verso Mussolini e la politica perseguita dal suo regime autoritario e dispotico. In seguito alla fine della seconda guerra mondiale, si ha la nascita della Costituente e della democrazia italiana fondata sui partiti, il cui fondamento è dato dalla Costituzione Repubblicana, la quale venne elaborata con il contribuito essenziale dei cattolici democratici, dei liberali, dei socialisti e dei comunisti. 

Nella parte finale del libro viene analizzata la fine con mani pulite della prima repubblica e l'avvento della  società dello spettacolo che, secondo l'interpretazione di Mario Isnenghi, ha soppiantato il dibattito ideologico prevalente durante la Prima Repubblica.


di Giuseppe Talarico