La primavera araba sbarca al cinema

domenica 29 aprile 2012


Tempo di primvera e di festival in tutto il bel paese. A Salerno in "Linea d'ombra" è appena stato il turno di una rievocazione un po' malinconica della primavera araba in quello che poteva essere e non fu, cioè una rivoluzione laica. Il tema sono i terremoti culturali che hanno sconvolto questo inizio di millennio.

Ora che Egitto e Tunisia stanno sprofondando nell'islamizzazione strisciante, con casi di cronaca come i due blogger tunisini condannati a sette anni per ateismo o con i candidati dei fratelli mussulmani respinti al mittente dall'esercito egiziano nella selezione per la imminente tornata elettorale, fanno molto pensare tre film di tre registi tunisini, scelti tra quelli della rassegna, cioè "Hymen nationale - Malaise dans l'islam" di Jamal Mokni già visto a Roma durante il Medfilm fest dello scorso novembre, "Normal" di Merzak Allouache, e "No more fear" di Mourad Ben Cheikh, anche esso visto a Roma a novembre durante il Medfilm festival.

Quello del regista di nazionalità acquisita belga Mokny è senz'altro il più polemico sin dal titolo: attacca infatti l'ipocrisia sociale tunisina sulla questione della verginità femminile pre-matrimoniale. Descrivendo la pratica della ricostruzione chirurgica dell'imene, come succedaneo della verginità perduta. A Roma quando fu proiettato ci furono enormi polemiche con il pubblico italiano islamically correct che fu affrontato a muso duro dallo stesso regista, gay dichiarato. "Normal" di Allouache è invece la storia del regista Fouzi che cerca i suoi attori per mostrare loro il montaggio finale del film realizzato due anni prima. L'opera dovrebbe raccontare le disillusioni di un giovane che cerca di esprimere la sua idea di arte. Il regista è alla ricerca di un'idea originale e soprattutto di un nuovo finale. La reazione dei suoi attori lo spinge a dare una nuova conclusione alla sua storia, in un paese nel quale si sono levate improvvisamente un mare di proteste. Il classico cinema che parla di sé stesso, una cosa già vista in Europa durante il '68 con Citto Maselli.

Infine "No more fear" in cui da parte di Ben Cheikh viene ripercorsa la palingenesi della nascita della prima delle rivolte arabe. Insomma è la testimonianza della rivoluzione e il racconto dei suoi protagonisti. Come è noto la cosiddetta "primavera araba" cominciò in una strada della città tunisina di Sidi Bouazid, quando il ventiseienne Mohamed Bouazizi, si diede fuoco per protesta contro la polizia locale, più precisamente una vigilessa annonaria locale che lo aveva schiaffeggiato davanti a tutti sequestrandogli la merce per presunta evasione fiscale. Una scena e insieme un clichè che rischiano di ripetersi anche nella parte nord del Mediterraneo, quella europea, se la crisi continuerà a caratterizzarla nei prossimi anni.


di Dimitri Buffa