La dolce vita di Woody Allen

sabato 14 aprile 2012


Woody Allen, almeno lui, ama Roma. Il suo ultimo film, presentato ieri alla stampa, ne è la prova più lampante sin dal titolo: To Rome with love. Altri indizi? Nella pellicola che uscirà in seicento copie da venerdi prossimo, insieme a Penelope Cruz, Alec Baldwin, Judy Davis, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig, Ellen Page - cioè alcuni degli attori più alla moda della Hollywood di oggi - ha fatto lavorare, nell'ordine, Roberto Benigni, Antonio Albanese, Ornella Muti e Riccardo Scamarcio, fungendo quasi da ufficio collocamento per Cinecittà. Inoltre la Roma che lui descrive nel film è in pratica un incrocio tra quella di Fellini dei tempi della Dolce Vita e in generale la capitale del boom economico degli anni '50. Che, purtroppo, ormai non esiste più. Per cui vai con inquadrature tra piazza del Popolo, Trastevere e il quartiere Monti, con pomeriggi estivi e panorami mozzafiato e persino con un "io narrante" che nientemeno è il vigile urbano che sta sulla pedana di piazza Venezia. Una cartolina, insomma, anche stucchevole, specie all'inizio, ma poi compensata dalle solite situazioni paradossali che fanno sganasciare di risate in tutti i film di Woody Allen, anche i meno riusciti. Tra i quali, forse, i critici di palato più esigente potrebbero porre questo To Rome with love. Peraltro c'è una battuta che da sola vale tutto il biglietto del film: quando a un certo punto Allen, che torna a recitare una parte in scena dopo molti film (e già questo è un valore aggiunto), parlando di psicanalisi con il personaggio che interpreta sua moglie nel film le dice: «Se sei in contatto con Freud nell'aldilà digli che rivoglio i soldi indietro». E questo è anche un ulteriore segno della disillusione del regista dopo anni di utenza del settore. La trama mette insieme  un architetto americano molto noto che rivive la sua gioventù, un borghese romano qualunque che all'improvviso si trova ad essere la massima celebrità di Roma; una giovane coppia provinciale che finisce per perdersi in incontri romantici separati ed un regista americano di opera che tenta di far salire sul palcoscenico un impresario di pompe funebri che è anche un grande cantante. 

Il famoso architetto John (Alec Baldwin) è in vacanza a Roma, dove ha vissuto nel corso della sua giovinezza. Passeggiando nel suo vecchio quartiere incontra Jack (Jesse Eisenberg), un giovane abbastanza simile a lui. Tipo Father and son di Cat Stevens. Mentre osserva Jack innamorarsi pazzamente di Monica (Ellen Page), la splendida e civettuola amica della sua ragazza Sally (Greta Gerwig), John rivive uno degli episodi più dolorosi della sua vita. Cioè l'innamoramento per un'attricetta arrampicatrice sociale dell'epoca. Di fatto si trasforma nel "grillo parlante" del giovane  ma non riesce ad evitargli la sbandata. 

Da parte sua, il regista di opera in pensione Jerry (Woody Allen) è arrivato a Roma con la moglie Phyllis (Judy Davis) per conoscere il fidanzato italiano della figlia Hayley (Alison Pill), cioè  il giovane avvocato Michelangelo (Flavio Parenti) incontrato dalla ragazza passeggiando al Campidoglio. Come in un tempo che sembra essersi proustianamente fermato per Woody. 

Jerry è sorpreso nel sentire il padre di Michelangelo, Giancarlo (il famoso tenore Fabio Armiliato), che di mestiere fa l'impresario di pompe funebri, cantare arie, mentre fa il bagno, come se ne sentirebbero solo a La Scala. 

Convinto, anzi ossessionato, dal fatto  che  un  talento  così  prodigioso non debba rimanere nascosto, Jerry coglie l'occasione per promuovere il talento di Giancarlo e ridare un senso anche alla propria stessa carriera di manager uscendo dal recinto pre pensionistico. Infine c'è Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni), teoricamente una persona tremendamente noiosa che si sveglia una mattina e scopre di essere uno degli uomini più famosi d'Italia "a sua insaputa". Immediatamente i paparazzi cominciano a seguire ogni sua mossa e a porgli domande su ogni sua abitudine. Leopoldo sembra non abituarsi alle lusinghe della notorietà e alle interviste dei giornalisti televisivi con domande idiote che ricordano tanto quelle della vita e della tv reale. Ma quando la notorietà d'improvviso se ne andrà, così come era arrivata, cioè inspiegabilmente, allora comincerà ad avere qualche rimpianto. Conclude il quadretto surreale che in realtà serve per fare un omaggio a Roma che a suo modo è commovente, la vicenda di Antonio (Alessandro Tiberi) il quale, giunto da Pordenone a Roma nella speranza di fare colpo sui suoi parenti puritani e introdotti in Vaticano con l'adorabile nuova moglie Milly (Alessandra Mastronardi) in maniera da poter ottenere un lavoro esclusivo nella grande città, si ritrova a portare a pranzo dai suddetti una escort capitatagli per caso nella camera d'albergo, oltretutto con le sembianze di Penelope Cruz. Questo mentre la moglie Milly si perde per Roma cercando un parrucchiere last minute. Antonio finisce col far passare la donna di facili costumi  per sua moglie, mentre Milly si imbatte (e ne è  poi corteggiata e sedotta) nella leggendaria star del cinema Luca Salta (Antonio Albanese). Del film verrà ricordata anche l'invenzione di fare cantare l'impresario di pompe funebri sotto la doccia in allestimenti teatrali dei "Pagliacci": l'attore, che come accennato è un vero cantante d'opera, nella trama scritta da Allen riesce a dare il meglio di sé solo quando si insapona e si sciacqua cantando. 

Di qui l'"allestimento con doccia" portato in giro con grande successo anche se i critici sui giornali danno al regista, impersonato da Woody, del minus habens. Comunque se nel film Midnight in Paris il pretesto per fare vedere la città della belle epoque era la memoria ritrovata dei luoghi dove Hemingway, Picasso, Matisse e Gertrude Stein si riunivano bisbocciando, Roma più modestamente appare dipinta come una città di taverne tipiche, di turisti americani in vacanza, di splendidi tramonti e di bande dei carabinieri che suonano "Volare" a Piazza di Spagna. Lo sguardo del regista si sofferma sulle rovine e sui rimpianti.

E  appaiono quasi inspiegabili (e vagamente patetiche) le performance para politiche di Roberto Benigni nella conferenza stampa tenutasi all'hotel Parco dei principi dopo la proiezione. Performance in cui ha affermato, per compiacere i cronisti che facevano a lui e a Woody domande idiote sulla politica italiana, che «nel film ci sono macchine, donne, gente famosa senza motivo», per cui «sembra la storia di Bossi».

O anche che «quando Woody Allen ha girato,  Roma non era cosi: c'erano Berlusconi, le escort, le feste, Bossi e il sole». Più sincero e con meno voglia di captatio benevolentiae da anti politica lo stesso Allen che ha candidamente confessato che «Roma è una città come nessun'altra al mondo» e che «un americano si rende davvero conto di essere in Europa, in un altro continente, non a Londra o a Parigi, ma proprio qui a Roma». 

Perchè è in un certo modo «esotica, con uno stile di vita completamente differente, unico». E «avere potuto realizzare un film in questa città è stato un dono per me, una festa». Come a dire: la trama è un pretesto, con un canovaccio comico scoppiettante, la sostanza è "il mio amore per Roma". Delle beghe politiche di questa Italietta da crisi e governo tecnico pare importi qualcosa solo ai giornalisti e alle giornaliste che sgomitano per fare a Woody Allen domande politicamente corrette. Quelle che usano per mettersi in mostra nelle grandi occasioni.


di Dimitri Buffa