L’odio: il coronavirus dei social

Il by-product del coronavirus? L’odio razziale e demenziale sui social. Con le dovute precauzioni per l’uso, però. L’odio feroce e monoculare manifestato dalle singole persone non è una prerogativa né di destra, né di sinistra. Quello ideologico invece sì. È bene rileggersi approfonditamente la Storia sciagurata del XIX sec., per scoprire che Stalin e Hitler hanno causato centinaia di milioni (sic!) di morti, il primo con i genocidi di classe, le carestie pilotate e i Gulag (qui, è ora di rileggersi Solgenitsin!); il secondo con la follia genocidiaria e criminale della Shoah e per aver direttamente causato la Seconda Guerra Mondiale. I social, a proposito della fabbrica privilegiata di haters (i famosi “odiatori”), sono le matrici che fabbricano una quantità abnorme di moneta falsa, nel senso dell’informazione pubblica e privata, in cui in particolare gruppi chiusi di persone mettono a fattor comune il loro enorme astio per augurare ogni tipo di male ed esercitare il turpiloquio più infame e vigliacco contro leader politici, minoranze etnico-religiose o semplicemente di genere. Nell’intervista (v. Repubblica del 6 feb. 2020) a Luciana Lamorgese, attuale Ministro dell’Interno che conosco piuttosto bene e stimo incondizionatamente da sempre, l’intervistatore ha cercato molto inopportunamente di… intestarsela a sinistra invitandola a una polemica aperta contro il suo predecessore. Ma, a parte questo sgradevole tentativo, a mio avviso il Ministro “tecnico” ha mostrato una sua cifra, una statura professionale e personale che equivalgono a un n-moltiplicatore (“n” maggiore di uno…), per competenza ed equilibrio, dei corrispondenti valori politici mostrati dalla stragrande maggioranza dei suoi predecessori!

Lamorgese, infatti, nelle sue risposte piuttosto colte e raffinate al problema degli haters ha dato un esempio tutto da imitare di che cosa voglia dire in termini corretti essere un Grand Commis d’Etat, come quelli targati Ena (la macroniana Ecole Nationale d’Administration), che ebbi modo di conoscere personalmente a Parigi nella metà degli anni 80. Uno fra tutti: il Direttore pro tempore dell’Ena, Simon Nora. Perché, poi, l’Odio è il vero, inguaribile coronavirus dei ocial rispetto al quale non c’è cura né guarigione perché esso è un componente naturale e insopprimibile dell’animo umano. Ma, i social hanno qualcosa di molto più perverso oltre al fatto di essere un nido di aspidi: inducono alla menzogna. Chi la spara più grossa va a finire nella prima pagina dei giornaloni nazionali e non solo. Due esempi, per chiarire, entrambi illuminanti su quanto siano sapienti alcuni professori che insistiamo a mandare in cattedra senza mai verificarne il merito oggettivo, la struttura della personalità e la loro adeguatezza di docenti. Il primo, in ordine cronologico, è riferito al solito negazionista della Shoah, lodatore dei successi economici del regime hitleriano. Il secondo, ancora più demenziale, di colui che denuncia un’inesistente e mai avvenuta sassaiola studentesca contro cittadini cinesi. Per non parlare di atteggiamenti da deferire ai centri per il trattamento delle demenze che riguardano più o meno giustificate segregazioni di cinesi e di italiani, per evitare il contagio da coronavirus.

Ora, e qui voglio essere molto franco: le campagne estremiste del politically correct generano, per induzione, l’insorgenza violenta dei suoi oppositori. Non dimentichiamocelo mai: quando le minoranze diventano potenti lobbies addirittura a livello mondiale, danno luogo alla reazione che viene molto ben trattata nel modello denominato La Finestra di Overton, che consiste in un approccio teorico per identificare le idee che definiscono lo spettro di accettazione delle politiche di governo. I politici per aver successo devono stare all’interno di un range accettabile della Finestra. In conseguenza, lo scivolamento a destra o a sinistra della Overton’s Window rispetto al range attuale fa sì che le nuove proposte politiche inducano la Public Opinion a una conseguente e coerente espansione della Finestra. La dimostrazione pratica la si è avuta con il dilagante successo in Occidente delle proposte populiste e sovraniste, che hanno saputo ben rappresentare demagogicamente il malcontento popolare suscitato dagli oggettivi, macroscopici e inaccettabili squilibri causati da una globalizzazione mal governata, le cui rivendicazioni non sono state più prese in carico dalle leadership politiche moderate e di sinistra. Prendiamo esempio dalla Lamorgese: parliamo a ragione veduta…

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 10:37