La Mela “verde”

Non sono sempre le cattive notizie a portare alla ribalta delle cronache Apple, Google e Facebook. Stavolta i tre colossi della tecnologia si sono distinti per ecosostenibilità. Puntuale come ogni anno, Greenpeace ha infatti pubblicato il suo report, in cui viene esaminata l’impronta energetica dei grandi operatori di data center e di circa 70 tra siti web e applicazioni molto popolari. “Clicking Clean: who is winning the race to build a green Internet” è il titolo della relazione diffusa da Greenpeace Usa che, promossi i tre giganti del web, ha invece bocciato Netflix, Amazon Web Services e Samsung.

“Nonostante gli annunci in fatto di rinnovabili, Amazon continua a mantenere i suoi clienti all’oscuro sulle proprie decisioni energetiche” ha dichiarato Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia, esprimendo preoccupazione se si tiene conto “che l’azienda sta allargando le proprie attività in aree geografiche in cui sono utilizzate prevalentemente energie sporche”.

Se la società più “green” risulta per il terzo anno consecutivo Apple, che, grazie all’impegno dapprima profuso da Steve Jobs, poi proseguito da Tim Cook, utilizza energie rinnovabili per l’83 per cento, seguita da Facebook e Google, rispettivamente al 67 e al 56 per cento, Microsoft, ferma solo al 32 per cento, potrebbe incrementare il suo impegno nel sostenere il progetto. Ottima invece la performance registrata da Switch, società specializzata in data center, unica a usare il 100 per cento di energia pulita, non conquistando la vetta perché più debole in termini di trasparenza e sensibilizzazione, che Greenpeace utilizza come criteri determinanti per la valutazione complessiva.

“Al pari di Apple, Facebook e Google, Netflix è uno dei più grandi attori della galassia di Internet e gioca un ruolo chiave nel decidere con quale energia questo settore vada alimentato - ha aggiunto Iacoboni - Netflix deve dunque prendersi la responsabilità di assicurare che la sua crescita sia alimentata da energia rinnovabile, non da combustibili fossili, e deve porsi come capofila su questo tema”.

Rimandante anche tutte le grande aziende asiatiche. Forse vittime di una condizione generale che privilegia le energie fossili e crea impedimenti allo sviluppo del fotovoltaico come pure dell’eolico, anche colossi come Alibaba e Baidu hanno dunque ottenuto un punteggio davvero scarso, indicato nella tabella dell’associazione ambientalista rispettivamente con lettera D e la lettera F.

Se, come afferma Greenpeace citando lo studio “Emerging trends in electricity consumption for consumer Ict”, il settore IT, che oggi assorbe il 7 per cento dell’elettricità globale, entro il 2017, per effetto del sostanziale incremento del traffico Internet e ancor più del traffico dati generato dallo streaming video, arriverà a quota 12 per cento, darsi da fare dovrebbe essere più un obbligo che un dovere.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 03:03