Il nuovo piano di Fb contro le notizie false

Troppo spesso negli ultimi mesi abbiamo sentito parlare di disinformazione e del ruolo determinante che hanno i social network nella diffusione di contenuti non esatti. Qualcuno, durante la campagna elettorale per l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, aveva addirittura accusato Mark Zuckerberg di aver influenzato l’esito del voto, favorendo la vittoria di Donald Trump grazie alla diffusione di notizie false a discapito di Hillary Clinton.

Nonostante il modus operandi del quartier generale di Menlo Park non preveda lo snocciolamento dei dettagli sui lavori in corso, qualche settimana fa il Ceo di Facebook aveva diffuso il suo piano contro la diffusione di notizie false, dichiarando che, pur non volendo essere arbitri della verità, consideravano “molto seriamente questa responsabilità”.

“Penso a Facebook come a una società tecnologica, ma riconosco che abbiamo una responsabilità che va oltre la semplice fornitura di tecnologia attraverso la quale scorre l’informazione” ha dichiarato Zuckerberg, che per agevolare la risoluzione del problema ha scelto di avvalersi della collaborazione di diverse organizzazioni indipendenti di fact-checking. Snopes, PolitiFact, Abc News e FactCheck.org ecc., tutte parte di una rete internazionale di verifica dei fatti guidata da Poynter, avranno il compito di analizzare le notizie dapprima segnalate come dubbie dagli utenti. Seguendo i criteri stabiliti dalla Poynter, scuola di giornalismo no profit con sede in Florida, queste organizzazioni potranno decidere di “flaggare” la news come “disputed” (contestata) e decretarne quindi la discesa in termini di posizionamento nella timeline. Qualora gli utenti dovessero decidere di condividere comunque le informazioni che non passeranno la verifica eseguita dalle società predisposte, un banner informerà gli altri utenti del checking negativo.

“Useremo anche il pugno duro nei confronti di quelli che si travestono da testate giornalistiche molto conosciute”, ha aggiunto Zuckerberg. L’intenzione del social in blu è infatti anche quella di contrastare chiunque, adottando nomi simili a quelli di giornali e siti attendibili (in Italia esistono per esempio il “Corriere del Corsaro” e “Il Giomale”) o usando titoli a effetto, acquisti spazi in Rete con l’unico obiettivo di “acchiappare like”.

“Abbiamo scoperto - ha aggiunto il Ceo di Menlo Park - che se la gente che legge un articolo lo condivide meno di quelli che leggono solo il titolo, questo può essere un segno che il titolo è fuorviante”. Anche in questo caso la soluzione adoperata sarà assegnare un punteggio basso alla notizia e renderla quindi meno visibile nel News Feed.

Quel che rimane difficile da immaginare è come questo sistema possa essere considerato vincente. La virilità di alcune notizie sui social è impressionante e dover compiere tre procedure diverse prima di essere non cancellate, bensì declassate, non porrà rimedio alla diffusione di bufale. Soprattutto se non si fa mistero del fatto che i famosi fact-checker di Facebook saranno dei volontari non pagati.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 03:02