Un futuro in Borsa per Snapchat

Ne avevamo parlato già qualche mese fa. Ad attirare l’attenzione mondiale erano stati i numeri sempre crescenti dell’applicazione più in voga tra i giovanissimi: Snapchat. Si tratta, per chi ancora non lo sapesse, di una piattaforma di messaggistica istantanea, fondata nel 2011, per consentire ai giovani di scambiare messaggi di testo, foto e video, visualizzabili solo per un certo numero di secondi dopo la lettura da parte del destinatario.

Vi avevamo raccontato la storia di Evan Spiegel, Ceo e fondatore di Snapchat, insieme al collega Bobby Murphy, a cui era stato dato del presuntuoso per aver rifiutato le offerte di Mark Zuckerberg prima e di Larry Page poi. E vi avevamo sottolineato la lungimiranza di quel giovane, all’epoca ventiduenne, che a tre anni dal doppio rifiuto aveva visto la sua “creatura” raggiungere un valore di 17,8 miliardi di dollari, contro i dieci che era stata valutata qualche anno prima, quando il Ceo di Facebook gli offrì tre miliardi per farla sua.

Oggi i riflettori sono di nuovo puntati sull’app californiana, ma la ragione è ben diversa. Sembra infatti, secondo le informazioni diffuse dal Wall Street Journal, che l’azienda con sede a Venice sarebbe pronta per compiere il grande passo della quotazione in Borsa. Lo sbarco, sempre secondo quanto riporta il principale giornale finanziario al mondo, sarebbe previsto per marzo 2017 e la valutazione fatta è davvero esorbitante. Si parlerebbe infatti di un’ Ipo (Initial public offering, Offerta pubblica iniziale) da 25 miliardi di dollari, nonché della quotazione più alta dal 2014 dopo quella del colosso cinese di e-commerce Alibaba.

Inoltre Snapchat, che conta 150 milioni di utenti complessivi (contro i 10 milioni scarsi operativi su Twitter), di cui 60 milioni attivi ogni mese solo negli Usa e in Canada, sarebbe la prima di un nutrito gruppo di startup di valore a sperimentare il mondo di Wall Street e fungere da apripista. Salvo incidenti di percorso, le entrate del 2015, che ammontavano a circa 60 milioni di dollari, saranno niente. Le aspettative parlano infatti di numeri tra i 250 e i 350 milioni di dollari e nel 2017 addirittura un miliardo.

Molti i dubbi sollevati dagli analisti. Secondo gli esperti, infatti, i titoli tecnologici si imbatterebbero sempre in due grandi problemi: redditività e stabilità. Al momento gli introiti dell’azienda provengono tutti dalla vendita di spazi pubblicitari, ma, nella speranza di ampliare il bacino di utenza, andando oltre il pubblico di giovanissimi e trarre ricavati anche da vendite che non siano di spazi pubblicitari, il gruppo ha lanciato gli Spectacles, occhiali in grado di registrare brevi video da inviare direttamente al social del fantasmino.

Nessun commento da parte della società, né tanto meno smentite. Un po’ di scaramanzia potrebbe essere d’obbligo, specialmente se si considera la triste vicenda di Twitter, che dopo la probabile rinuncia ad una sua acquisizione da parte di Google, Apple e Disney, ha visto calare vertiginosamente il titolo in Borsa.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 03:00