Russia: vietato chattare sul posto di lavoro

Immaginate di dover fare a meno dei vostri smartphone. E di rinunciare a ogni metodo di corrispondenza veloce. Perchè è questo che accade in Russia. Le nuove regole infatti, parlano chiaro: vietato chattare sul posto di lavoro. Chi verrà sorpreso a utilizzare per scopi lavorativi le applicazioni, sarà infatti multato e potrebbe anche rischiare il licenziamento.

Questo il provvedimento pensato in Russia, dove, le applicazioni di messaggistica istantanea presenti nella lista nera, in quanto non certificate dal governo russo, tra cui Telegram, Whatsapp e Viber, sarebbero state vietate durante le ore di lavoro. A tal proposito, secondo quanto riportato dal quotidiano “Izvestia”, il Cremlino avrebbe richiesto, proprio ai servizi di sicurezza federale, di sviluppare un sistema in grado di individuare e multare i trasgressori.

L’esigenza di avviare questo genere di provvedimento non nasce senza una valida ragione. A lanciare l’allarme, tempo addietro, era stato il ministero della Difesa russa. Per non incappare nel rischio spionaggio, Sergey Shoygu aveva infatti richiesto ai funzionari statali e militari di non usare applicazioni estere, non approvate dal Cremlino, per la corrispondenza lavorativa. Lo stesso avvertimento era contenuto in un’intervista rilasciata l’anno scorso dal ministro delle Comunicazioni russo.

Nikolay Nikiforov aveva infatti invitato tutti i dipendenti di enti statali a smettere immediatamente di usare Google, Yahoo e Whatsapp, se non fuori dall’orario di lavoro. Anche il capo del consiglio di sicurezza della Russia, Nikolai Patrushev, aveva - già nel 2015 - esternato il suo disappunto in merito all’utilizzo di alcune applicazioni in ambito professionale e aveva puntato il dito soprattutto contro Whatsapp, definendolo uno strumento pericoloso, non solo per la sicurezza, ma anche per l’informazione nazionale.

Per questa stessa ragione, lo scorso novembre, il primo ministro russo Dmitrij Medvedev, aveva firmato una legge che vieta a tutte le agenzie statali l’utilizzo di qualsiasi software estero, fatta eccezione per alcuni, specificati dal Cremlino in una lista, che conterrebbe tutti i software protetti dal copyright del governo russo. Non si tratta di chiacchiere ma di misure concrete e severe. Proprio la settimana scorsa infatti, la commissione dell’amministrazione presidenziale preposta a monitorare internet, ha presentato l’iniziativa e l’Fsb ha previsto l’entrata in vigore di un nuovo regolamento per la metà del 2017.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 03:00