Pokémon Go,  un successo mondiale

Pare ci sia un posto dove il mondo è più bello. Per giunta gratis, senza traffico né spazzatura.

È la realtà aumentata di Pokémon Go, il successo mondiale della Nintendo, dal 16 luglio approdato anche in Italia. Un fenomeno incredibile, per un’idea incredibilmente semplice, che ha già conquistato 15 milioni di persone in poco più di due settimane. Tutti possessori di smartphone che, scaricando gratuitamente l’applicazione, hanno come unico scopo quello di catturare quanti più animaletti possibili, lanciandogli contro, una volta scovati, una Sfera Poké (o Poké Ball). In pratica, ogni giocatore si muove, camminando, in auto, sull’autobus o a piedi, su una mappa che segue i movimenti reali dell’utente. Il tutto nell’attesa che sullo schermo dello smartphone compaia un Pokémon, che il giocatore dovrebbe provare a catturare. Il vincente connubio fra tecnologie più che testate quali smartphone, fotocamera e geolocalizzazione e i protagonisti del videogioco, che fece la sua prima apparizione nel 1996 sull’allora innovativa console portatile Game Boy, ha garantito all’azienda giapponese una crescita del 52 per cento in Borsa nel giro di una sola settimana.

In casa Nintendo, da tempo lontana dalle vette del mercato delle console, dove da anni i primi posti spettano a Xbox (Microsoft) e Sony Playstation, è infatti tornato il sorriso. Nella speranza che il trend di crescita si confermi, così da poter generare in un anno un giro d’affari di un miliardo di dollari, la casa di videogame più famosa al mondo non ha intanto perso occasione per annunciare, per il prossimo 11 novembre, il lancio di una console di giochi vintage a soli 59,99 euro.

Ma l’aspetto più interessante, come ogni successo che si rispetti , riguarda allarmismi e polemiche che da giorni invadono media e social media. Dagli immancabili leoni da tastiera che si indignano per chi trova sollievo in un banale passatempo, a chi teme per la sicurezza stradale e non. Nonostante la raccomandazione in apertura dell’app reciti: “Presta sempre attenzione all’ambiente che ti circonda”, il buon senso di molti è mancato. Così le cronache di tutto il mondo parlano di incidenti (ma non mancano le bufale come si conviene ad un fenomeno tanto improvviso ) e addirittura, come accaduto in Missouri, di ladri arrestati per aver attirato e poi derubato in luoghi isolati le loro prede usando come esca il gioco.

Non mancano i dubbi sulla questione privacy. In Cina per esempio, dove il gioco non è ancora arrivato e probabilmente non arriverà, considerando il fatto che la registrazione avviene tramite account Google, bloccato nel Paese orientale dal 2010, il timore è che il sistema Gps che permette al software di localizzare i giocatori nello spazio reale, possa fornire dati sensibili sul territorio. Stessi sospetti anche in Russia, dove il ministro delle Comunicazioni avrebbe esternato il sospetto che il gioco possa essere stato creato con la collaborazione dei Servizi segreti, così da poter raccogliere quante più video-informazioni possibili in tutto il mondo.

Trentatré minuti al giorno, questo il tempo medio di gioco stimato per ogni utente, che la Niantic, società che ha sviluppato l’applicazione, deve però cercare di monetizzare al meglio. Per questo, mentre qualcun altro ha già cercato di trarre profitto dal nuovo giochino, realizzando per esempio un drone caccia Pokémon o monopattini in grado di non affaticare i giocatori, la società con base a San Francisco vorrebbe vendere luoghi da visitare. Le aziende e qualsiasi attività potrebbero quindi pagare per inserire nella mappa dell’app un loro “checkpoint”, così da spingere potenziali clienti a visitare il locale.

Resta il fatto che si tratta di un gioco. Che c’è chi giocando si diverte e chi con i giochi si arricchisce. Ma siamo sempre liberi. Di scegliere di non giocare. E di non “aumentare” la realtà aumentata.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:59