Snapchat, un successo da (App)lausi

Nel 2013 gli davano del presuntuoso. In molti si erano chiesti come potesse, un 22enne agli esordi, rifiutare le offerte di Mark Zuckerberg (prima) e Larry Page (poi). All’epoca, infatti, nessuno avrebbe scommesso nulla sull’applicazione di messaggistica istantanea fondata nel 2011, per consentire ai giovani di scambiare messaggi di testo, foto e video, visualizzabili solo per un certo numero di secondi.

Invece Evan Spiegel, Ceo e fondatore di Snapchat, insieme al collega Bobby Murphy, non si sbagliavano affatto. A dargli ragione sono numeri e non chiacchiere. A tre anni dal doppio no, infatti, l’applicazione ha raggiunto un valore di 18 miliardi di dollari. Ben lontani da quei 10 miliardi che era stata valutata solo qualche anno prima, quando Zuckerberg, che non era riuscito a clonare l’applicazione con Poke, gli offrì tre miliardi di dollari per farla sua.

Il successo dell’app con sede a Los Angeles è confermato anche da altri dati. A cominciare dagli utenti mensili registrati, che ad oggi sarebbero circa 200 milioni, per non parlare dell’utilizzo che questi stessi iscritti fanno del mezzo di comunicazione più quotato fra i giovani. I dati ufficiali parlano di ben 150 milioni di utenti attivi ogni giorno (contro i 10 milioni scarsi operativi su Twitter), che trascorrerebbero su Snapchat circa mezz’ora al giorno visualizzando 10 miliardi di video.

Per rendere al meglio il successo degli “snaps” , così vengono chiamati i messaggi, foto o video inviati tramite l’applicazione, è importante specificare che Facebook, che conta 1,65 miliardi di utenti, connessi in media per 50 minuti al giorno, ha un numero di visualizzazioni video quotidiano inferiore a quello di Snapchat, in quanto non superiore agli 8 miliardi. Snapchat, che conferma la sua posizione nella top ten delle startup più quotate al mondo, arrivando sesta dopo colossi inarrivabili come Uber e Xiaomi, comincia a preoccupare il social più grande del mondo. A differenza di Facebook, infatti, la cui più grande preoccupazione al momento è la scarsa predisposizione degli utenti a condividere contenuti personali, fondamentali per profilare gli iscritti e rendere le campagne di sponsorizzazione più mirate ed efficaci, l’app con sede a Los Angeles si baserebbe unicamente su questo genere di contenuti. Il suo pubblico infatti, composto al 60 per cento da utenti tra i 16 e i 24 anni, e comunque per l’86 per cento da under 35, racconta attimi di vita quotidiana tramite foto o video che nella peggiore delle ipotesi si autoeliminano dopo 24 ore, nella migliore e quindi se inviati ad un singolo contatto durano il tempo di una visualizzazione.

Per essere davvero temibile, la startup deve però cominciare a fare cassa. L’apertura agli inserzionisti è iniziata solo il 17 ottobre 2014, e nel 2015 è stato lanciato Discover, servizio a pagamento, che consente di creare storie più complete comprensive di link esterni. Se tutto dovesse andare secondo previsione, il fatturato della società per l’anno in corso sarà di 250-300 milioni di dollari. Ah, fossero tutti così i giovani arroganti!

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:58