Bla Bla Blog. Il web che straparla

Giurin giurello, ci ho provato. Mi sono sforzato, lambiccato, spremuto le meningi, ma proprio non mi viene in mente nulla di interessante per l'introduzione della rubrica di questa settimana. Così ho deciso di metterci la ricetta per fare il coniglio alla cacciatora. Scaldate un tegame con due-tre cucchiai d'olio extravergine d'oliva. Soffriggete l'aglio privato dell'anima, la cipolla tagliata finemente, il peperoncino e le erbe aromatiche. Fate rosolare il coniglio per qualche minuto rigirandolo per dorare tutti i lati. Sfumate col vino e con un filo d'aceto a fuoco medio-alto. Abbassate il fuoco, aggiungete il pomodoro e mescolate. Portate avanti la cottura a tegame coperto per circa 45 minuti o comunque fino a che il coniglio non risulti ben cotto. Per eliminare l'odore di selvaggina, potete tenere il coniglio a bagno con acqua e aceto per 30 minuti. Se il sugo dovesse risultare troppo liquido, potete aggiungere un pochino di farina. Buon appetito. E adesso che siete tutti sazi, presentiamo i blog della settimana.

Umarells
«Hanno sempre qualche soldo da parte, ci aiutano a comprare la casa, quando tirano le quoia con la q ci lasciano in eredità denaro e/o immobili, educano i nipotini mentre entrambi andiamo a lavorare in cerca di improbabili realizzazioni mantenendo sia i nipotini, sia noi che andiamo a lavorare. Il Pil non cresce, ma crescono le aspettative di vita per gli umarells, ai quali sarebbe giusto dedicare almeno una festa nazionale. Nell'attesa, gli dedico questo blog». Prima di diventare una twitstar, il bolognese Danilo Masotti è stato uno scrittore umoristico di grido. Ma prima ancora è stato il fondatore di uno dei blog italiani più divertenti e seguiti: Umarells. In dialetto felsineo "umarell" significa "ometto". La "s" finale serve solo a ricordare che "onlain" si deve "spik in inglisc", altrimenti sei "aut". Ma chi sono questi misteriosi umarells? I pensionati. Pardon, gli "Over 60". Quelli che camminano con le mani dietro la schiena. Quelli che sessant'anni fa hanno fatto la loro parte nella Resistenza, e che oggi se i problemi di resistenza li ha il boiler sistemano anche quelli. Quelli che vestono soltanto capi rigorosamente color "maròn", d'inverno col berretto, e d'estate con le braghe corte che finiscono esattamente dove comincia il calzino. Quelli che giocano a briscola, a bocce e fanno a gara a chi ha collezionato più lutti e acciacchi nell'ultimo anno. Quelli cui il bastone non serve mica per camminare meglio, ma per sottolineare prossemicamente tutte le frasi che iniziano con «Signora mia, …», come faceva Orlando con la Durlindana per lanciare i suoi all'attacco. Quelli che vigilano silenziosi sul quartiere da dietro lo schermo di una saracinesca socchiusa, vedono tutti e si ricordano tutto. Quelli che girano in bicicletta e scendono soltanto per aggrapparsi alla recinzione di un cantiere e dire la loro sul modo in cui gli operai scavano i buchi e posano i tubi. Quelli che lavano la 127 con la stessa canna con cui innaffiano l'orto. Quelli che alle 07.59 sono già in coda alle poste da mezz'ora, insieme a tanti altri Umarells come loro. Loro e le "Zdaure", le gentili consorti, compagne di vita, di canizie e di avventure lungo le strade di Beverly Inps.  Sono intorno a noi, sono in mezzo a noi, e prima o poi lo saremo anche noi. Perché il cerchio della vita gira e gira come le ruote della bici di un umarell, e prima o poi toccherà a tutti intrecciare le mani dietro la schiena per rimproverare il giovinastro che non cede il posto sull'autobus.  Eccoli qui: umarells.wordpress.com

Esopo Low Cost
Basta davvero poco per sognare: in fondo, le favole sono gratis. O per lo meno low cost. Tutti quindi possono inventarsene una, senza tante pretese, un po' per divertire ma soprattutto per divertirsi. E così ha fatto Domenico Santoro, autore del blog. Il cognome tradisce subito natali nella Magna Grecia: sarà per quello che un bel giorno ha deciso di iscriversi ad un corso di greco, e tra un' "oikìa mikrà estì" e un "kalispera" di esercitarsi traducendo le favole di Esopo. Ed è stato subito amore a prima vista. O, se preferite, è stato come incontrare un parente lontano che non si vedeva da anni. Solo che qui al posto di "Carramba che sorpresa!", si grida "Eureka" alla maniera di Archimede. Come nelle storie raccontate dall'Esopo originale, anche qui è tutto un proliferare di animali parlanti, contadini furbi, alberi saggi, osti disonesti, ausiliari del traffico (ok, forse questi no) e altri buffi personaggi alle prese con le classiche magagne da favola: un tesoro nascosto, un'impresa difficile, un amore non corrisposto, una multa sul parabrezza dell'auto (ok, forse questa no). Tutto molto poetico e avvincente, con la giusta ambientazione bucolica, le monetine da un euro nella macchinetta del parcheggio (ok, forse queste no) e i dialoghi didascalici quanto basta per insegnare qualcosa tanto al contadino di Micene quanto al lettore di Abbiategrasso. Il problema, però, è lo stesso di tutte le cose che sono gratis o a basso costo: c'è sempre il rischio di incappare il qualche fregatura. Qui la "sòla", ad esempio, si cela sempre nel finale: la morale della favola, infatti, non è mai quella che ci si aspetterebbe. Niente furfanti redenti, niente avari ridotti sul lastrico, nessun cattivo severamente punito e tantomeno un buono che venga premiato. Capita infatti che mentre il lettore brama uno scioglimento stupefacente per una storia stupefacentemente intricata, il protagonista combini qualcosa di incredibilmente imbecille, incredibilmente fuori luogo, incredibilmente divertente. Il bello sta proprio in questo. Quindi zitti e mosca. «Perché l'uva non ha mai avuto diritto di replica», come cita il sottotitolo del blog. Volenti o nolenti, dunque, bisogna starla a sentire, anche se non è detto che la sua risposta debba essere per forza sensata. Non vi lamentate: in fondo siete voi quelli che se ne vanno a comprare le cose su Internet. Buona lettura: esopolowcost.blogspot.it

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:47