Simone Borgese ha solo 39 anni e tre stupri alle spalle assolutamente certi. Il criminologo Bruno Calabrese, però, pensa che abbia iniziato prima e che per i motivi che tutti sappiamo, come paura o vergogna, qualcuno non si sia fatto avanti.
Il criminologo lo pensa, perché le parole della mamma sono esplicite: una vita di botte davanti al figlio, prese da un padre sempre ubriaco, fino a quando è andata via, ma ormai era troppo tardi. Lui, secondo Calabrese, aveva già in sé quel mostro.
Per questo motivo, Calabrese ha lanciato nel video un appello alle mamme per trovare, dal primo schiaffo, la forza di andarsene, di denunciare, perché, specialmente se ci sono i piccoli, bisogna sacrificare il proprio amore (malato) per non trasformarli in uomini o donne con deficit affettivi e comportamentali o peggio.
Nel caso di Borgese, l’ultimo abuso risale all’8 maggio scorso. Ma anche quello di nove anni prima, per cui ha preso una condanna a sette anni e mezzo scontata a Rieti, in cui si era dichiarato lui stesso colpevole, si era verificata l’8 maggio del 2015. Questa data avrà per lo stupratore un significato particolare?
Calabrese spiega che questo tipo di soggetto non ha alcuna empatia nei confronti delle vittime, non si commuove per le loro urla e lacrime. Ha spiegato che nel corso degli anni, l’abusatore (arrestato ieri per la terza volta) si sta sempre più evolvendo e sta migliorando la sua capacità organizzativa.
Insomma, un sex offender non smette, perché considera in modo superficiale i rischi, mira solo a soddisfare il bisogno sessuale e di potere attraverso una rabbia molto forte e un comportamento impulsivo e incontrollabile. L’unico modo che ha di placare quel bisogno è catturare una donna e dominarla. Questi soggetti hanno una rabbia e un odio profondi verso il genere femminile e investono molto del loro tempo nel pianificare il prossimo crimine.
Aggiornato il 08 giugno 2024 alle ore 11:28