Nessuno resti solo nella battaglia per i trapianti di reni

mercoledì 31 gennaio 2024


Lei, Alessandra Cantilena, è un presidente dal forte carattere e non si fa spaventare dal ruolo impegnativo. Giornalista impegnata nel sociale, la doppia veste che la caratterizza.

D’altronde lei definisce “la nostra missione di aiutare” l’attività dell’associazione che guida, che è al fianco di chi è colpito dalle gravi patologie renali, coloro che hanno subito un trapianto o lo attendono. Con lei abbiamo parlato dell’associazione “Liberitutti” che accompagna nel percorso, complesso, i pazienti e i loro famigliari. Ne è scaturita una importante e significativa chiacchierata, perché questi temi non siano sottaciuti e vissuti come secondari.

Presidente Cantilena grazie per aver accettato l’invito a rilasciare questa intervista per L’Opinione. Ci racconta come è nata la vostra associazione?

Grazie a lei Alessandro e a L’Opinione per la cortese disponibilità. Liberituttionlus nasce nel 2007 con il proposito di sostenere la ricerca per sconfiggere le patologie renali, portare innovazioni che rendano la dipendenza dalla macchina di dialisi obsoleta e l’arrivo di nuove tecniche come il rene bionico, ad esempio, che rendano il trapianto renale ormai superato.

Siete molto attivi nel campo della sensibilizzazione: quanto è importante il ruolo dei donatori?

Donare è un atto di amore che permette alle persone in dialisi di tornare a volare libere. Quindi, visto che dopo la morte gli organi non servono più, permettiamo ad altri di vivere. È importante anche parlare tutti i giorni di ricerca scientifica e sostenerla. Solo grazie alla ricerca si sconfiggono malattie che creano sofferenza.

Le patologie renali sono complesse e spesso di difficile risoluzione ma la medicina ha fatto passi da gigante, è così?

La medicina è più raffinata oggi, ma ancora siamo molto indietro nelle patologie renali. La dialisi, ad esempio, esiste da 50 anni e non è mai cambiata. È sempre la stessa schiavitù terribile che permette di vivere depurando il sangue che i reni malati non depurano più ma al duro prezzo di tanta sofferenza.

Che messaggio si sente di lanciare a chi è affetto da gravi patologie renali?

Il messaggio è quello di lottare tutti insieme affinché si parli di più di patologie renali e di ricerca scientifica. Perché è necessario essere compatti nel chiedere nuove cure. È tempo che la dialisi lasci il posto a nuove soluzioni, grazie agli studi.

Cosa dice, invece, a chi vorrebbe aiutarvi e sostenervi e perché?

La dialisi è un business che lascia attaccata alle macchine gran parte dell’umanità. Una vita di dipendenza, tre volte a settimana per 4 ore attaccati a una macchina che lavi il sangue intossicato. Non si va in vacanza, non ci si libera mai. Solo con la speranza di un trapianto forse si può sperare di iniziare una nuova vita ma piena di immunosoppressori pesanti. Quindi la ricerca deve aiutarci a trovare finalmente nuove soluzioni come un rene bionico. Salvateci!


di Alessandro Cucciolla