La par condicio indigesta per la Rai

lunedì 29 agosto 2022


Assurdo. La Rai – a meno di un mese dalle elezioni – non ha ancora varato il calendario dei dibattiti sulla presenza dei partiti. La “par condicio”, la legge che impone di porre tutti in condizione di parità, è indigesta ai piani alti di viale Mazzini. Eppure, è ormai in vigore dal 22 febbraio 2000 e ha subito qualche aggiornamento. Prima dal 1975, era la Commissione parlamentare che disciplinava direttamente le Tribune politiche, elettorali, referendarie e sindacali. Restano nella storia della televisione di Stato le trasmissioni dirette da Jader Jacobelli e da Giorgio Vecchietti, tra cui quelle con la partecipazione di big politici come Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Arturo Michelini, poi Achille Occhetto e Massimo D’Alema, Giorgio Almirante, Ugo La Malfa. Con l’esplosione di Internet e dei social, l’interesse per i dibattiti politici televisivi è andato diminuendo, salvo il caso di qualche puntata coordinata da Enrico Mentana su La7 o la “sceneggiata” tra Silvio Berlusconi e Michele Santoro.

Questa volta le elezioni anticipate hanno colto di sorpresa sia i partiti tradizionali che quelli di nuova formazione, compresa la Commissione parlamentare di vigilanza (20 senatori e 20 deputati). Eppure, è tutto scritto. Tra l’indizione delle elezioni e la fine della campagna elettorale le emittenti radiotelevisive pubbliche e private debbono uniformarsi alle disposizioni contenute nella legge-base del 2000. Il principio fondamentale è quello di assicurare a tutti i soggetti politici imparzialità ed equità nell’accesso alla informazione e comunicazione politica. Il tentativo della Rai di affidare a Bruno Vespa e alla sua “Porta a Porta” l’appetitoso confronto tra Enrico Letta della coalizione di centrosinistra e Giorgia Meloni, che i sondaggi danno grande vincitrice, è stato bocciato dall’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), non rispettando i criteri della legge. In tv non si può fare un unico confronto tra due leader, soprattutto a due giorni dal voto. Quali altri format allora sono leciti? Un rompicapo che, in altre circostanze, è stato superato con più confronti a due, in modo da dare a tutti le stesse possibilità di spazio e di tempo. La programmazione, cioè, deve tener conto del rispetto dei principi di parità di trattamento e d’imparzialità dell’informazione.

C’è un’aggiunta. Dopo la presentazione delle liste, la ripartizione dello spazio concesso non si basa più sulle forze politiche in Parlamento ma sulle liste che saranno presenti sulla scheda elettorale. Dopo 22 anni dall’entrata in vigore della legge, i dubbi interpretativi restano. E il tempo stringe: radio, tv (da Mediaset, La7, Sky) e quotidiani stanno accelerando, per trovare modalità e format adattati per informare i cittadini/elettori. Silvio Berlusconi ha anticipato tutti: è sbarcato su TikTok con un video breve giornaliero su temi elettorali. Maria Latella ha lanciato faccia a faccia e approfondimenti su Sky Tg24. Resta l’interrogativo se e quanto sia utile un dibattito diretto tra i leader al posto delle interviste e dei resoconti delle manifestazioni dei partiti e delle coalizioni, tenendo anche conto delle novità intervenute con la diminuzione dei parlamentari (saranno 400 alla Camera e 200 al Senato).

In realtà, se si accende uno dei tanti telegiornali o trasmissioni di approfondimento (Tg1, Tg2, Tg3, Rai News24, Televideo, Tg5, Rete 4, Italia 1, La7, Sky tg24) l’imbarazzo della scelta è tra dieci opzioni. Ci sono poi tutti i quotidiani e le loro edizioni online. I palinsesti dei canali all news garantiscono aggiornamenti continui e le interpretazioni dell’evoluzione del quadro politico, compresi i tanti sondaggi. Per i cittadini/elettori desiderosi d’informarsi basta leggere e scegliere idee, programmi, progetti per il prossimo futuro.


di Sergio Menicucci