Caterpillar ed elettrociclisti

Le città italiane non sono state costruite prevedendo il politicamente corretto, che nel Medioevo e nell’antica Roma non esisteva. Per fortuna. Così le piste ciclabili, ora un must, invadono tutti gli spazi e, per la legge del più forte, il tenero ciclista si trasforma in un pericolo per i pedoni, non più titolari di nessuno spazio e sfiorati, quando non travolti, dai nuovi Bartali elettrici. Perché moltissime biciclette sono diventate motocicli senza rumore. E sfrecciano su marciapiedi e portici con il silenzio-assenso dei vigili, circondate da nugoli di monopattini, il cui abbandono ovunque racconta molto sul senso di civiltà.

Rimini, ad esempio, alterna corsie ciclabili a marciapiedi condivisi con le due ruote. A Bologna e in molte altre città diversi marciapiedi sono separati dalle corsie velodromiche solo da una riga sottile, ora a destra, ora a sinistra. E sono i ciclisti a urlare e insultare chi non si accorge che il marciapiede è “misto” e si permette di uscire senza ruote, con le sole scarpe, ogni tanto oscillando con aria insicura e invadendo la loro pista con una spalla, o una mano gesticolante.

Così la passeggiata diventa uno slalom a proprio rischio e pericolo. Se ci si vuole rilassare, è meglio noleggiare due ruote, avremo più spazio e meno rischi. Dunque, questi elettrociclisti hanno, di fatto, licenza di ubiquità perché i pedali e l’elettrico sono simboli intoccabili. Ma non sono loro quelli da odiare, anche se molti si approfittano di alcune leggi e, soprattutto, di studiata tolleranza: la colpa è di chi distribuisce licenze di uccidere in nome del pianeta e della demagogia verde. Demagogia europea che nel 2035 dovrebbe far sparire il motore termico, anche se non tutti ci credono. Italia denuclearizzata da figli dei fiori negli anni Settanta, si prepara a produrre energia per le batterie degli anni futuri (e lo stoccaggio?) vantando solare ed eolico molto marginali. E poi raccontando che si possono sfruttare maree e biomasse (che???) ma, alla fine, continuando con il petrolio che non ha. E fingendo di ignorare che, per la legge fisica del rendimento delle macchine, solo una minima percentuale del carburante usato diventerà energia.

Ma dire “elettrico” fa tanto pulito, che cosa ci sia dietro non è affare delle anime candide. Così il ciclista amatissimo che arrancava all’alba per andare al lavoro, quello familiare che faceva strada ai bambini come una flotta di paperotti, le coppie due cuori-quattro pedali lasciano il posto a potenziali stragisti, sempre pronti a scatenare oltre la velocità consentita i motori elettrici in spregio della legge, sponsorizzati da una politica che conta sulla superficialità e sull’ignoranza. Il peggio è che operazioni come questa si susseguono. Ciclicamente.

Aggiornato il 16 giugno 2022 alle ore 09:34