Calunniati e calunniatori alla guerra delle opinioni

La Regola aurea del giornalismo imporrebbe di “Dividere i fatti dalle opinioni”. Missione impossibile da perseguire, tuttavia, ai tempi dei social in cui tutto naviga in un fluido informativo planetario inseparabile e indistinto (e questo anche a causa della fusione, in un composto magmatico e confuso, delle grandi ideologie del Novecento), in cui l’informazione universale rende di fatto relativamente equivalenti assunti opposti, nel senso che, in linea di massima, ogni opinione nell’Impero della TriplaW (World-Wide-Web) diviene per se stessa legittima, per essere stata semplicemente posta in essere all’interno di quel contenitore universale. La premessa si rende necessaria per introdurre un’interessante categorizzazione che il professor Alessandro Orsini ci propone nel suo recente intervento sul Fatto Quotidiano, dal titolo: “Ucraina, avevano ragione i calunniati: chi lo spiega adesso ai calunniatori?”, dove i primi e i secondi sono etichettati (in modo del tutto improprio come si vedrà) in filoputiniani, che qui si definirà Insieme A, e in antiputiniani, o Insieme B.

In partenza, però, occorrerà essere metodologicamente un po’ più precisi, dicendo che oggettivamente la loro unione sta interamente al di fuori di un terzo insieme “C” che contiene tutte le persone (tra cui molti collaboratori de L’Opinione) con opinioni opposte le quali però, discutendo su di un determinato argomento o questione oggetto di una disputa, non intendono vestire i panni né di quelli che si trovano in “A” né di quegli altri che stanno in “B” (anche perché, obiettivamente, la calunnia è un reato punito a norma di legge e soggetto quindi al vaglio oggettivo di un giudice terzo!). Ma, accettiamo le suddette categorie come licenza poetica, procedendo oltre. Giustamente, il professor Alessandro Orsini (di cui si ricordano i grandissimi meriti scientifici, come attento e competente studioso dei fenomeni sociopolitici legati al terrorismo internazionale e a quello islamico, in particolare) mette fatti incontrovertibili della realtà attuale (ma verificatisi ex post!) a sostegno dei calunniati, che li avevano correttamente ipotizzati e previsti prima e subito dopo l’invasione dell’Ucraina.

Anche qui, metodologicamente andrebbe più scientificamente tracciata la loro distribuzione di probabilità al tempo precedente all’invasione, perché la “certezza” non è umana ma divina, dicendo quindi che le ipotesi contrarie sostenute da “B” non avevano probabilità nulla. L’elenco considera, in ordine logico e cronologico, i seguenti elementi forti nel ragionamento degli appartenenti ad “A”. Primo: “la Russia avrebbe rapidamente accerchiato il Donbass massacrando civili e soldati ucraini”. Secondo: “questa guerra è una tipologia particolare di guerra, è una guerra esistenziale, quindi la resa del Cremlino non è ipotizzabile. Putin userebbe la bomba atomica pur di non perdere”.

Terzo: “i soldati ucraini cadranno come mosche, mentre l’Occidente starà a guardare”. Quarto: quelli di “A” “avevano spiegato al Governo Draghi che il bellicismo del trio Biden-Johnson-Stoltenberg avrebbe contribuito alla devastazione dell’Ucraina e che sarebbe stato urgentissimo avviare una trattativa con la Russia prima che fosse troppo tardi”. Quinto: il rifiuto di “B” di studiare le “cause” dell’invasione russa, dato che invece, secondo “A”, “tutti i fenomeni sociali hanno una causa e che lo studio delle cause è fondamentale per sperare di risolvere i conflitti internazionali”.

Sesto (così come detto in altri contesti, vedi Domenico Quirico su La Stampa, nel suo: “Sindrome Vietnam”): l’Ucraina non è affatto una democrazia all’occidentale, tant’è vero che la lotta alla corruzione sistemica, posta al primo punto del programma politico presidenziale di Volodymyr Zelensky, non è stata nemmeno minimamente coronata da successo al momento dell’invasione, cosa che ha sempre reso molto problematico l’invio di importanti forniture di armi, per il fondato sospetto che sarebbero finite sul mercato nero ucraino, controllato dal crimine organizzato! Settimo: a proposito dell’ingresso tanto agognato dell’Ucraina nella Ue, è un fatto incontrovertibile che semplicemente non esistono, né sono mai esistiti i presupposti di ammissione, così come lo stesso presidente francese, Emmanuel Macron, ha dichiarato ultimamente.

Bene: che cosa rimane logicamente fuori da tutto questo? Semplicemente, un immenso continente di persone, soggetti e studiosi che appartengono a quell’Insieme “D”, come Diritto, le cui condotte non risentono di alcun pregiudizio politico-ideologico, rilevando semplicemente dal Diritto Internazionale su cui si fonda la legittimità degli attuali Stati-Nazione e dei loro Leader. E qui si apre un campo sterminato di discussione sotteso dalla domanda “L’inviolabilità dei confini territoriali nazionali, così come internazionalmente riconosciuti, è o no un Diritto che va difeso anche con il legittimo ricorso alla Forza?”.

Sì, fu la risposta corale della comunità internazionale, quando l’Iraq di Saddam Hussein invase il Kuwait. Allora, George Bush Senior radunò attorno all’America una “Coalition-of-the-Willing” (o “Coalizione dei Volenterosi”), senza far scendere in campo la Nato (!), che costrinse l’esercito irakeno a ritirarsi. E, si badi bene, all’epoca e fino a metà del secondo decennio di questo secolo, Russia e Cina erano fermamente posizionate nel campo dei “D”! Pechino non ha mai smentito la sua fedeltà al rispetto di quel principio, tenendo fermo il punto anche dopo l’invasione dell’Ucraina! Invece, che cosa accadde quando G. Bush Junior invase proditoriamente l’Iraq nel 2003, mettendo gli Usa a capo di un’altrettanto volontaria coalizione internazionale (Usa + Uk + Australia + Polonia), sotto il falso pretesto di eliminare le armi distruzione di massa di Saddam, che però semplicemente “non” esistevano? Lì c’è da domandarsi perché, politicamente, colossi come Russia e Cina non abbiano proposto di deferire a un Tribunale internazionale, tipo Norimberga-II, i responsabili militari e politici degli apparati (soprattutto anglosassoni!) che avevano clamorosamente mentito all’opinione pubblica internazionale, destabilizzando così l’intero Medio Oriente e provocando in dieci anni di occupazione terribili distruzioni, con una scia di molte centinaia di migliaia di vittime, soprattutto tra i civili irakeni.

Ma anche la soluzione ipotizzata nel punto quarto da “A” di fermare immediatamente l’invasione, convocando in emergenza un tavolo internazionale di trattativa (si suppone, Biden-Putin-Xi), sarebbe stata del tutto fuori contesto, dato che Putin sognava una marcia trionfale per le sue truppe, accolte da una popolazione ucraina contenta e festante di essere stata liberata dai “neonazisti”! La Storia insegna che per fare pari-e-patta tra due pesi massimi, occorre che tutti e due (Russia e Occidente, in questo caso) salgano prima sullo stesso ring per darsele di santa ragione. Forse, in ipotesi (ricordando sempre a noi stessi che “La Storia non si fa con i se, né con i ma”), un Ronald Reagan o George H. W. Bush redivivo avrebbe chiamato lui una “Coalition-of-the-Willing” ad hoc (tenendo ben fuori la Nato!), la stessa volendo del 2003, estesa a quei Paesi dell’Est Europa che si fossero sentiti direttamente minacciati dal crollo improvviso di Kiev, per dichiarare una ferrea “no-fly-zone” su tutto il territorio ucraino.

Questa misura avrebbe impedito a entrambe le parti in conflitto (da ritenere coinvolte in una vera e propria guerra civile allargata per estensione naturale di quella decennale del Donbass), di far volare aerei, missili e droni. Chiarendo preliminarmente a entrambi due cose: la Nato e la Coalizione non avrebbero inviato armi all’Ucraina; Kiev non sarebbe stata candidata né allora né mai a essere cooptata nell’ex Alleanza Atlantica. All’ennesima battaglia aerea, con probabilità molto elevata (nessuno nel frattempo si sarebbe mai sognato di premere il grilletto nucleare!), avrebbe squillato il famoso Telefono Rosso, in modo da trovare in sede Onu una mediazione soddisfacente per Russia e Occidente. Certo, “del senno di poi”. Per il futuro, quindi, si vedrà.

Aggiornato il 15 giugno 2022 alle ore 12:35