Classifica dei quotidiani: male le vendite in edicola

Allarme carta stampata. Le vendite in edicola dei giornali quotidiani nel mese di marzo 2022 sono state pessime. È un trend che si ripete da una decina di anni. Sulla base degli ultimi accertamenti si ricava che la carta stampata perde in media circa il 10 per cento ogni dodici mesi.

Con questa sequenza, secondo l’analisi di esperti dei media, c’è il rischio estinzione di questo tipo di giornalismo. La causa principale di questa caduta è la crisi economica che sta incidendo sui consumi delle famiglie, ma anche sull’aumento del distacco delle nuove generazioni da strumenti d’informazione considerati superati. Oggi i giovani non fanno a meno del telefono cellulare, sempre in mano anche quando attraversano la strada sulle strisce, sia per conversare, comunicare e informarsi. La parabola dei quotidiani in formato cartaceo è discendente ma neppure la crescita del digitale (solo + 1 per cento all’anno) fa rialzare le sorti dei conti dell’editoria.

Non è la prima volta che sull’Opinione abbiamo analizzato le classifiche e i trend dei quotidiani. Le notizie non sono positive neppure per i dati del bimestre febbraio-marzo 2022 nel totale carta+digitale.

L’elaborazione di “Primaonline.it” sui dati dell’agenzia Ads, “Accertamenti diffusione stampa”, presenta un quadro negativo che spesso è oscurato dalla pubblicazione di dati relativi alla diffusione e non alle vendite in edicola o digitali. Il dato più preoccupante è quello fatto registrare nel primo trimestre del 2022 dal Gruppo Gedi, che vede la Repubblica diretta da Maurizio Molinari perdere a marzo un altro 4,7 per cento e addirittura oltre il 15 per cento rispetto al mese di marzo del 2021. È quindi scesa da 174mila copie a 148.330.

Una catastrofe editoriale ed economica per un totale di 148.330 copie al giorno contro le 270.404 del Corriere della Sera. Il quotidiano del Gruppo Rcs di Umberto Cairo resta il primo quotidiano italiano, ma secondo vari esperti il risultato è dovuto ad una serie di iniziative di diffusione compresi abbonamento digitali molto scontati.

Al terzo posto della classifica Ads del mese di febbraio si pone Il Sole 24 Ore con 139.752 copie, il 6 per cento per cento in meno (150.187 copie del 2021). Per il quotidiano della Confindustria è stata una brutta figura d’immagine la vicenda delle copie gonfiate nel periodo 2014-16. Il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado l’ex direttore Roberto Napoletano per false comunicazioni sociali e aggiotaggio ma si è dichiarato sempre estraneo, mentre l’ex presidente Benito Benedini e l’amministratore delegato Donatella Treu avevano patteggiato la pena per la responsabilità amministrativa del gruppo editoriale.

Al quarto posto della classifica Ads troviamo con 106.980 copie, in calo dalle 117.410 copie del 2021, L’Avvenire, il giornale dei Vescovi di cui di recente il Papa ha nominato monsignor Cosmo Francesco Ruppi presidente della Cei.

Supera appena le 100mila copie (104.850) con una perdita dell’8,3 per cento La Stampa di Torino, il secondo giornale del Gruppo Gedi. A centomila si ferma La Gazzetta dello Sport con un incremento del 7 per cento dovuto anche al trascinamento degli ottimi risultati degli Azzurri dello sci alle Olimpiadi.

Stazionarie le posizioni de Il Messaggero del Gruppo Caltagirone che restano intorno alle 75mila copie al giorno, seguito da Il Resto del Carlino del Gruppo Riffeser-Monti che supera appena le 71mila copie con un tonfo del 10 per cento mentre Il Gazzettino di Trieste non supera le 50mila copie con una perdita del 7,2 per cento.

In netto calo anche Il Fatto quotidiano di Marco Travaglio che perde 10mila copie in un anno scendendo sotto le 50mila copie come La Nazione e Il Corriere dello Sport. Balzo de La Verità di Belpietro a quasi 40mila copie.

Aggiornato il 01 giugno 2022 alle ore 18:48