Dacia Maraini richiama gli studenti del Righi: “La scuola va rispettata”

sabato 19 febbraio 2022


Evocata anche dal nostro giornale L’Opinione la storica del femminismo e il lume tutelare della battaglia delle donne si fa risentire. L’occasione è l’incidente al Liceo Scientifico Righi di Roma, dove una studentessa si è alzata durante una lezione e si è messa a ballare alla stregua di Zitti e buoni contro l’ordine e le convenzioni. Dopodiché, essendo la ragazza vestita con un top e la pancia scoperta, l’insegnante ha avuto la malaugurata idea di apostrofarla pesantemente richiamando il decoro. “Non siamo sulla Salaria”, ha detto l’incauta docente. Apriti cielo! Le post sessantottine allergiche a ogni retaggio bianco si sono scatenate e gli allievi, che pensavano di aver fatto soltanto una goliardata al solito filmata coi rischi del “revenge”, sono stati travolti da una crociata a loro estranea.

Intendo dire che la coscienza della protesta gli studenti di oggi non la coltivano, non esiste la disobbedienza militante che qualcuno immagina. Semmai, istigati dal progressismo alle loro spalle, il giorno dopo le ragazzine del Righi si sono presentate col top e la pancia scoperta e i ragazzi coi cartelli contro il moralismo. Ma come comparse di un passato svuotato. A farla breve, la preside del noto liceo romano, tempio della gioventù degli anni Settanta e istituto di tradizione e rigore, si è trovata a dover fare pubbliche scuse per gli accostamenti all’indirizzo della giovane alunna giustificando l’insegnante. Insomma, il ribaltamento del rapporto scuola–famiglia e di conseguenza del rispetto, del decoro e dei doveri dello studente. Poi ci lamentiamo dei nostri giovani senza regole.

Una supplente mi ha riferito particolari allarmanti sui ragazzi, i quali a suo parere se non hanno “fumo, droga e sesso” non iniziano neppure a relazionarsi. Sarà un’esagerazione, speriamo, ma la cronaca dovrebbe suggerire una riflessione ampia e i tempi dovrebbero indurre a una filosofia dei generi che reintroduca il senso del limite, della responsabilità, del dovere al posto di una pericolosa anarchia di una generazione che ha perso anche la battaglia politica. Attenzione, il vuoto della militanza, dell’idealità, del sacro, della famiglia, delle tradizioni surrogate dalla miscellanea delle globalizzazioni e delle battaglie di genere sta scavando coscienze e costruendo individui manovrabili e insicuri. Il femminismo stesso è stato scavalcato dalle emancipazioni fluide e dalle inclusioni spericolate, perché – come abbiamo più volte scritto – nulla di tutto questo era portato avanti dalle donne storiche. A cominciare da Oriana Fallaci, che arringava che i fondamentalisti sarebbero stati un grave attentato alla nostra cultura. C’è molto da ripensare anche in tema di maschilismo e su quella piaga che è il femminicidio. Il centrodestra purtroppo ha abdicato molti dei suoi valori su questa linea essenziale, ha smesso di opporsi in un confronto severo e ragionato e una coalizione senza patrimonio culturale diventa fragile. Per non parlare di quanti ammiccano alle derive del sessismo e che usano lo stesso linguaggio avversario per omologazione e Cancel culture. Ma quale emancipazione può esserci nei maschi Water proof, smalto e tatuaggi e nelle baby girl? Di fatti il risultato è anche cronaca nera.

Tuttavia, a forza di reclamare, Dacia Maraini ha ritenuto di intervenire nella discussione. Ovviamente prendendo le difese della ragazza “ingenua e piena di gioia di vivere”, come l’ha definita, che non ha fatto nulla di male secondo la più autorevole scrittrice italiana: “Interrompere ogni tanto una lezione per mettersi a ballare non mi sembra una cattiva idea – ha scritto la Maraini sul Corriere della sera – soprattutto in questi tempi di mascherine e immobilità davanti ai computer”.  Però un richiamo anche la Maraini lo ha fatto ed esattamente al tema che avevamo sollevato sull’effimero femminino che ha invaso l’universo delle donne. “Vorrei ricordare a quelle ragazze – ha ammonito la scrittrice – che gli abiti non esprimono affatto libertà, ma consenso a scelte che non vengono decise da noi. Spesso mi sorprendo a vedere con quanta facilità le persone (di tutte le età purtroppo) acconsentano ai capricci della moda che cambia inseguendo interessi precisi”. Capricci e non emancipazioni.

“Facciamo attenzione quando parliamo di libertà – ha precisato – perché mentre ci consideriamo autonomi ed emancipati nel mettere in mostra l’ombelico o nel tagliarci i capelli alla Kim Jong–Un, ci sono delle aziende che gongolano per essere riuscite a imporre le loro scelte costose. Non ho niente contro le mode, le trovo divertenti e a volte teatrali. Ma pensare che seguirle sia un atto di libertà è un falso ideologico”. E infine, la rampogna: “Ogni luogo ha la sua sacralità da rispettare e la scuola più di altri luoghi va onorata proprio perché da decenni è stata dissacrata e va riportata alla sua dignità di centro comunitario del pensiero, della conoscenza e della democrazia”. Se lo dice pure Dacia Maraini!


di Donatella Papi