Il disagio di essere medici-eroi

Forse neanche nelle esasperate condizioni di censura dittatoriali si ha modo di riscontrare tanta passività ed omogeneità di narrazione. Molti i media che sono uniformati a dare un indirizzo univoco di interpretazione. I morti. Chi sa la verità sui morti? Si legge di soggetti positivi che vengono conteggiati più volte, di dichiarazioni di morte “causa Covid” a fronte di patologie gravi, a volte addirittura terminali. Per non parlare dell’obbligo vaccinale per le categorie degli operatori sanitari.

Quale confronto, quale contraddittorio, quale opportunità è stata realmente concessa a chi vorrebbe, almeno, stimolare un dibattito serio senza per questo opporsi al pensiero totalizzante? C’è chi parla di resistenza, chi si spinge ad usare termini quali olocausto, paventando il rischio di annientare una intera generazione, seguendo un’epica narrativa a senso unico. Si sta degenerando e perdendo l’orizzonte comune. Essere medico e, più in generale, credere nella scienza da operatore sanitario, prima ancora che da cittadino, non dovrebbe significare necessariamente credere sempre e ad ogni costo.

C’è chi scrive che è giusto sospendere lo stipendio agli operatori sanitari che rifiutano il vaccino. C’è chi scrive che è giusto licenziarli. Non importa se chi scrive tutto ciò è un attore, un giornalista o un medico, e non importa quanti follower ha. Quello che è grave è non avere la possibilità, ad esempio, di porre in discussione un singolo vaccino, venendo tacciati, senza distinzione alcuna, di essere “no vax”. Il personale sanitario, che sceglie di non vaccinarsi, sarà demansionato o, laddove ciò non fosse possibile, sospeso dal servizio senza obbligo di mantenimento della retribuzione. Qualcuno può trovarlo aberrante nei confronti del libero arbitrio. Qualcuno può provare rabbia, pensando che si parla degli stessi operatori sanitari che da un anno sono in prima linea, inizialmente senza nemmeno i dispositivi di protezione, perché carenti o perché rivelatisi successivamente fasulli.

Ma ancora una volta stiamo dimostrando di essere il Paese delle etichette, degli approcci semplicistici in tutto: nutri dubbi su un peculiare vaccino? Sei no vax. Critichi alcuni dogmi della Chiesa? Non sei veramente credente. Ormai è esperienza quotidiana sentirsi a disagio nel Paese degli eroi a tempo determinato e delle spettacolarizzazioni fini a se stesse.

@vanessaseffer

Aggiornato il 09 aprile 2021 alle ore 09:01