Le sofferenze del calcio malato

Le società di calcio di serie A hanno scelto i milioni della piattaforma live Dazn. Dopo un anno vissuto intensamente tra contrasti, polemiche e divisioni, da settembre arriverà la rivoluzione dei diritti televisivi riguardanti il calcio.

Per i tifosi inizieranno tre anni di tormenti economici. Il bando vinto dall’ex Lady Spotify, Veronica Diquattro, prevede un pacchetto di 7 partite aggiudicato per 840 milioni all’anno, a fronte dell’offerta di 750 milioni di Sky. Un secondo pacchetto di tre partite in co-esclusiva, ancora da assegnare e per il quale Sky ha avanzato una proposta di 70 milioni e Mediaset di 100 milioni. Devono essere venduti anche i diritti internazionali per le aree extra Usa, dove la Cbs ha ottenuto per 63 milioni i diritti della serie A, della Coppa Italia e della Supercoppa. Per meglio orientarsi, occorre osservare che per il triennio in corso i diritti su Champions League e Europa League sono appannaggio di Sky e s’avanza anche Amazon. Le Nazionali azzurre sono di esclusiva della Rai. Ma lo sport non è solo calcio.

Nella storia dei diritti televisivi cambia tutto dal primo accordo Rai-Lega per la differita di una partita nella stagione 1960-61, costo per viale Giuseppe Mazzini poco meno di un milione di lire. L’accelerazione dei costi parte con l’entrata di Fininvest ma soprattutto nella stagione Duemila, quando con la vendita individuale le partite vennero trasmesse in pay tv in onda su Tele+ e Stream. Nel 2005 scatta la programmazione digitale terrestre e la serie A viene trasmessa su sei piattaforme a pagamento, che portano nelle casse dei club circa 550 milioni di euro. Negli ultimi anni, con l’arrivo di Sky, la media annua dei diritti televisivi sale fino a 1367 milioni annui del triennio 2018-21.

La crisi economica causata dalla pandemia sanitaria ha costretto al ribasso le richieste della Lega calcio. Le società sono sempre più indebitate, sia per il crollo degli introiti della pubblicità degli stadi (senza più spettatori) sia per l’aumento dei costi dei giocatori. La strada del risanamento economico dei club non sembra quella dei pure necessari diritti televisivi. Il problema resta il costo generale dell’organizzazione calcio, gli esborsi per i trasferimenti di calciatori, allenatori, manager e procuratori.

Il calcio è malato da tempo. E il miraggio sono i milioni che vengono distribuiti in occasione della partecipazione alla Champions League, alla quale però si può accedere soltanto se si ha una formazione competitiva e di campioni, che costano. Sull’operazione Dazn restano molti interrogativi, a partire dal sostegno offerto da Tim come garanzia tecnologica. La piattaforma di streaming on line e on demand (trasmissione di contenuti audio e video via Internet che permette di ascoltare e visualizzare i segnali provenienti da un server) è riconducibile al magnate ucraino Len Blavatnik ed ha, come Executive vice president Europa, Veronica Diquattro, che ha siglato un accordo con Discovery.

Il debutto è avvenuto circa un anno fa e il canale è cresciuto, aumentando gli abbonati. Un inizio complicato, ora con l’acquisto del pacchetto triennale (2021-24) l’accelerazione vuol dire svoltare verso il pieno impiego del digitale per attirare i giovani. Il pallone arriva sui telefonini. Non sarà una strada facile, perché da settembre cambia la tecnologia dei televisori e, come ha osservato poi il ministro della Transizione digitale ed ex Ceo Vodafone, Vittorio Colao, il 60 per cento delle famiglie italiane non ha né rete veloce né Internet. Anzi, la banda larga ovunque in Italia non è prevista prima del 2026.

Aggiornato il 29 marzo 2021 alle ore 12:34