Italia: spettro lockdown

giovedì 4 marzo 2021


Nuove restrizioni in arrivo in Italia. A breve sono i previsti i dati del nuovo monitoraggio: la maggior parte delle Regioni, così, rischiano di finire in zona arancione o rossa. Il che significherà negozi chiusi, spostamenti limitati, didattica a distanza. Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile e consulente della Lombardia, ha commentato: “A me sembra che tutta Italia, tranne la Sardegna, si stia avvicinando a passi lunghi verso la zona rossa”. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della conferenza delle Regioni, ha rimarcato: “Se questa crescita, avvenuta in 10-15 giorni, non trova una accelerazione nella risposta, rischiamo di essere travolti”. I numeri, sottolineati dal ministero della Salute, parlando di circa 21mila contagi in 24 ore, con la Lombardia che ne ha uno su quattro.

Zone rosse e arancioni

Sui colori delle regioni, rischio fascia arancione per Calabria, Friuli Venezia-Giulia e Veneto. Lazio e Puglia, invece, corrono sul “filo del rasoio”. Modena e Bologna in lockdown a breve, le province di Udine e Gorizia in arancione da venerdì: questa la decisione del governatore Massimo Fedriga, il quale ha indicato la Dad (didattica a distanza) per tutti i ragazzi delle medie, delle superiori e delle università. “Abbiamo una situazione che ci dice che quotidianamente le cose stanno peggiorando – ha puntualizzato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – dobbiamo essere pronti ad intervenire chirurgicamente dove necessario”. Proprio in Piemonte, no alla scuola in presenza per i giovanissimi delle seconde e terze medie, oltre ai ragazzi delle superiori. Da lunedì, nella Sardegna “bianca”, chi vorrà arrivare dovrà essere sottoposto a tampone rapido.

Dose unica del vaccino

In una nuova circolare firmata da Giovanni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute, è indicato l’ok del dicastero alla possibilità di somministrare una sola dose di vaccino anti-Covid. Alla base di tutto, però, ci deve essere un punto: i soggetti che hanno contratto l’infezione – e che ne sono guariti – devono aver sviluppato una certa immunità. Da qui l’opzione di non effettuare una seconda dose e di ricevere la prima, sempre considerando un certo lasso di tempo dall’infezione.

La circolare, nel dettaglio, ha specificato che “è possibile considerare la somministrazione di una unica dose di vaccino” in quei soggetti con “pregressa infezione da Sars-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica)”. A patto che “la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa”. L’unica dose non è utilizzabile per i soggetti con determinati problemi di salute: “Ciò non è da intendersi applicabile – hanno sottolineato dal Ministero – ai soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici”. Per loro, quindi, è raccomandato di seguire la scheda vaccinale proposta: doppia dose per i tre vaccini oggi disponibili.

 


di Redazione