La Pubblica dis-amministrazione, il macigno d’Europa

martedì 23 febbraio 2021


Pubblica amministrazione (Pa) ti odio!”. Tuttavia, poiché l’Europa a valanga del Draghi-I è più devastante di una slavina in alta montagna, va a finire che anche le infinite cordate dei privilegiati che lavorano nelle Pubbliche amministrazioni siano travolte, in questi tempi di pandemia, da quell’inarrestabile moto di scivolamento, anche grazie a un futuro smart-working fondato sul modello rivoluzionario degli obiettivi e dei costi/risultati!

Da sempre, il Pil italiano è un inguaribile ergastolano incatenato al gigantesco Macigno di una macchina amministrativa pubblica, che rende letteralmente la vita impossibile ai comuni cittadini e, soprattutto, agli imprenditori e a tutti quelli che vorrebbero vivere del proprio lavoro, senza dover pagare un pedaggio inaccettabile a una burocrazia onnivora, elefantiaca, invadente e tragicamente inefficiente. Da quaranta anni e passa, praticamente tutti i programmi di Governo presentano ai primissimi posti l’obiettivo della sua “riforma”, una araba fenice che non solo non ha mai visto la luce, ma per di più ha caricato enormi pesi impropri e zavorre inutili sul grande Macigno affinché partorisse nel tempo i suoi topolini di risultato. In altri termini, la Pa, da un lato, è il più grande datore di lavoro che occupa milioni di addetti (impiegati, dirigenti, insegnanti, personale sanitario) ai quali garantisce uno stipendio a vita pagato dai contribuenti, senza dotarsi di strumenti moderni per la verifica del lavoro svolto dai suoi dipendenti. Anche perché, finora, nessuno ha mai potuto comparare il lavoro pubblico con quello privato, a parità di prestazioni.

Basterebbe, in tema di pandemia, valutare l’attività svolta da medici e paramedici strutturati nel Ssn (Servizio sanitario nazionale) con gli analoghi rendimenti (produttività, qualità e tempestività delle prestazioni) dei loro colleghi liberi-professionisti che, svolgendo le stesse mansioni e avendo identiche responsabilità, agiscono in regime privatistico presso studi medici professionali convenzionati con il Ssn. Ancora un esempio: se si prendono in esame Comuni di pari classe e complessità amministrativa, che fanno cioè le stesse cose (in termini di provvedimenti e atti amministrativi) ci si potrebbe accorgere, utilizzando un semplice paniere di indicatori comprensibili a tutti, la grande disparità esistente in materia di risorse organizzative, umane e strumentali. Eppure, basterebbe adottare un modello collaudato di benchmarking (copiare da chi fa meglio), dopo aver disegnato una cornice regolamentare rigorosa e con bassa tolleranza in cui si fissano standard comuni di prestazione, compreso il dimensionamento paritario degli organici all’interno di un’organizzazione amministrativa ottimizzata; l’ammontare medio delle risorse strumentali e finanziare necessarie per il funzionamento della macchina amministrativa. Ma, il vero Buco nero del malfunzionamento della Pubblica amministrazione è costituito dalla sua struttura opaca, che brucia immense risorse finanziarie pubbliche in attività di auto-amministrazione.

Nessuno al mondo, oggi sa, dire se l’immensa circolazione e produzione di atti interni sia o meno necessaria e razionale, e tantomeno quantificare il presumibile, immenso spreco di risorse finanziarie pubbliche (a causa delle ridondanze!), poiché non è mai esistita nessuna Authority nazionale che avesse il potere di giudicare, rettificare e adeguare in maniera ottimale l’impianto organizzativo dei singoli uffici pubblici, semplificando drasticamente i processi di servizio, nonché le catene di lavoro e di comando. Si noti, per inciso, che uno Stato leggero – burocraticamente parlando – farebbe crescere (attraverso gli enormi risparmi conseguibili) di parecchi punti il Pil nazionale! Basterebbe, per esempio, una semplice direttiva governativa per la creazione di un unico e centralizzato serbatoio di Big-data, in cui confluiscano obbligatoriamente “tutti” i dati contenuti nella miriade di archivi digitali (gestiti da sistemi informatici proprietari non dialoganti tra di loro!) che un numero spropositato di uffici pubblici custodisce gelosamente, trattandoli come veri e propri giacimenti di rendita informativa, senza condividere con altri soggetti pubblici le informazioni in proprio possesso. Questo scandalo deve e può finire grazie alla valanga dei fondi europei del Recovery!

Altro aspetto che i riformatori di turno ignorano completamente è il seguente: quanto valgono i… prodotti della Pubblica amministrazione, come una certificazione, una licenza, una concessione? Se ci fosse un… mercato di questi prodotti un cittadino potrebbe essere disposto a pagare un bene amministrativo per il suo valore reale, riconoscendo un quantum aggiuntivo al carattere di urgenza nella relativa… fornitura. Tuttavia, in un’ottica di grande riforma, sarebbe sufficiente istituire per legge un sistema premiale a prova di truffa, fissando tempi certi per la produzione di un dato bene amministrativo d’interesse concreto del cittadino, regolandone altresì gli aspetti qualitativi. In altri termini, non è sufficiente sbrigare una pratica, se poi dalla sua esecuzione nascono contenziosi, contestazioni e ritardi che nessuno dei responsabili amministrativi sarà poi chiamato a ripagare a causa del prodotto difettoso di cui sono gli autori. Quei pubblici amministratori, impiegati, funzionari e dirigenti che non rispettassero gli standard di tempistica e qualità debbono poter subire sanzioni retributive nella parte di risultato, ma anche in quella fissa nel caso di danno reale nei confronti dei soggetti beneficiari. Idem, per il mancato pagamento tempestivo (una volta disponibile la liquidità di cassa) nei confronti di public contractor della Pubblica amministrazione.

Altra ipotesi da sfatare: il concorso pubblico. Senza violare minimamente la Costituzione vigente, infatti, basterebbe costituire per ogni profilo lavorativo, dirigenti generali compresi, tanti Elenchi unici nazionali “aperti” (gestiti da una Authority indipendente il cui responsabile sia designato a maggioranza qualificata dal Parlamento, come accade per i componenti del Consiglio superiore della magistratura), in modo da valutare con punteggi numerici sia la parte attitudinale, che i titoli di cultura e di servizio dei soggetti che richiedano l’abilitazione (da conseguire con prove pubbliche scritte/orali) per l’iscrizione agli elenchi. Tutte le Pubbliche amministrazioni sarebbero così obbligate a comunicare le proprie vacanze organiche da inserire nel database dell’Authority, che procederà automaticamente a operare il matching tra posizioni in graduatoria e posti disponibili. Ottima soluzione, verrebbe da dire, per eliminare qualsiasi rischio di lottizzazione da parte della politica e di tutte le lobbies che interferiscono nella nomina/avanzamento dei pubblici funzionari. Vale la pena di scontentare definitivamente tutti costoro per il bene supremo dell’Italia e degli italiani, nominando ad esempio per merito direttori generali, amministrativi e sanitari della sanità pubblica!


di Maurizio Guaitoli