Copie in calo dei giornali

Continua il crollo delle vendite dei principali quotidiani nazionali. I dati di ottobre registrano una catastrofica diminuzione tra il 9 e l’11 per cento rispetto allo stesso mese del 2019. Eppure le edicole sono state sempre aperte nel periodo del lockdown.

L’emorragia di vendite, iniziata da tempo, non accenna ad arrestarsi, incidendo sul fatturato delle imprese e sul reddito dei rivenditori.

Una doccia fredda caduta proprio mentre venivano aperti i termini per l’invio delle domande per accedere ai mille euro previsti da uno dei bonus del governo. L’allarme della Fenagi (la federazione dei giornalai) sottolinea il riconoscimento del ruolo sociale svolto dalle edicole. La chiusura dei chioschi, soprattutto nei piccoli comuni, significa impoverire i territori, lasciare un vuoto incolmabile per la diffusione dell’informazione. Per continuare, allora, la vendita della carta stampata s’impone la riforma della rete delle edicole, per la quale servono misure di finanziamento degli investimenti.

Gli esperti sono convinti che l’evoluzione al digitale del prodotto editoriale non escluderà la produzione dei giornali su carta.

La diffusione totale dei giornali italiani si attesta a 5.185.856 con un 8,8 per cento in meno rispetto alo 2019 mentre le vendite non raggiungono i quattro milioni di copie al giorno; precisamente 3.906.282 per un meno 9,3 per cento e due testate chiuse.

L’analisi dei leader nazionali tiene ormai conto della diffusione sia in carta che digitale. Il primato spetta sempre al Corriere della Sera con 258.262 copie perdendo però il 3,6 per cento rispetto all’anno precedente ma recuperando terreno grazie alle 88.637 copie digitali.

Al secondo posto si colloca la Repubblica con 175mila copie totali ( di cui 122mila in edicola con perdita del 7,8 per cento e 51mila digitali) per una perdita complessiva del 6,9 per cento.

Al terzo posto troviamo Il Sole 24 Ore che in termini di diffusione complessiva (carta + digitale) conta 147.946mila copie. Il giornale della Confindustria dopo mesi di tensioni sta migliorando la sua performance.

Al quarto c’è il gruppo Monti Riffeser con Q-Quotidiano nazionale (Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno) che raggiunge 145mila copie per la scarsa offerta del digitale.

Un pesante tonfo lo ha compiuto La Stampa di Torino con il nuovo direttore Giannini proveniente da la Repubblica. Il calo sul fronte delle diffusioni complessive dipende soprattutto dal crollo nelle edicole (-13,3% per appena 78mila copie che aggiunte alle 23mila digitali portano il quotidiano della famiglia Agnelli a poco più di 116mila copie totali.

Appena subito sotto si trova l’Avvenire, il giornale della Conferenza dei Vescovi con circa 110mila copie totali di cui appena 20mila in edicola e il resto distribuite nelle Chiese.

Per il Messaggero l’aumento delle copie digitali (oltre 15 mila) ha attenuato la perdite delle copie globali che si attestano intorno alle 75mila unità.

Il Covid ha colpito in maniera pesante la stampa sportiva. L’assenza di grandi avvenimenti, le partite di calcio con gli stadi senza tifosi hanno fatto perdere alla Gazzetta dello Sport (da sempre primo quotidiano sportivo italiano) quasi il 24 per cento delle copie rispetto al 2019, il che vuol dire una diffusione di circa 108mila, in gran parte vendute in edicola.

Nei dati Ads si distinguono anche i quotidiani d’opinione in cui è annoverato Il Fatto quotidiano che con 52.272 copie compie un grosso sbalzo rispetto all’anno precedente. Ottima performance anche de Il Giornale di Sallusti con quasi 50mila copie. In difficoltà (sotto le 30mila copie) La Verità e Libero.

Aggiornato il 25 gennaio 2021 alle ore 13:13